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Lettera aperta a Putin

Fonte:
CulturaCattolica.it



Il sacerdote ortodosso Georgij Edel'shtein del Patriarcato di Mosca, parroco nel villaggio Karabanov, noto ai tempi del samizdat per aver difeso i dissidenti e condannato l'intromissione del governo sovietico negli affari della Chiesa, ha scritto recentemente una lettera aperta al Presidente Putin, resa nota dalla stampa russa il 25 giugno scorso.
Padre Sergij prende lo spunto dall'onorificenza "Amicizia" consegnata da Putin al vescovo Mefodij (allora metropolita di Voronezh) per alti meriti nei confronti della società russa. Sui "meriti" del metropolita padre Sergij avanza dei dubbi che documenta con le dichiarazioni di Chrizostom metropolita del Patriarcato di Mosca a Vilnius. Nel 1992, durante il Sinodo dei vescovi della Chiesa ortodossa russa, Chrizostom aveva affermato: "Nella nostra Chiesa ci sono ci sono degli agenti del KGB che hanno fatto una carriera ecclesiastica da capogiro. Fra questi il metropolita Mefodij. Egli è un ufficiale del KGB, ateo, uomo vizioso, legato mani e piedi ai servizi segreti. Il Sinodo aveva unanimemente votato contro di lui, ma noi fummo costretti ad assumerci questo peccato, dopo di che, quale carriera ha potuto fare!". Il Sinodo nominò allora una Commissione per investigare sui rapporti del clero con il KGB, dopo poco tempo tutto fu messo a tacere.
Padre Segij nella lettera non intende condannare nessuno, ma si limita a chiedere al Sinodo di far luce sulla collaborazione fra clero e KGB per evitare compromissioni almeno ora in clima di apparente "libertà", compromissioni che fanno male sia alla Chiesa che allo Stato. A conferma della sua posizione egli cita la Dichiarazione della Commissione parlamentare del 6 marzo 1992: "La Commissione ricorda alla Direzione della Chiesa Ortodossa Russa che è anticostituzionale che il Comitato Centrale del PCUS e il KGB sfruttino gli organi ecclesiastici ai propri scopi tramite reclutamento e infiltrazione di agenti del KGB… Questa profonda infiltrazione di agenti del KGB nelle associazioni religiose costituisce un serio pericolo per la società e per lo Stato: gli organi che hanno come loro compito di garantire la sicurezza dello Stato, ottengono la possibilità di agire in modo incontrollato su milioni di associazioni e, attraverso di loro, sulla situazione del paese e all'estero."
"Si è soliti pensare, scrive padre Sergij, che la Chiesa ortodossa russa sia oggi completamente libera dagli abbracci opprimenti dello Stato, ma negli ultimi tempi si è venuta a creare una situazione che ci fa dubitare".
Dopo la pubblicazione della lettera indirizzata Putin, i giornalisti hanno chiesto a padre Sergij se avesse subito minacce o pressioni. "Non c'è mai stata a mio riguardo nessuna pressione, né si prevede che ci possa essere in futuro. Io fui per venti anni amico di padre Aleksandr Men'. Nessuno lo ha mai minacciato. Gli hanno semplicemente spaccato la testa. Essi non minacciano; si limitano a svolgere tranquillamente il loro lavoro".

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