Alle radici dell’ecumenismo
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Il giovane vescovo Ilarion (Alfeev) del Patriarcato di Mosca nominato recentemente vescovo di Vienna e di Budapest, affronta la situazione ecumenica riprendendo la domanda già posta a Graz dalla delegazione russa, e dopo di allora più volte ripetuta in varie circostanze, domanda normalmente trascurata dalle assise ecumeniche occidentali: Il movimento ecumenico è veramente riuscito ad avvicinare le chiese oppure si è accontentato di segnalarne ecumenicamente il progressivo distacco? "La voragine si è allargata" afferma il vescovo Ilarion, in piena sintonia con la mentalità ortodossa, parlando dei protestati e degli anglicani. Infatti la tradizione e la fedeltà alle origini che fonda il criterio della autenticità cristiana ha spesso ceduto alla mentalità del secolo.
Riportiamo alcuni brani più significativi dell'intervento di Alfeev al Simposio internazionale 'teologia ortodossa e dialogo ecumenico'.
Gli ortodossi furono irritati da determinate decisioni prese da alcune associazioni protestanti, soprattutto sull'ordinazione delle donne, sulla possibilità di accettare la pratica degli omosessuali e di far propria la lingua inclusiva sul nome di Dio.
La Commissione ha dimostrato che, nonostante molte decine di anni di reciproco dialogo, la voragine fra gli ortodossi e i non ortodossi si è sempre più allargata. Questo è il problema più generale che non si può pensare di risolverlo con disposizioni amministrative. Per sé la soluzione di questo va oltre i limiti dei compiti e delle possibilità del Consiglio Mondiale delle Chiese.
Il grave problema, a mio modo di vedere, sta nella differenza profondamente radicata fra quelle comunità religiose che cercano di conservare la santa Tradizione dell'antica Chiesa Indivisa e quelle che la sottoposero a revisione e continuano a revisionarla in accordo con gli standard del secolo. Simili generalizzazioni nascondono sempre in se stesse un pericolo, ed io non credo di sbagliare nel dire che il punto di divisione non sta fra ortodossi e protestanti, quanto fra "tradizionalisti" e "liberali". Evidentemente questa differenza si trova a livello della dottrina della Chiesa, compresa la dogmatica e la dottrina sulla Chiesa, come pure a livello della pratica, compresa la vita di preghiera e la morale.
I problemi che ci dividono, che continuamente vengono ricordati nella diatriba attuale fra ortodossi e protestanti, riguardano, come si è detto, l'uso della lingua inclusiva rispetto a Dio, l'ordinazione delle donne e l'accettazione della omosessualità. Il primo problema riguarda la dogmatica, il secondo l'ecclesiologia e il terzo la morale. A me sembra che non sia un caso che questi tre problemi siano stati introdotti nelle Chiese quasi contemporaneamente. Il liberalismo dottrinale conduce inevitabilmente a rivedere la dottrina sulla Chiesa e gli standard morali, mentre uno stile mondano della vita esige inevitabilmente cambiamenti nella teologia e nella liturgia.. Non fa meraviglia che le comunità che hanno introdotto il sacerdozio delle donne, a conferma di queste innovazioni hanno sviluppato una teologia femminista e una spiritualità speciali. E' chiaro che, dove gli standard morali mutano in conformità alle pratiche secolaristiche d'oggi, incominciano a cercare per esse un fondamento teologico; da qui derivano le varie forme di teologia gei e lesbica assieme alle interpretazioni più strampalate della Scrittura e della Tradizione. Di conseguenza furono create varie forme di liturgie femministe e liturgie per gayi per dare fondamento liturgico alla nuova teologia e alla nuova morale.
Io penso che la moderna liberalizzazione della dottrina e della pratica in molte chiese protestanti hanno allontanato i protestanti dagli ortodossi molto di più di tutta la storia precedente del protestantesimo. Quando nacque la riforma nel secolo XV, il suo scopo era di distruggere la Tradizione che essi pensavano fosse stata corrotta dalla Chiesa cattolica. I responsabili della Riforma crearono una loro propria riforma che secondo loro doveva essere in accordo con la tradizione dell'antica Chiesa indivisa. Per alcuni secoli essi continuarono inflessibilmente su questa linea. Soltanto alla metà del secolo XX nel protestantesimo avvenne una progressiva liberalizzazione legata ai moderni movimenti sociali. Debbo dire che proprio questo ha arrecato un grave danno a tutto il movimento ecumenico e, di conseguenza, al dialogo fra protestanti e ortodossi…
Anche gli anglicani (dopo che hanno accettato il sacerdozio delle donne), si sono allontanati dall'ortodossia immensamente di più di quanto lo erano mezzo secolo fa. La voragine si è allargata. Alcuni ortodossi si pongono la domanda se abbia senso continuare il dialogo con gli anglicani.
Val la pena ricordare che per la Chiesa ortodossa il dialogo ha significato solo quando porta i partecipanti ad una migliore accettazione e comprensione della Tradizione ortodossa…
Noi ortodossi non tendiamo vincolare gli altri cristiani con la nostra cultura, il nostro ethos, il nostro rito e le altre peculiarità dell'Ortodossia bizantina. Nello stesso tempo siamo profondamente convinti che le caratteristiche fondamentali dell'antica tradizione ortodossa si sono conservate nella Chiesa ortodossa. Noi crediamo quindi che la piena comunione con le altre diverse denominazioni sia possibile soltanto all'interno di questa tradizione che devono di nuovo scoprire per se quei cristiani che, per diversi motivi, hanno perso o hanno cambiato nella loro dottrina e nela loro pratica.
La prospettiva di poter ristabilire la piena comunione fra tutti i cristiani è molto più lontana
di qualsiasi altro tempo. Tuttavia anche per il futuro noi non abbiamo altra strada da proseguire se non la continuazione del nostro dialogo con i nostri partner ecumenici.. Evidentemente come affermano i "Principi fondamentali del rapporto della Chiesa russa ortodossa": La testimonianza non può essere un monologo, essa presuppone coloro che ascoltano, presuppone una comunione Il dialogo presuppone due parti reciprocamente aperte alla comunione, la disponibilità alla comprensione non solo con orecchi aperti, ma anche con il cuore allargato.