Visco: e le colpe dei Veneti.
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(Se le parole pagassero il dazio, sarebbe un affare serio!)
Dal discorso del viceministro dell’economia Vincenzo Visco in Veneto: "Posso dire con una battuta che qui in Veneto l’antistatalismo è consustanziale, della medesima essenza, con la cultura media dei cittadini della regione”
Me ne sono venuti in mente a bizzeffe di proverbi veneti che calzavano a pennello per il viceministro Visco, qualcuno anche colorito, perché “boni sì ma mona no”.
Il viceministro Visco è andato in Veneto a fare il “brillante” lasciando intendere che i Veneti hanno poco senso dello Stato e che forse hanno anche qualche responsabilità nel crack Argentino.
Ma si sbaglia, si sbaglia di grosso.
I Veneti hanno nel dna la cultura del lavoro, e chi lavora mal sopporta la burocrazia, il tempo perso tra code e sportelli, tra pratiche che si accumulano, chi lavora è abituato a vedere i frutti della fatica, e anche delle tasse versate vorrebbe vedere i frutti, sapere dove vanno spesi i “schei”,invece si ha l’impressione che le tasse finiscano in una “scarsea sbusa”(una tasca bucata) e questo non fa piacere, si vorrebbe uno Stato a servizio del paese e non uno Stato che ne frena lo sviluppo.
E’ questo il poco senso dello Stato?
Non direi, poco senso dello Stato vuol dire sfruttare le pensioni di invalidità quando si sta bene, non pagare l’assicurazione sulle auto, cercare un posto statale dove nessuno ti può più rimuovere qualunque sia il tuo rendimento, poco senso dello Stato ce l’ha chi vede nello Stato una mucca da mungere.
Il viceministro prima di “verzare boca” provi a pensare a coloro che trainano il paese, a quei cittadini che sono stanchi di una solidarietà sociale a pioggia.
Perché la solidarietà tra regioni ricche e regioni meno ricche, va bene, ma deve essere finalizzata alla realizzazione di progetti, - io ti do, tu mi dimostri cosa ne fai – Visco deve comprendere che “semo stufi de fare i mussi par gnente” (siamo stanchi di fare i muli per nulla).