Chàvez è malato. Stragi nelle carceri venezuelane.
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Dopo il rientro del presidente dal Sudamerica, senza nessun annuncio ufficiale, venerdi 10 giugno 2011, verso le 22, uno dei suoi ministri ha informato, solo sulla tv di stato, che Chávez era stato operato d'urgenza a La Habana a causa di un "ascesso al bacino".
Proprio quel fine settimana, quando su Twitter cittadini e giornalisti cercavano di avere notizie più chiare, trattandosi appunto della salute dello stesso presidente in carica da ben 12 anni, diverse regioni dell'interno hanno subito dei black out di anche 30 ore. La città di Maracaibo, in occidente, è una citta torrida, con temperature che si aggirano sempre sui 40ºC. Le richieste di aiuto sui social network erano pazzesche! Il vice presidente non si è praticamente fatto sentire e il ministro di energia, Rodríguez Araque, ha poi dato ufficialmente la colpa ai cittadini "zulianos" (della regione Zulia), perché sprecano troppa energia elettrica! Il colmo, purtroppo ancora una volta. In effetti, l'anno scorso, con l'inizio delle agognate piogge dopo un lungo periodo imprevisto di siccità, sia il presidente che il ministro, hanno dichiarato pubblicamente che il problema della "luce" era terminato. Non ci sarebbero stati quindi più razionamenti nelle città dell'interno. Ma i razionamenti sono continuati e tuttora, alle ore più strane del giorno, quotidianamente leggiamo su Twitter le denunce dei cittadini domandando, più che informando, ai giornalisti se sanno per quale ragione è stata tolta loro di nuovo l'energia elettrica. Ho amici a Maracaibo e a San Cristóbal, dove la luce manca anche tre ore al giorno, tutti i giorni. Oltretutto c'è un altro problema, non si trova gas naturale! per cui trovare le bombole piene da sostituire a quelle vuote è una vera impresa.
Due o tre giorni prima della notizia sull'intervento chirurgico del presidente, questi si è fatto approvare dall'Assemblea una legge con la quale chiede un ulteriore prestito di circa 10 miliardi di dollari. Con questo nuovo debito, si arriva a un debito totale, tra debito interno ed esterno, di $131.500 milioni!!!! Naturalmente, l'approvazione di questo debito ha suscitato una serie di critiche dei più esperti in materia economica. Avesse questo presidente, ricostruito il paese, fatto nuovi ospedali, strade, nuovi impianti elettrici!!! Dove vanno questi soldi??? Ai paesi dei suoi amici - Cuba, Iran, Bolivia, Argentina, per non parlare dei paesi del Medio Oriente.
Questo fine settimana poi è stato un vero inferno nelle carceri vicino Caracas. I prigionieri hanno iniziato una rissa il weekend precedente. C'è da premettere che le carceri venezuelane sono sovraffollatissime! Al Rodeo I e II, ce ne sono circa 4700, quando ce ne dovrebbero essere 2000.
Il governo, con l'autorizzazione non si sa di chi venerdi notte ha inviato un contingente di 5000 (CINQUEMILA) soldati a soffocare la rivolta. Sono morti due tenenti e più di 20 militari sono feriti. Ma il problema è stato il modo come hanno represso i prigionieri!
Ufficialmente la cifra è di 37 morti. Ma i giornalisti parlano di più di 100. Le madri, mogli, figli e parenti in generale, che si sono avvicinati al carcere in attesa di notizie, sono stati più volte dispersi dai gas lacrimogeni, pallottole di gomma e getti d'acqua. Tenevano i parenti a un km dalle porte della prigione. Le scene di strazio e dolore, erano veramente angoscianti. Volevano sapere se tra i morti c'erano i loro figli, fratelli, mariti. Sono stati 3 giorni di vera battaglia. Le armi, granate, chili di cocaina e marihuana che entrano nelle carceri, sono ovviamente il frutto della corruzione che c'è soprattutto nell'esercito. Si vendono gli AK 47-103 per pochi bolivares. I "pran", cioè i leader dei vari gruppi in carcere, hanno un potere incredibile. Tutto si paga qui nelle carceri venezuelane. Le famiglie sono state accusate ieri, di essere loro a introdurre le armi (fucili e granate?) nelle prigioni. Ma le donne, in lacrime e urlando contro il governo, dichiaravano in tv che loro vengono spogliate e sottomesse a controlli umilianti.

Ecco la traduzione dell'articolo pubblicato sulla pagina web infocatólica: http://infocatolica.com/?t=noticia&cod=9391
Dinanzi agli incidenti con vittime mortali nelle carceri
I vescovi venezuelani denunciano l'inattività dello Stato per la presenza di mafie nelle prigioni del paese.
La Commissione di Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale Venezuelana (CEV) ha indicato, in un comunicato pubblicato ieri, che la morte di più di 30 persone, frutto dello scontro con le forze dell'ordine nel carcere El Rodeo nella Regione Miranda, al centro-nord del paese, è «frutto» dell'inattività dello Stato dinanzi alle mafie e alla criminalità organizzata presente nelle prigioni.
18/06/11 9:52 AM |
(Aci) Il comunicato, datato16 giugno, critica duramente la passività del governo dinanzi ai violenti fatti avvenuti dal 12 giugno nel carcere El Rodeo, dove lo scorso fine settimana, sono morte 22 persone, secondo cifre ufficiali del governo.
Per i prelati, le autorità “hanno abbandonato completamente la loro responsabilità di garantire la vita e l'integrità fisica della popolazione processata che sta scontando la pena e permettere invece, il funzionamento impune e aperto di bande e mafie interne che esercitano il controllo assoluto dentro le prigioni, e che inoltre dispongono di armi da fuoco, sotto lo sguardo complice delle autorità del paese" .
Diversi media hanno informato inoltre che la crisi a El Rodeo è peggiorata ancora di più venerdì, lasciando un saldo di 16 ufficiali feriti della Guardia Nazionale Bolivariana. Inoltre, centinaia di persone, maggiormente parenti dei prigionieri, permangono fuori in attesa della versione ufficiale dei fatti e chiedendo aiuto per i loro familiari privati di libertà.
Il vice ministro di Prevenzione e Sicurezza Cittadina, Néstor Reverol, ha confermato che sono stati feriti un prigioniero e 16 ufficiali - nove guardie nazionali, tre ufficiali e tre superiori - durante una requisizione nel carcere che ospita circa 4.780 prigionieri.
A quanto pare, i prigionieri avrebbero rifiutato la presenza di 5000 militari che hanno occupato le vicinanze I e II di El Rodeo la notte di venerdì 17 giugno.
I parenti dei prigionieri, informa Europa Press, hanno denunciato che la presenza degli ufficiali dentro il carcere ha dato luogo a una carneficina. Comunque, un rappresentante del governo ha ribadito che la Guardia Nazionale sta agendo d'accordo con quanto stabilito nella Costituzione: “non è un massacro, è per preservare la vita dei prigionieri del carcere" ha detto.
Situazione intollerabile della popolazione rinchiusa
Nel comunicato dei Vescovi venezuelani, intitolato: “Per il rispetto dei diritti umani dei prigionieri” datato 16 giugno, si segnala che “nuovamente la società venezuelana deve lamentare l' indescrivibile situazione patita dalla popolazione interna delle carceri venezuelane e dai loro parenti; in questa occasione i fatti di sangue si sono verificati nel "Internado Judicial Capital El Rodeo I", a Guatire, Regione Miranda” (a 50 km da Caracas, ndt).
A differenza delle cifre presentate dal governo, il testo dei prelati indica che nel confronto armato, sono deceduti "trentasette carcerati e un numero maggiore è stato ferito, secondo cifre non ufficiali manifestate dai diversi parenti".
I prelati indicano che questo tipo di fatti conferma "in modo scandaloso e deplorevole ciò che è stato denunciato ininterrottamente da molti anni: che le autorità dello stato venezuelano non adempiono ai loro obblighi in questo campo".
È per questo che precisano che “le autorità dello stato venezuelano non possono in nessun modo abdicare alla loro autorità e ai loro obblighi in quanto al rispetto dei diritti e garanzia della popolazione prigioniera".
Non si può affermare che la situazione sia normale.
I Vescovi ricordano che “in nessun modo può essere visto con indifferenza o come qualcosa di normale, il fatto che nelle prigioni venezuelane non soltanto esista sovraffollamento, corruzione, assenza dei servizi più necessari, ritardo processuale e assenza di classificazione della popolazione interna, ma che inoltre lo stato permetta che siano le bande delinquenziali e le mafie quelle che impongono la loro legge dentro i recinti penitenziari; questa è una situazione estremamente grave dalle cui conseguenze le autorità non possono sottrarsi".
Nel testo firmato dal Presidente della Comissione di Giustizia e Pace e dal Vice presidente della CEV, Mons. Roberto Luckert, i prelati hanno anche espresso la loro solidarietà verso i prigionieri e le loro famiglie.
Il testo conclude denunciando che la situazione attuale delle carceri del Venezuela “non ha cessato di essere per lo stato venezuelano e per tutta la nostra società, un generale motivo di vergogna e di lutto”.
Finalmente indicano che “in questa nuova occasione, purtroppo ci vediamo nell'obbligo di avvertire che, mentre continuano senza risolversi i problemi strutturali del nostro sistema di amministrazione della giustizia e in particolar modo, l'amministrazione dei recinti penitenziari, saremo condannati a vedere ripetersi più volte questa situazione di vero orrore per i processati, i prigionieri e le loro famiglie”.