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Italia e Venezuela

Autore:
Maldè, Gualtier
Fonte:
Italia chiama Italia
Riceviamo dal Venezuela la segnalazione di questo articolo, che volentieri pubblichiamo: “Tra le reazioni di condanna provenienti da tutto il mondo è assente quella del governo italiano”

di Gualtier Maldè, corrispondente di Italia chiama Italia in Venezuela

Il ministro degli esteri spagnolo Moratinos, seppur timidamente, ha preso le distanze da Chavez ed ha criticato la chiusura del canale televisivo RCTV, oppositore del regime. Anche in altri paesi europei e in America Latina c’è chi si sta reagendo a questa misura illiberale, e ad altri aspetti della politica chavista, come dimostrano le recenti prese di posizione del parlamento cileno e di quello brasiliano, e quelle di Aznar e del giudice spagnolo Garzon, che è venuto a Caracas ad esprimere, in forma molto garbata, il suo personale dissenso (il nostro Di Pietro invece ha perso una buona occasione per manifestare i suoi “valori”, lui che frequentava il Venezuela). Come reazione, Chavez ha accusato Aznar di essere un fascista prezzolato dagli USA, e il nuovo vicepresidente del Venezuela (guarda caso, proprio colui che fino a pochi mesi fa dirigeva l’ente che gestisce le votazioni) ha diretto a Garzon l’epiteto di pagliaccio. E’ evidente che la radicalizzazione del regime, dopo che la comunità internazionale per troppi anni ha chiuso gli occhi, avallando la regolarità di referendum ed elezioni che sono state lungi dall’essere democratiche, sta finalmente provocando qualche reazione di condanna. Per inciso, l’ultima elezione veramente libera fu quella del 1998 che portò Chavez al potere, quando l’allora candidato mentiva spudoratamente, giurando di non aver intenzione di nazionalizzare nessuna impresa e che avrebbe lasciato la presidenza dopo cinque anni. Da allora, ha preso il totale controllo del paese, ha assoggettato ogni potere indipendente, ha nazionalizzato le aziende petrolifere, quelle elettriche, di telecomunicazione, di distribuzione, ha in progetto un’imminente riforma costituzionale che gli garantirà la rielezione perpetua ed ora ha silenziato la principale voce di opposizione. 

Tra le reazioni di condanna è assente quella del governo italiano e del suo rappresentante locale. La spiegazione va ricercata, da un lato, nella presenza nel nostro governo dei partiti neocomunisti, che vedono di buon occhio, e forse con invidia, la “rivoluzione bolivariana” e, dall’altro, nelle ingenti commesse che lo stato venezuelano ha assegnato ad imprese italiane per la realizzazione di infrastrutture ferroviarie, delle quali l’ambasciatore Carante non perde occasione di gloriarsi, quasi fossero opera sua. Forse vale la pena di aggiungere che solo una parte di queste commesse viene dall’Italia, dato che sono destinate anche a lavori ed acquisti locali e da altri paesi. Comunque sia, è motivo di orgoglio ed è magnifico che la rete ferroviaria sia realizzata da aziende italiane, ma il business non dovrebbe sovrapporsi ai principi.
Quello che pensa la comunità italiana di ciò che accade in Venezuela, pare importare poco o nulla al nostro governo e al nostro ambasciatore. La deputata Bafile, che in passato privatamente criticava la politica chavista, dopo che ha ottenuto lo scranno alla Camera e la segreteria di una commissione, benevolmente assegnatale da Bertinotti, adesso qui auspica “una, due, cento televisioni a controllo pubblico” e, lei che ha anche la nazionalità venezuelana e lo potrebbe fare apertamente, evita di deplorare la politica del regime, che controlla ogni giorno di più ogni aspetto politico ed economico della società.

Quanto alla situazione della comunità italiana, occorre puntualizzare. Da quando Chavez ha preso il potere, il prezzo del petrolio è passato da 10 a 60 dollari, sestuplicando le entrate. Nonostante le inefficienze dell’economia gestita dallo stato, le fughe di capitale ad opera dei favoriti dal regime, e le migliaia di milioni di dollari elargiti da Chavez ai governi amici, nel paese esiste un’enorme liquidità e ci sono persone e aziende che se ne stanno beneficiando. Molte altre, a causa della politica dirigista e di controllo dei prezzi realizzata dal governo, sostanzialmente ostile alle imprese private, versano invece in situazione di crisi. Possiamo comunque affermare, senza timore di essere smentiti, che la maggioranza della comunità italo-venezuelana (in buona misura composta da aventi la doppia nazionalità, che possono quindi legittimamente opinare e pesare anche sulla politica locale) è contraria alla criminalizzazione del mercato, all’ossessivo anti-americanismo del presidente, alla sua manifesta intenzione di ottenere la presidenza vitalizia e di controllare i mezzi di comunicazione e il sistema educativo. Se si aggiunge che la sicurezza personale è costantemente in pericolo, che gli assassinii e i sequestri sono aumentati in forma drammatica e che manca la sicurezza giuridica, si evidenzia un quadro della situazione critico e ben lontano dall’ottimismo.

Le commesse di migliaia di milioni di euro che il Venezuela sta dando ai cantieri navali spagnoli non sono state di ostacolo al ministro Moratinos per esprimere la propria critica, e il Partito Popular spagnolo, in coerenza con i propri valori liberali, l’ha manifestata molto più decisamente. 

E’ da auspicare che anche il nostro governo e il ministro degli esteri dimostrino maggiore attenzione per questo Paese, e che i partiti politici italiani, soprattutto quelli di centrodestra, vogliano prendere posizione. Quando poi verrà il momento delle nostre elezioni, gli italiani in Venezuela sapranno certamente esprimere il proprio giudizio.

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