Ancora per la libertà
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Ecco il suo resoconto dei fatti.
Cosa è accaduto?
Il governo venezuelano ha annunciato pubblicamente l’intenzione di chiudere RCTV il giorno 27 maggio di questo anno, decisione apertamente illegale perché ignora il diritto di RCTV di continuare a funzionare fino all’anno 2022, secondo quanto stabilito nella legge statutaria delle telecomunicazioni (Ley Orgànica de Telecomunicaciones).
Dalla sua campagna elettorale del 1998, il Presidente Hugo Chàvez ha aggredito sistematicamente tutti quelli che la pensano diversamente da lui. Un po’ alla volta il suo linguaggio è diventato un inferire odio e aggressione verso giornalisti, editori, quotidiani, direttori e impiegati dei mass-media, fino a diventare una politica di Stato. Come conseguenza diretta di questo linguaggio, dal 1999 sono stati commessi più di 773 aggressioni fisiche e morali contro giornalisti, 6 dei quali uccisi, 285 feriti; più di 130 attacchi contro i mass-media; crimini che a oggi, rimangono in balia dell’impunità più sfacciata. L’ultima manifestazione di questo sistema di agressioni continuo è stata la minaccia di chiudere RCTV.
Il vero motivo dietro questa decisione è politico e non legale, come il Presidente Chàvez ha detto testualmente in parecchie occasioni. Parole testuali:
1. Sei mesi prima delle elezioni: ”…Questo fucile, con vista, allo scopo, raggiunge i 1000 metri precisi. Tu ti metti con la videocamera lassù fino a 1000 metri. Non ti sparerò, camera man, sparerò alla parte rossa della telecamera; sono sicuro, stai tranquillo, che no sbaglio con questo fucile…”. ” Ce ne sono stazioni che hanno dato segnali di voler cambiare. E sembrerebbe che hanno intenzioni di rispettare la Costituzione, la legge. Quelli che hanno sostenuto il colpo di stato, che sono stati tutti, tutti, noi abbiamo avuto l’opportunità di eliminare quelle concessioni. Ma tuttavia abbiamo chiamato al dialogo, alla riflessione. È stato un errore? Credo di no. Tutto a suo tempo…” (14 Giungo dal 2006)
2. Un mese prima delle elezioni: ”Ricordo ad alcuni mass-media, soprattutto alle reti TV, che l’anno prossimo spira la concessione. Non vi stupite il 27 Marzo se io dico: non c’è più concessione…” (3 Novembre dal 2006)
3. Tre settimane dopo le elezioni: ”Non ci sarà nuova concessione per quella rete che ha partecipato al colpo di stato, chiamata Radio Caracas Televisiòn, spira la concessione, la misura è già preparata e così i preparatevi. Cominciate quindi a spegnere l’apparecchiatura”; ”Qui non si tollererà nessun mass-media che sia al servizio dal colpo di stato contro il popolo, contro l’indipendenza nazionale, contro la dignità della Repubblica. Il Venezuela si rispetta.” (28 di Dicembre dal 2006)
4. Sei settimane dopo le elezioni: ”Vi restano: Gennaio, pochi giorni. Febbraio. Marzo… Gridate, urlate, fate quello che fate, è finita la concessione a quella fascista rete TV di RCTV. Fate quello che fate e dite quel che volete, chiamatemi come vi pare, non me ne frega, è finita” (13 Gennaio dal 2007)
¿Perché contro RCTV?
Radio Caracas Televisiòn rappresenta la traiettoria più lunga della televisione venezuelana, con alle spalle la più grande esperienza in mezzi audiovisivi e una tradizione di giornalismo indipendente, critico e plurale, riconosciuta da tutta la nazione. Chiudere RCTV è attaccare mezzo secolo di televisione venezuelana, migliaia d’impiegati e loro famiglie, ma soprattutto, è attaccare la maggior parte degli spettatori che l’hanno onorata con la loro preferenza e che seguono costantemente i suoi programmi.
Tutta l’argomentazione legale, varia e contraddittoria, che il Presidente e i suoi Ministri usano, nasconde una vera ed unica intenzione: silenziare il leader delle reti tv indipendenti del Venezuela, quello di più portata e preferito dalla nazione. Leader nella difesa della diversità. Quello che ha sostenuto un atteggiamento critico di fronte al potere. Una stazione televisiva che rispetta i seguaci del Presidente e il resto dei venezuelani; quelli che credono in altre ideologie ed in altre religioni. Siamo un mass-media indipendente, critico, democratico e plurale.
Nella stessa situazione legale in cui si trova RCTV, versano altre reti televisive e radiotrasmittenti. Il Governo è stato incapace di giustificare questo trattamento legalmente discriminatorio e ha detto esplicitamente che RCTV non ha modificato la sua linea di trasmissione, come lo hanno fatto altri mezzi, sottomettendosi ai voleri dello Stato.
Chi ci appoggia?
L’appoggio che ha ricevuto RCTV viene da tutti settori della vita venezuelana. Otto su dieci venezuelani rifiutano la misura. Di questi 8, sei sono indipendenti o seguono il Presidente e con tutto ciò non sono d’accordo con la decisione. Insomma, ci appoggia gente pro-Chavez ed anti-Chavez, giovani e anziani, del centro destra e del centro sinistra, i poveri e quelli di classe media, artisti e militari. Tutti sono contro il fatto che RCTV diventi un’altra rete televisiva al servizio del Governo.
In più abbiamo ricevuto il supporto di diversi organismi internazionali, veramente preoccupati per lo stato critico della libertà d’ espressione in Venezuela. Le nostre azioni e richiami formali presso la Commissione e la Corte Intermericana dei Diritti Umani dell’ Organizzazione di Stati Americani (OSA) hanno portato questi organismi a dettare Misure Speciali di Protezioni a favore dei giornalisti, impiegati, direttori e sulla struttura fisica di RCTV. Misure queste ancora in vigore anche se lo Stato venezuelano è stato negligente nell’adempimento delle stesse, così come è stato dimostrato a detti organismi.
Cosa succederà se ci chiudono?
L’argomento che noi proponiamo è semplice: Se il Presidente Chàvez non è neanche disposto a discutere le sue riforme con un Parlamento da lui completamente controllato, in quanto comanda lui e solo lui, è chiaro che, non tollerando più una rete indipendente leader in auditing e che canta le verità del suo corrotto e putrefatto governo, per lui è arrivato il momento di usare tutto il potere che ha nelle sue mani, appunto con la chiusura di RCTV.
Il Presidente Chàvez non ha un’idea democratica sull’autonomia e indipendenza delle Istituzioni Pubbliche:
Presidente Chàvez: ”… la cosa più grave è che allora alcuni cominciano a fare dei piccoli governi e pure alcuni hanno detto: no, Chàvez comanda a Miraflores (Palazzo di Governo), ma qui comando io.” ”Questo è contro-rivoluzionario. Questo si chiama mancanza di lealtà. Questo si chiama tradimento!”. ”Ora, quelli sono, quelli sono, guardate, vizi e tumori che fanno crollare la nostra rivoluzione. Poiché in più, questi fattori, hanno reti di contatti, e le costruiscono, spesso usando le risorse del Governo Nazionale rivoluzionario ed uno che vuole prendere una misura contro qualcosa, per esempio, che riguarda o che deve passare per decisioni giudiziarie e quelli incominciano a muoversi nelle stessa Corte Suprema di Giustizia, alle spalle dal capo della rivoluzione. Muovendosi all interno contro la rivoluzione. Questo è, ripeto, tradimento al popolo. Tradimento alla rivoluzione” (24 Marzo dal 2007)
Chàvez: ”Nessuna Istituzione Pubblica interferirà con la decisione già presa nel caso di RCTV” (El Nacional, pagina 4, 14 Aprile dal 2007)
Se è permessa la chiusura di RCTV, come componente di questa strategia politica del Presidente Chàvez, la nazione rimarrà in mani di una sola volontà politica, che potrà fare e disfare a capriccio.
Se si chiude RCTV i venezuelani perderemo l’opzione di scegliere. Pure come divertirsi sarà controllato da Chàvez.
Se la chiusura di RCTV si verifica, tutti senza eccezione, editori, giornalisti indipendenti e mass-media saremo minacciati.
Dichiarazione dei principi
Il nostro legato, quello che difendiamo, è un legato di lavoro onesto e dell’esercitazione di un giornalismo indipendente. La difesa della nostra stazione televisiva è una difesa per i diritti di tutti i venezuelani a essere informati, a divertirsi, a scegliere le proprie opzioni di intrattenimento.
Rispettiamo sia il Presidente che il Governo, ma non capiamo la sua persistenza nel comportarsi come un governatore autoritario e il suo rifiuto a dialogare con i settori politici, sindacali, educativi, universitari, aziendali, religiosi, organizzazioni di difesa dei diritti dell’uomo ed altri rappresentanti della società civile, che sostengono posizioni o visioni diverse da quelle del governo.
Facciamo un appello a tutti per difendere il diritto dei venezuelani di scegliere e informarsi liberamente. Un altro appello al Governo chiedendo che il suo comportamento sia adatto all’Ordinamento Legale e che ripensi questa decisione come ce l’hanno suggerito varie persone e organismi nazionali ed internazionali. Tutti gli raccomandano un comportamento guidato dal buon senso e la tolleranza con le opinioni degli altri che si chiedono a un Presidente che vuole essere chiamato democratico. Questo è il momento della definizione per il Presidente Chàvez dove dimostrerà se è il leader democratico del socialismo del secolo XXI o un rappresentante in più del vecchio populismo autoritario.
Daniela Bergami