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Cristianesimo areligioso

Fonte:
CulturaCattolica.it
di Aleksandr Kyrlezhev

Dopo la caduta del comunismo nella società russa si è manifestata una certa "dinamica religiosa". Anzitutto va osservato che sono apparse molte religioni. I tentatitivi di sradicare le religiosità con la violenza per sostituirla con una ideologia pseudoreligiosa sono falliti. La prima deduzione da fare è che la religiosità è connaturale all'uomo come tale; essa si autoriproduce, perfino quando gli uomini sono privati della possibilità di conoscere alcunché della stessa religione. D'altro lato è impossibile affermare qualche cosa di più specifico della "religione in genere". La religione è sempre "frantumabile" per il semplice motivo che l'uomo in se stesso è fonte della propria religiosità. Qui non è possibile neppure accennare all'esigenza di ogni singola persona e neppure alla sua libera scelta, preferenza e gusto. Ognuno sente il bisogno del "Supremo", dell'Estremo, della Profondità, e per questo ognuno cerca, si sforza, trova qualche cosa, lui stesso crea, interpreta e sceglie.
Accanto ad una ricerca personale ed ad una attività interiore, esiste pure una tradizione. L'esperienza religiosa si accumula, si organizza, si elabora, si trasmette ad altri per generazione e attraverso l'insegnamento. La tradizione è una dimensione oggettiva della religione in contrasto con l'esperienza sempre soggettiva e individuale. Così sorge una prima struttura fondamentale, che ci permette di parlare del fenomeno religioso in sé. In seguito questa struttura si sviluppa sempre di più, si copre di infiniti particolari e di legami complementari, ed in seguito, gradualmente penetra nel tessuto dell'esistenza umana sia individuale che sociale. Questa profonda capacità penetrativa della religiosità è spiegata dalla sua stessa natura perchè essa è in correlazione con tutti gli aspetti dell'esistenza umana, con un certo punto centrale che viene concepito come radice dell'esistenza dell'uomo e del suo mondo.
La religione, per definizione, per se stessa, non può che essere totalizzante. L'ironia sta ne fatto che l'uomo tende a mettere fra parentesi ciò che è fondamentale. La posizione religiosa è totalizzante, ma nel suo fondamento è altrettanto totalizzante la libertà della persona. L'assoluto religioso s'incontra sempre con l'uomo altrettanto assoluto, cioè con l'uomo padrone di se stesso. E' qui, in questa opposizione contraddittoria, la fonte della storicità della stessa religione….
Le inchieste sociologiche di questi ultimi mesi hanno rilevato nella società russa postsovietica una dinamica religiosa interessante e, sotto certi aspetti, inaspettata. Agli inizi degli anni novanta si è avuto un forte aumento dei credenti: dal 10 al 40 %. Nello stesso tempo diminuì il numero degli atei fino a 11-2 % (a seconda delle regioni). Nonostante questo, in rapporto con gli altri paesi del mondo cristiano, dove la stragrande maggioranza si dichiara credente, la Russia continua ad essere il paese meno religioso, pur nell'evidente, a suo modo, boom religioso. Ma quale è il carattere di questo boom; e a quale fede si convertono le persone?
Se volessimo rispondere con una sola espressione, dovremmo dire: al sincretismo religioso. Le persone che oggi si dichiarano atee, riconoscono di avere in comune con chi crede alcune idee religiose o parareligiose (per. es. il 16 % degli atei credono nella vita d'oltre tomba. D'altro canto coloro che si ritengono cristiani, accettano, in diversa misura, credenze che non sono tradizionali per la fede cristiana (telepatia, astrologia, malefici, trasmigrazione delle anime, ecc., ecc.). La cosa più straordinaria è che nel corso di alcuni anni è avvenuto un forte mutamento nei raggruppamenti cristiani, pur restando più o meno eguale il numero complessivo dei cristiani: per es. è diminuito di tre volte il numero di quelli che si dichiaravano ortodossi (fino al 15 %); in cambio è aumentato il numero di quelli che si definiscono "semplicemente cristiani" (fino al 50 %). (Per non confondersi con le cifre, occorre tener presente che non tutti quelli che si dichiarano "cristiani" o "ortodossi" sono credenti in Dio.
Evidentemente le rilevazioni sociologiche non sono equiparabili ad un censimento della popolazione, nondimeno esprimono una tendenza, una comune dinamica della coscienza di massa.
Anche in Russia si manifesta una tendenza che è comune in altri paesi cristiani: cresce il numero dei "genericamente cristiani" che non appartengono a nessuna confessione. Sono persone che con disinvoltura accettano dal cristianesimo alcuni elementi e poi costruiscono nella propria coscienza un cristianesimo proprio: Questi elementi li prelevano da fonti diverse, soprattutto non ecclesiastiche: dalla letteratura, dall'informazione di massa, da testi filosofico-religiosi, da intellettuali famosi. Di conseguenza, alla domanda "che cosa è la religione" rispondono: La religione è morale (32 %), cultura (20 %), servizio al popolo (12 %), salvezza personale (soltanto il 9 %). E, alla fine, ancora una cifra che fa pensare: soltanto il 2-3 % dei fedeli cristiani ortodossi sono membra attive della Chiesa, cioè accettano la dottrina tradizionale, assistono frequentemente alle funzioni religiose, pregano, si confessano e si comunicano.
Tutti questi documenti sociologici offrono un quadro di quello che possiamo chiamare la religiosità tipica dell'epoca secolarizzata…
L'epoca secolarizzata in cui viviamo significa che la società, nel suo insieme, rifiuta alla religione la pretesa di essere un orientamento totalizzante della coscienza. Caratteristica della cultura attuale è il pluralismo della verità nella concezione del mondo, pluralismo nella valutazione dei comportamenti e la supremazia dell'individuo. Questo può piacere o non piacere, ma è comunque un fatto storico…Per questo motivo si può confermare che il mondo cristiano è entrato nell'epoca postcristiana. Hanno usato per definire questo mutamento espressioni diverse. "tramonto degli dei", "morte di Dio", "eclisse di Dio"
In tutto il mondo cristiano c'è un unico ed identico processo: le chiese tradizionali perdono i propri fedeli. Le confessioni cristiane che hanno conservato fedeltà al loro passato nella dottrina e nella struttura della vita religiosa, diventano sempre meno corrispondenti alla cultura dominante areligiosa. Esse fino ad oggi sono orientate verso un'epoca quando la concezione totalizzante della coscienza religiosa era naturale per la gente. Ora questa coscienza non funziona perché molti settori dell'esistenza umana come la professione, la famiglia, l'educazione, la scienza, la politica, l'economia, la cultura nel suo complesso, non hanno bisogno di un fondamento religioso, se la cavano senza religione.
D'altro canto la religiosità individuale conserva la propria forza; la coscienza religiosa che proviene dal basso viene costruita più o meno arbitrariamente da ogni persona con materiale a portata di mano. La religione continua a vivere nella coscienza dell'uomo perché i problemi ultimi restano e le esperienze di frontiera non possono essere razionalizzate e permettono facilmente, e a volte esigono, risposte e spiegazioni di carattere religioso. E non solo spiegazioni teoretiche, ma anche soluzioni pratiche….
Una delle cause di tutto questo consiste nel fatto che le ricette antireligiose contro "le malattie dello spirito" sono praticamente invecchiate. Noi viviamo non soltanto nell'epoca postreligiosa, ma anche nell'epoca postscientifica. La nostra epoca non accetta più non soltanto le religioni totalizzanti, ma neppure altre concezioni totalizzanti, come quella scientifica. Lo pseudomito religioso secondo il quale la scienza può fare tutto non funziona più…
Come abbiamo visto i dati delle rilevazioni statistiche dimostrano che la nostra (della Russia) attuale situazione religiosa corrisponde alla comune situazione europea e di tutto il mondo. Gli ultimi "cavalieri religiosi" costituiscono una minoranza insignificante della popolazione (il 2-3 % di quelli che si considerano religiosi). Caratteristico è pure l'indice culturale nazionale: soltanto il 10 % dei russi interrogati identificano la religione con la fedeltà alle tradizioni nazionali.. In altre parole la religione tradizionale non "opera" nella coscienza di massa neppure come forma di "idea nazionale".
D'altra parte sono pur interessanti altri dati forniti dai sociologi: l'89 % della popolazione urbana (il 57 % dei credenti e perfino il 25-35 % delle persone che non si considerano credenti) esprimono il desiderio di partecipare in qualche modo alla vita religiosa; nello stesso tempo solo il 2-3 % dei credenti partecipano a qualche forma di vita ecclesiastica.
La coscienza di appartenere al "santo resto" comporta naturalmente dei meriti. Ma con questo di solito si dimentica che il Signore è disposto a lasciare le 99 pecorelle che mai si sono smarrite per uscire alla ricerca dell'unica che si era sperduta. La Chiesa può forse limitarsi a nutrire o supernutrire l'ultima pecorella rimasta? O essa troverà in se stessa il coraggio e la forza per uscire dal proprio "rifugio ecclesiastico" verso il mondo ateo, e là, in mezzo al mondo, assieme a Cristo sofferente nel mondo, annunciare in modo nuovo il Vangelo del Regno?

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