Dall’esperienza degli emigrati
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Gli emigrati russi dopo il colpo di stato dell'ottobre (novembre) 1917 si calcolano a circa due milioni. Fra costoro ci anche quelli che nell'agosto 1922 furono costretti ad emigrare grazie ad una disposizione di Lenin che allontanò dalla Russia il fior fiore della cultura del paese. Nel giro di poche ore, caricati su bastimenti assieme alle loro famiglie, con quello che avevano adossò, lasciarono per sempre la Russia. Nella povertà e spesso nella miseria diedero inizio ad una vita dignitosa, spiritualmente ricca e libera.
Riportiamo alcune testimonianze di tre emigrati
Berdjaev
Se non c'è Dio, se non c'è verità che lo innalzi al di sopra del mondo, l'uomo è totalmente subordinato alla necessità. L'esistenza di Dio è la carta della libertà dell'uomo".
Noi esiliati, con un futuro incerto, ci sentiamo liberi
La libertà umana raggiunge la sua espressione definitiva nella libertà suprema che è libertà nella verità.
E' Dio stesso e non l'uomo che non può fare a meno della libertà umana….
Dopo le deserte vacuità del pensiero astratto, la filosofia deve tornare sotto le volte del tempo, alla sua funzione sacra, e ritrovare il realismo perduto e di nuovo ricevere la consacrazione ai misteri della vita.
L'Assoluto realizza il bene attraverso la bellezza.
Madre Maria
Nel campo della vita spirituale non c'è posto per il caso, né ci sono epoche più o meno fortunate, ci sono invece dei segni che bisogna capire e delle vie che bisogna seguire. E noi siamo chiamati a grandi cose, perché siamo chiamati alla libertà
In molti casi ciò che serve non è un pio sermone, ma la cosa più semplice di tutte: la compassione.
Il mondo crede che se si dà il proprio amore si resta depauperati di ciò che si è dato. E' vero il contrario: tutta la ricchezza spirituale donata agli altri non solo ritorna al donatore, ma cresce e si rinvigorisce.
Ogni uomo si trova sempre di fronte ad una scelta: il tepore della sua dimora terrena o lo spazio sconfinato dell'eternità, nel quale esiste soltanto un punto solido e certo: la Croce.
Antonio Bloom
La comunità cristiana deve fondarsi su un'esuberanza di vita, e non sul senso del proprio nulla.
Che cosa sarà di noi in futuro ci è perfettamente indifferente, nel senso che è un problema di Dio. Il nostro problema è seminare.
Bisogna accettare il contenuto intero della nostra vita, come se lo ricevessimo dalle mani di Dio.
Per salvare il mondo Dio non ci chiede una vita perfetta, ma entra lui stesso di persona nella vicenda umana.
Non è importante che tu sia vivo o morto. Importante è quello di cui tu vivi e quello per cui sei pronto a morire.
L'eternità non è un flusso di tempo che non ha mai fine. L'eternità non è qualcosa, è Qualcuno.
Per imparare a pregare bisogna farsi innanzitutto solidali con tutta la realtà dell'uomo… Non sarai mai in grado di pregare Dio se non impari a tacere e gioire per il miracolo della sua presenza.
Non attraverso l'uniformità possiamo riunirci fra noi, ma grazie all'unità che si rende possibile solo attraverso l'unicità…Non siamo noi a costruire l'unità, bensì cresciamo al suo interno attraverso una fedeltà sempre più piena al Vangelo…Non ho mai predicato l'ortodossia: Ho sempre predicato il Vangelo dal punto di vista ortodosso.