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Rassegna stampa, 22 aprile 2004

Autore:
Scalfi, Romano



Sugli accordi tra Russia, Ucraina, Kazachstan e Bielorussia
La Duma ha ratificato l'accordo sulla creazione di uno Spazio economico unitario, "Nezavisimaja gazeta", 21 aprile
Hanno votato a favore della ratifica 408 deputati (il numero minimo previsto è 226), con 7 contrari e un astenuto.
Il gruppo comunista ha però ricusato di partecipare al dibattito in ordine alla ratifica dell'accordo tra la Federazione Russa e l'Ucraina "Sulle frontiere statali russo-ucraine" e "Sulla collaborazione nell'utilizzo del mar d'Azov e del golfo di Kerc", motivando la propria decisione con "le dichiarazioni pro NATO dei leader ucraini e le limitazioni della popolazione di lingua russa a ricevere informazioni".
Sullo stesso quotidiano, un altro articolo: L'Ucraina ha accettato di diventare parte dello Spazio economico unitario. Il Parlamento ucraino ha approvato con 264 voti a favore, e l'accordo è stato ratificato con la clausola, che le sue proposizioni non devono essere in contraddizione con la Costituzione ucraina.
Il primo ministro ucraino Viktor Janukovic ha appoggiato la decisione: "Tutto quello che migliora le possibilità di smerciare i nostri prodotti, fa parte degli interessi nazionali dell'Ucraina", ha sottolineato, esprimendo l'aspettativa che nella sola Federazione Russa lo scambio di merci in un anno possa raggiungere il volume di 20 miliardi di dollari.
I presidenti di Russia, Bielorussia, Kazachstan e Ucraina avevano parlato del progetto dello Spazio economico unitario il 23 febbraio 2003 a Mosca, e un accordo in merito era stato firmato nel corso del summit a Jalta il 19 settembre
La Rada ucraina ha inoltre ratificato l'accordo firmato a Kerc il 24 dicembre 2003, in cui si parla dell'utilizzo comune del mar d'Azov e del golfo di Kerc.
Infine, appare un articolo di Tat'jana Ivzhenko (da Kiev), intitolato "In pratica abbiamo ingannato Russia, Bielorussia e Kazachstan", in cui si sottolinea che l'opposizione che nel parlamento ucraino voleva far saltare la seduta, ha rinunciato all'ultimo momento dopo due ore di consultazioni a porte chiuse con il presidente della Rada Litvin. Intanto anche in strada c'era una manifestazione dell'opposizione politica, che chiedeva di bloccare l'esame della questione. C'è stata anche una raccolta di firme (oltre 1.300.000) contro il provvedimento, definito un "tradimento degli interessi nazionali". L'opposizione sia pur così vivace è anche frammentata, nessun progetto-legge alternativo a quello presentato alla ratifica ha raggiunto il numero di voti indispensabile.
È passato quindi con 265 voti il progetto-legge governativo, con la clausola che non vada contro la Costituzione. Si tratta di una formulazione sibillina, che rende poco concreto, anzi "una sorta di imbroglio nei confronti dei partner" il documento, come ha detto uno dei parlamentari.
Quindi, secondo la giornalista il problema della partecipazione ucraina all'unione economica è ancora aperto, perché, in primo luogo, Kiev può contestare la costituzionalità per il proprio paese di ciascuna delle norme dei documenti, e in secondo luogo, gli accordi dello Spazio economico unitario prevedono un'armonizzazione della legislazione di tutti i partecipanti dell'unione, che potrebbero richiedere modifiche della Costituzione ucraina.

Oleg Nedumov, Fede nella legge (lo Stato è disposto a conferire alle religioni tradizionali di un apposito status giuridico), "NG religii", 22 aprile
Il mondo interreligioso in Russia, che fino a poco tempo fa sembrava incrollabile, si è rivelato in realtà piuttosto vacillante. Non si placa il conflitto interno al centro krishnaita in costruzione a Mosca: esponenti di organizzazioni patriottico-ortodosse chiedono non solo il veto alla costruzione, ma anche la liquidazione della stessa organizzazione religiosa krishnaita in Russia.
Accesa sostenitrice di queste posizioni è il deputato alla Duma Natalija Narocnitskaja, che sta facendosi promotrice di una raccolta di firme per la liquidazione degli hare-krishna.
Gli attivisti di questo genere trovano un appoggio indiretto anche da parte dei vertici della Chiesa ortodossa russa. Nell'intervista al giornale "Edinaja Rossija", il patriarca li ha definiti "una setta che con le sue imposizioni missionarie costituisce una seria minaccia per la pace interreligiosa".
Ci sono anche altri motivi di inquietudine. Vengono avanzate pretese anche da rappresentanti delle religioni tradizionali. In particolare, i musulmani russi sono intenzionati a costituire un'organizzazione politico-sociale in difesa delle minoranze nazionali che professano l'islam. I fondatori della nuova organizzazione sono l'Istituto per i diritti umani, l'Unione dei giornalisti musulmani della Russia e il Centro islamico per i diritti umani. L'iniziativa è nata in seguito a un pogrom in un mercato di Volgograd (ufficialmente, si tratterebbe di un regolamento di conti tra criminali), a cui invece da parte islamica è stata data una colorazione di intolleranza antimusulmana, a cui le autorità religiose islamiche sono decise a porre fine, come ha dichiarato il copresidente del Consiglio dei muftì della Russia, Izmail Shangereev, aggiungendo che "proprio dalla violenza nasce il terrorismo".
Su questo sfondo acquista particolare significato la recente dichiarazione di Putin sulla possibilità di un sostegno dello stato alle religioni tradizionali. Ricordiamo che alla fine di marzo al Forum dei paesi del Caucaso il presidente aveva caldeggiato l'idea di una legge in questo senso, dicendo: "Lo Stato deve trovare forme di sostegno per i leader delle confessioni tradizionali", aggiungendo che si riferiva anche alla soluzione dei problemi riguardanti le proprietà delle religioni tradizionali, e sottolineando nel contempo che non bisogna dimenticare che in Russia lo Stato è separato dalla Chiesa.
L'inattesa dichiarazione di Putin ha posto numerosi interrogativi agli osservatori: innanzitutto, quali organizzazioni religiose saranno annoverate fra le tradizionali? Dovrebbe trattarsi di ortodossia, islam, ebraismo e buddismo. Però la cosa non è così semplice, se pensiamo al preambolo dell'attuale Legge sulla libertà di coscienza, dove si parla di "particolare ruolo dell'ortodossia nella storia della Russia, nella formazione e nello sviluppo della sua spiritualità e cultura", e del rispetto "per il cristianesimo, l'islam, il buddismo, l'ebraismo e le altre religioni che costituiscono parte imprenscindibile del patrimonio storico dei popoli della Russia".
Questa formulazione si presta a interpretazioni molto ampie: nel cristianesimo rientrano il cattolicesimo e le diverse denominazioni protestanti, che debbono quindi anch'esse entrare a far parte delle religioni tradizionali.
È chiaro già fin d'ora che il dibattito sul sostegno alle religioni tradizionali susciterà violente discussioni, e ogni organizzazione religiosa tenterà di attestare la propria "tradizionalità". Tanto più che non si parlerà semplicemente di diritti formali, ma di vantaggi e facilitazioni materiali molto concreti.

Giovanni Bensi, Non tutte le confessioni sono egualmente utili (il problema della parità di diritti delle organizzazioni religiosi è di attualità non solo per la Russia), "NG religii", 22 aprile
L'autore si rifà anche qui alla dichiarazione di Putin al Forum dei popoli del Caucaso, ponendosi la domanda: quali sono le religioni tradizionali in Russia? Come escludere cattolicesimo e protestantesimo, presenti rispettivamente dal XVI e dal XVIII secolo (tanto più che all'epoca del Battesimo della Rus' non c'era stata ancora nessuna divisione tra le Chiese, e gli apostoli degli slavi Cirillo e Metodio erano stati benedetti sia dal Patriarca Fozio che da Papa Adriano II)! E i vecchi-credenti?
Mancando risposte precise a questi interrogativi, la divisione tra religioni "tradizionali" e non può portare facilmente ad abusi e discriminazioni. Un problema attuale in molti paesi, sebbene altrove la terminologia sia diversa e non vi siano discussioni per stabilire quali siano le religioni "tradizionali", dato che le costituzioni dei paesi democratici garantiscono ai cittadini la libertà di coscienza e di confessione, e non esiste il concetto di "religione di Stato". Fa eccezione solo la Grecia ortodossa. La politica di separazione fra Chiesa e Stato è particolarmente accentuata in Francia (si pensi al veto ai simboli religiosi).
In Inghilterra, l'assoluto rispetto della libertà di coscienza non impedisce al monarca di essere contemporaneamente capo dello Stato e della Chiesa anglicana, che in tal modo ha di fatto uno status statale; un'analoga situazione si osserva in Danimarca, Svezia e Norvegia.
Negli Stati Uniti vige una rigorosa separazione tra Stato e Chiesa, tuttavia il motto del paese resta "In God we trust!", i presidenti non hanno alcun problema a ripetere spesso, pubblicamente, "God, bless America!", e in alcuni stati del sud i protestanti radicali lottano affinché nelle scuole non si insegni la teoria evoluzionista come incompatibile con la Bibbia.
In Italia tutte le religioni sono uguali davanti alla legge, ma la Chiesa cattolica gode di notevoli privilegi stabiliti dal Concordato (1929 e 1984), sebbene dal punto di vista finanziario alcune organizzazioni religiosi godano degli stessi diritti della Chiesa cattolica (0,8 per mille da cui sono esclusi musulmani e testimoni di Geova; i musulmani hanno diritto a erogazioni benefiche fiscali solo in Spagna).
Particolare la situazione della Germania, in cui esistono tradizioni lontane dal liberalismo: ad esempio, ricusare di devolvere la percentuale di tasse alla Chiesa significa essere escluso dall'associazione religiosa cui si appartiene, e le tasse per la Chiesa sono detratte automaticamente (ne beneficiano la Chiesa cattolica, quella Evangelica e le comunità ebraiche, oltre ad altre che possono essere inserite a livello locale). Musulmani, ortodossi e testimoni di Geova sono considerati "non tradizionali", pur senza usare questo termine.
Il problema, dunque, sussiste ovunque - è la conclusione.

Dichiarazione del vicesindaco (per i problemi interreligiosi e lo sport) Michail Men' sul tempio krishnaita, Servizio-stampa del patriarcato, 19 aprile
In un'intervista a "Interfax" il funzionario ha espresso il parere che l'edificio di culto dei krishnaiti deve corrispondere per dimensioni al peso specifico che l'organizzazione religiosa ha tra i credenti russi, dichiarandosi in questo d'accordo con le dichiarazioni dei rappresentanti delle religioni tradizionali e portando ad esempio la posizione del metropolita Kirill. Men' ha inoltre dichiarato che, mentre la comunità hare-krishna moscovita dichiara di avere 25.000 membri, in realtà si può parlare di circa 5.000 aderenti.

Il Consiglio interreligioso della Russia plaude al comunicato delle autorità moscovite sul tempio Hare-Krishna, "portal-credo.ru", 20 aprile
Il primo vicesindaco di Mosca Vladimir Pesin ha infatti dichiarato che non si costruirà nessun tempio (NewsRu.com), e il segretario esecutivo del Consiglio interreligioso della Russia Roman Silant'ev ha approvato questa posizione, auspicando che anche le autorità delle altre città russe traggano una lezione da questi avvenimenti e trattino i krishnaiti come si meritano".
Nuova nomina per le organizzazioni religiose, "portal-credo.ru", 20 aprile
Il ministro della cultura Sokolov è stato nominato Capo della Commissione governativa della Federazione Russa per le associazioni religiose. In precedenza, dei problemi religiosi e inter-nazionali si occupava il ministro della politica nazionale Vladimir Zorin.

In Russia registrate oltre 4000 comunità protestanti, "portal-credo.ru", 20 aprile
È una notizia dell'agenzia Novosti, comunicata da un funzionario del Comitato della Duma per le associazioni sociali e religiosi, Stepan Medvedko, alla 4° Colazione Nazionale di preghiera, un'iniziativa attuata dalle principali denominazioni protestanti della Russia, con la partecipazione di esponenti delle sfere governative, politiche, culturali ed economiche, della Conferenza dei vescovi cattolici della Russia e ospiti esteri.
Medvedko ha parlato dell'esistenza di 2 milioni di protestanti, secondo i dati delle stesse Chiese protestanti. Ha aggiunto però: "Ogni comunità conta circa 100 persone, quindi con 4.000 comunità protestanti dovrebbero esistere circa 400.000 fedeli".

Sergej Kazovskij, Accordo a Saratov, "Russkij kur'er", 20 aprile 204
Si è firmato un accordo tra il locale ministero dell'istruzione e la diocesi ortodossa, secondo cui in tutte le scuole si insegneranno i fondamenti di cultura ortodossa, materia riconosciuta come un importante argine alla corruzione e all'immoralità devastanti. L'articolo è molto critico sull'operato degli ortodossi, si sottolinea che calpestano i diritti "dei fautori di altre confessioni e degli atei, che nei nostri istituti scolastici sono la maggioranza assoluta".

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