Rassegna stampa, 1 giugno 2005
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Il Concilio ortodosso ha ratificato l’esautorazione del patriarca Ireneo di Gerusalemme. Nella sua rassegna-stampa «patriarchia.ru», 29 maggio, segnala che non vi sono state discordanze nella stampa. Interessante, in particolare, un’intervista al diacono Andrej Kuraev apparsa su Interfax, in cui l’ecclesiastico pone il problema del «filetismo» come tentazione insita nelle Chiese ortodosse.
I resti ritrovati a Ekaterinburg non appartengono alla famiglia reale? Secondo una serie di studi di esperti russi e americani all’interno di università americane, hanno stabilito che il DNA presenta notevoli differenze rispetto a quello delle spoglie della principessa Elizaveta, sorella dell’imperatrice Aleksandra. C’è polemica, e del resto il luogo di sepoltura della famiglia imperiale, canonizzata come martire, non è mai divenuta luogo di pellegrinaggi e di venerazione.
Il 25 maggio a Monaco si è svolta una sessione del Sinodo dei vescovi della Chiesa ortodossa russa all’Estero. Vi è stato indetto per il 6-14 maggio prossimo il VI Concilio di tutta la Chiesa ortodossa russa all’Estero, allo scopo principalmente di esaminare la «questione dell’instaurarsi di relazioni di normalità tra le Chiese in Russia e all’estero».
Il tema ecumenico sulla stampa russa
In questi giorni è stato dato un certo spazio alle dichiarazioni di Benedetto XVI e del cardinal Kasper in materia.
Il patriarca Aleksij II apprezza l’aspirazione di papa Benedetto XVI al dialogo, «patriarchia.ru», 30 maggio
In risposta alle domande dei giornalisti a proposito dell’intervento a Bari, lunedì il patriarca ha detto: «Apprezziamo tali dichiarazioni. Bisogna cominciare il dialogo»; ha inoltre espresso la speranza che «il nuovo pontefice eletto al soglio apra una pagina di dialogo con le Chiese ortodosse». «occorre superare tutte le difficoltà che oggi si pongono sul cammino di questo dialogo, della collaborazione. Siamo aperti a questo dialogo e al superamento delle difficoltà che turbano la collaborazione e il miglioramento delle relazioni tra le Chiese cattolica e ortodossa russa».
Marija Sveshnikova, Il Papa propone ai cristiani di unirsi, «gazeta.ru», 31 maggio
Si commenta sia l’intervento del Papa che quello del cardinal Kasper, che a Bari ha sottolineato energicamente la necessità di ripristinare il dialogo ecumenico tra cristiani d’Oriente e d’Occidente, sottolineando che le parole del Papa sono state accolte positivamente dal Patriarcato ortodosso russo.
Si riportano poi alcune dichiarazioni di Vyzhanov, che ha usato termini solo positivi per l’attuale pontefice, dicendo che invece sotto il precedente «sono state distrutte le nostre relazioni, perché la sua politica nei confronti della Chiesa ortodossa russa è stata abbastanza dura», e citando ad esempio la politica in favore degli uniti in Ucraina. «Giovanni Paolo diceva una cosa e ne faceva un’altra. Benedetto XVI è disposto a fare qualcosa. Certo, i dissensi non saranno facilmente superati, lui è papa a Roma, e noi non ci aspettiamo altro da lui. L’importante è quale politica lui farà realmente. Bisogna parlare di ciò che ci unisce».
Uno dei membri della Commissione Teologica Sinodale, Aleksandr Kyrlezhev, ha ricordato che il campo d’azione comune sono i valori europei, ma che è esistito anche il documento Dominus Iesus, recepito in maniera differente dalle diverse confessioni. In ogni caso, anche questo esponente esprime un cauto ottimismo sull’evoluzione delle relazioni ecumeniche.
Kirill Vasilenko, Il Concilio della riconciliazione, «Vremja novostej», 1 giugno 2005
In risposta agli appelli del Papa, ieri il cardinal Kasper ha lanciato l’idea del primo Concilio cattolico-ortodosso allo scopo di riconciliazione fra i credenti.
Il Concilio potrebbe aver luogo a Bari, come ha dichiarato ai giornalisti russi il metropolita Kondrusiewicz, esprimendo la speranza che la nuova iniziativa del Vaticano «verrà accolta dalla Chiesa ortodossa russa con comprensione».
Non vi sono ancora state dichiarazioni in risposta da parte degli ortodossi, sebbene da parte del Patriarca nei giorni scorsi vi sia stato un pubblico apprezzamento dell’appello di Benedetto XVI risuonato domenica scorsa.
Il capo dei cattolici russi spera nella venuta del Papa in Russia, «interfax», 1 giugno
Vengono pubblicati alcuni stralci della lettera inviata al Papa in occasione dell’incontro dei laici cattolici russi del 28-29 maggio, in cui si ricorda il recente pellegrinaggio sulla tomba di Giovanni Paolo II e si auspica una visita di Benedetto XVI al «piccolo gregge» cattolico.
Giovanni Bensi, Il dialogo fra le Chiese richiede sacrifici, «NG religii», 1 giugno
Si commenta in prima battuta l’intervento del cardinal Kasper a Bari, sottolineando in particolare la dichiarazione secondo cui «la Chiesa cattolica è disposta perfino a mettere in discussione la propria dottrina», cioè il dogma del Primato Papale che resta come pietra d’inciampo sulla via del dialogo tra le Chiese.
Picchetto di protesta dei pentecostali, «portal-credo.ru», 31 maggio
Il picchetto aveva avuto luogo davanti alla sede dell’amministrazione di Mosca domenica 30 maggio, per protestare contro la revoca del permesso di costruire un luogo di culto, e addirittura il tentativo di togliere loro la terra inizialmente concessa. Nel corso del picchetto è stato fermato per circa 8 ore il pastore Aleksandr Purshaga, insieme ad altri 10 manifestanti, e il raduno è stato sciolto, con la motivazione che il luogo dello svolgimento era stato cambiato; questi ha ottenuto di parlare con il viceprefetto del distretto centrale S.A. Vasjukov, che ha definito un «abbaglio» le azioni della prefettura che hanno avuto tali conseguenze (il luogo del picchetto era stato concordato con le autorità competenti), ma non ha preso misure per cambiarle.
Il 31 maggio il picchetto è ripreso regolarmente.
«Corriere della Sera», 1 giugno
Nove anni all’oligarca nemico di Putin
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA - La condanna che tutti si attendevano è giunta dopo dodici estenuanti giorni di lettura del dispositivo da parte dei giudici. Mikhail Khodorkovskij, l’imprenditore che aveva osato sfidare il presidente Putin sul piano politico, è stato riconosciuto colpevole di quasi tutti i capi d’accusa, assieme al suo socio Platon Lebedev. Dovranno scontare nove anni in una colonia penale, qualcosa che è leggermente meglio delle terribili e sovraffollate carceri russe. I due hanno annunciato che ricorreranno in appello, non solo a Strasburgo, ma anche in Russia. «E’ importante, per ragioni di principio, che la mia assoluzione venga ufficializzata in Patria» è stato il commento del magnate diffuso dagli avvocati. Khodorkovskij ha ascoltato la lettura della condanna guardando fisso davanti a sé. Non ha potuto parlare direttamente. E, come al solito, gli è stato concesso di consultarsi con i suoi avvocati solo di fronte agli agenti. «La mia sentenza è stata decisa al Cremlino» ha aggiunto l’ex uomo più ricco di Russia, proprietario della Yukos, nel frattempo «spolpata» dal fisco. Ancora più esplicita la madre Marina, con gli occhi rossi di pianto: «Abbiamo perso nostro figlio il giorno in cui Putin è salito al potere. Noi siamo vecchi e sappiamo per esperienza personale chi è questa gente del Kgb». Il riferimento è al passato di Putin. In attesa della decisione sull’appello, la Procura si appresta a presentare nuove accuse per riciclaggio che potrebbero comportare altre pesanti condanne. La sentenza ha suscitato vivaci reazioni tra gli esponenti dei minuscoli partiti d’opposizione democratica. E critiche pesanti all’estero. Il presidente americano George W. Bush ha detto che la sua Amministrazione ha avuto l’impressione che Khodorkovskij «sia stato giudicato colpevole prima ancora del processo». Bush ha aggiunto che gli Usa «seguiranno attentamente come andrà l’appello». Il problema del rispetto dei diritti umani in Russia rischia ora di trovarsi al centro del prossimo vertice del G8 in programma ai primi di luglio in Scozia. Il capogruppo democratico alla Commissione esteri Tom Lantos ha già annunciato che presenterà al Congresso una risoluzione per chiedere l’espulsione della Russia dal gruppo dei Paesi del G8: «Non può essere considerato un Paese democratico». Ma in Scozia i capi dei Paesi maggiormente industrializzati dovrebbero addirittura decidere di affidare proprio alla Russia l’organizzazione del summit del 2006. Sull’argomento ci sarà probabilmente battaglia, visto che alcuni governi, come quelli britannico e canadese, sono stati particolarmente critici su tutto il processo. In Russia i giudizi sono misti. La gente comune non si pone tanto il problema della discrezionalità delle decisioni del tribunale. Sa che i potenti hanno sempre fatto il bello e il cattivo tempo. E’ invece soddisfatta, perché «almeno uno» di coloro che si sono impadroniti delle ricchezze del Paese negli Anni ‘90 la sta pagando. Diverso, naturalmente, il giudizio di intellettuali, uomini d’affari e di alcuni politici. Irina Khakamada, che ha corso contro Putin alle ultime presidenziali, afferma che «il potere vuole intimorire tutti quelli che esprimono una posizione indipendente». Ma il processo dimostra anche che «si ha paura, paura di persone influenti con una posizione civile ben precisa. Perché Khodorkovskij non ha ceduto e non ha cercato di mettersi d’accordo, ma ha ribadito i suoi principi». Molto duro l’ex primo ministro Mikhail Kasyanov che aspira a diventare il punto di riferimento alternativo a Putin: «Adesso dobbiamo renderci conto tutti che stiamo vivendo in un altro Paese. Unire le forze democratiche non è più una questione di ambizioni politiche, ma una necessità vitale per il Paese».