Rassegna stampa, 11 novembre 2003
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Come vanno "i fondamenti di cultura ortodossa" a Tula, religare.ru, 27 ottobre
La materia, l'anno scorso introdotta come obbligatoria in quinta classe in alcune scuole con il consenso di direttori e genitori, quest'anno è facoltativa. Si tratta di un corso che non tratta solo l'ortodossia, ma anche il cristianesimo in generale e le religioni degli altri popoli - asserisce l'insegnante del Ginnasio n. 1, Vsevolod Charitonov. Intanto si lamentano i problemi di mancanza di insegnanti specializzati ecc. D'altro canto, i capi delle altre religioni si lamentano che per ora non esistano corsi dedicati alle "Religioni mondiali".
Come cambiano le nazionalità in Russia: i risultati del censimento, "Nezavisimaja gazeta", 11 novembre, p. 2
Due articoli, dell'accademico Tishkov e un intervista a Vladimir Zorin (ministro delle politiche nazionali), sottolineano che nella composizione etnica del popolo russo si sono verificati alcuni notevoli cambiamenti tra il 1989 e il 2002. Esistono 23 principali nazionalità, che compongono il 96% del paese, e che influiscono in modo fondamentale sulla cultura e la vita del paese, soprattutto in provincia. Si sottolinea in particolare il nuovo sopravvento preso dall'islam, mentre si sono dimezzati gli ebrei, sono notevolmente diminuiti i tedeschi russi, gli ucraini e i bielorussi (allegata una tabella con numeri e percentuali).
Aleksandr Zhuravskij, Il fattore religioso come elemento di geopolitica in Russia, religare.ru, 24 ottobre
Una conferma dell'importanza del fattore religioso nella politica russa sono le visite di Putin negli USA (contatti con la Chiesa ortodossa all'estero) e in Malaysia.
La prima segna l'inizio di una nuova politica russa in campo religioso, in cui il Presidente si fa mediatore dell'unità tra le due Chiese ortodosse.
Nella seconda visita, Putin ha formulato chiaramente, per la prima volta, un modulo di collaborazione tra la Russia e il mondo islamico: "In Russia vivono 20 milioni di musulmani... A differenza, diciamo, dei musulmani che vivono in Europa occidentale, i nostri musulmani sono cittadini russi. Non hanno un'altra patria. In questo senso, certamente la Russia è parte del mondo musulmano. In ogni caso, i nostri musulmani non devono sentirsi persone di seconda categoria nel mondo musulmano. Hanno il diritto di avere rapporti diretti con il mondo musulmano attraverso le organizzazioni internazionali che li rappresentano". Un'altra affermazione, non meno importante di Putin: "Abbiamo 20 milioni di musulmani, ma 125 di non musulmani. Il nostro è fondamentalmente un paese cristiano, ortodosso".
Quest'ultima dichiarazione, abbastanza seria e impegnativa (fino a poco tempo fa Putin sottolineava che la religione è affare privato del singolo), è un riconoscimento che l'ortodossia è un fattore di consolidazione nazionale nel paese e rispetto alla diaspora di lingua russa all'estero. Viene anche riconosciuto il significato del capitale bancario islamico e degli investimenti dei fondi islamici. Il fattore religioso (magari anche nonostante le tendenze di buona parte dei leader religiosi e dei semplici credenti), affonda in contesti politici, acquisisce una dimensione politica.
L'autore dichiara che la Russia si avvia verso un nuovo modulo "imperiale", tanto che lo stesso Chubajs ha proposto un geniale progetto di "impero liberale", che però - sempre secondo Zhuravskij, - è destinato a fallire perché un progetto liberale non riesce a tener conto delle tradizioni etnoculturali e religiose dei popoli della Russia.
A fronte della situazione conflittuale con l'islam esistente in Occidente (Putin in Malaysia ha parlato di "errori nel costruire rapporti con il mondo musulmano"), alla Russia si apre la prospettiva di diventare un leader politico mondiale, con cui fare i conti non solo per le armi nucleari che conserva dall'epoca sovietica.