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Rassegna stampa, 22 ottobre 2003

Autore:
Scalfi, Romano



Primo piano
Il venticinquesimo del pontificato di Giovanni Paolo II visto dalla Russia

Gennadij Uranov, "Certamente, una personalità carismatica", "Moskovskie novosti", 17 ottobre

L'ex rappresentante della Federazione Russa presso la Santa Sede, sottolinea che all'instaurarsi di rapporti diplomatici tra la Russia e il Vaticano (relazioni ufficiali esistono ormai da 11 anni), è di impedimento in primo luogo la posizione della Chiesa ortodossa russa, che pone sul tappeto sostanzialmente due problemi: uniatismo e proselitismo. È un problema di rivalità con la Chiesa cattolica, certamente più potente, come aveva detto anche Putin durante la sua visita in Italia: "Certamente, la Chiesa ortodossa russa teme una certa concorrenza". Gli ultimi anni hanno visto un peggioramento della situazione, non esistono assolutamente problemi a livello statale alla visita del papa, tutto si basa sul disaccordo della Chiesa ortodossa.
A livello statale, al contrario, le relazioni tra Russia e Santa Sede sono molto buone: in campo di politica internazionale coincidono le posizioni sui problemi della pace e dei diversi conflitti (Jugoslavia, terrorismo ecc.). Segue una descrizione altamente positiva della personalità di Giovanni Paolo II, "una personalità carismatica, un uomo che sa guardare avanti, incontrarsi con gente di vedute lontane dalle sue (parlo per esperienza personale), con le delegazioni, con i giovani", che stima e apprezza la cultura in generale, e la cultura russa in particolare.

Aleksandr Budberg, Il perdono dei peccati, "Moskovskij komsomolec", 17 ottobre

Giovanni paolo II ha saputo salvare la Chiesa cattolica da una crisi profondissima che minacciava di ridurla a una realtà striminzita unicamente italiana, e si è saputo trascinare dietro 1 miliardo e mezzo di uomini, cattolici, in tutto il mondo. Questo grazie non solo a vescovi e cardinali, o a titani come madre Teresa, ma anche grazie a migliaia di oscuri sacerdoti che operano quotidianamente.
In Russia la Chiesa ortodossa non è riuscita a superare la crisi, anche se al suo interno è invalso ritenere che non esista nessuna crisi. Infatti, i suoi vertici non hanno mai sentito il bisogno di esaminare e giudicare il passato, né di chiedere perdono per gli errori commessi in passato. "Il lavoro quotidiano si riduce per molti aspetti alla ricostruzione della passata potenza finanziaria, ognuno come può, da prete di campagna che recinta il pozzo del villaggio e lo tiene solo per sé, al metropolita che importa tabacco e superalcolici… Soprattutto, si ha la sensazione che chissà perché, la Chiesa ortodossa russa ritenga di avere automaticamente il diritto su tutti i fedeli cristiani della Russia. Solo sulla base di una tradizione, che in realtà ha raggiunto il suo culmine sotto il potere sovietico (prima della rivoluzione nella sola Mosca esistevano circa 80 scuole cattoliche). E non si vede molto una disponibilità a lavorare per risolvere i gravissimi problemi del nostro paese. Non si capisce tuttora come la Chiesa si ponga nei confronti del problema della Cecenia, come valuti i colossali mutamenti verificatisi nel nostro paese negli ultimi anni, che cosa ritenga giusto e che cosa no. Non si vedono sforzi per aiutare la persone a fare la scelta giusta, a vivere con dignità nella difficile situazione di passaggio, continuando a restare persone. E invece sono evidenti gli interminabili appelli, le richieste allo Stato di intervenire per via amministrativa contro tutti i briganti che potrebbero "adescare" i nostri fedeli. La testimonianza dell'alleanza tra i potenti di questo mondo, dal soviet rurale al presidente, è visibile a tutti i livelli. Questo lascia un'impressione ben triste. Perché opporsi tanto vergognosamente alla visita del papa? Oppure obbligare il MID a negare visti a sacerdoti e vescovi cattolici? Se la Chiesa è viva, conserverà facilmente il proprio influsso sui parrocchiani, anche senza l'aiuto dei doganieri. Rifiutarsi di incontrare il papa non è un segno di forza, ma di catastrofica debolezza. E di sfiducia. In sé e nei propri fedeli. Se non temiamo che i buddisti abbiano una certa popolarità tra i giovani, e cerchiamo di intessere relazioni con i musulmani, perché tanta paura dei cattolici? E l'onestà vorrebbe che si andasse avanti. Si può parlare delle chiese ortodosse in Ucraina, conquistate a forza dagli uniati. Ma allora bisognerebbe ricordare che queste chiese erano diventate ortodosse per decreto di Stalin. Ed erano state liberate dai loro precedenti padroni mediante la fucilazione di questi ultimi. Prima del '17 la Russia era considerata uno dei paesi più religiosi del mondo. Ma lo slogan "Ortodossia, monarchia, nazione", sorto durante il regno del reazionario Nicola I, non funzionò. Tutto crollò istantaneamente. Una Chiesa di Stato è sempre, sostanzialmente, una chiesa morta. Adesso si cerca di rivitalizzare il vecchio slogan. Ci sono molti vescovi e influenti politici, che ritengono che l'ortodossia possa diventare ideologia di stato… Ma dopo ciò che è avvenuto nel XX secolo, bisogna necessariamente riconoscere che la religione e la Chiesa non possono e non devono servire il potere o lo Stato, ma solo Dio, e le anime della gente. Solo così si serve anche la Patria. E viceversa nessuna legge adottata da qualche cesare di turno aiuterà a rispondere alle esigenze dei tempi".

Dmitrij Gorjunov, Intervista a Tadeusz Kondrusiewicz durante la visita pastorale a Perm' (I problemi internazionali avvicinano Mosca e il Vaticano), "NG religii", 15 ottobre, pp. 1 e 3

Alla domanda sui rapporti tra ortodossi e cattolici, l'arcivescovo ha risposto che ad Aachen è emersa da parte del metropolita Kirill una affinità con i cattolici sul problema delle prospettive cristiane future dell'Europa e il riconoscimento delle sue radici cristiane, e sui problemi della guerra, in particolare in Iraq.
Se i problemi non sono pochi, "oggi non esistono più violenti attacchi ai cattolici da parte della Chiesa ortodossa, com'è avvenuto l'anno scorso. Un anno fa la situazione era veramente dura. Bisognava continuamente difendersi, rispondere ad accuse di ogni sorta ecc. Adesso invece il nuovo Nunzio si incontra frequentemente con rappresentanti della Chiesa ortodossa russa, si sta esaminando la possibilità di un incontro tra il metropolita Kirill e i 4 vescovi cattolici della Russia, che avverrà con ogni probabilità in novembre. A parer mio, il tempo di lanciare le pietre è già passato. Non si può dire che la crisi sia stata definitivamente superata, ma vedo non pochi presupposti per il miglioramento della situazione".
Kondrusiewicz passa poi a delineare la struttura della Chiesa cattolica in Russia. Dopo aver espresso il suo rammarico per l'assenza dei cattolici nel Consiglio interreligioso della Russia ("evidentemente si ritiene che il cristianesimo debba essere rappresentato dalla Chiesa ortodossa russa, dal momento che l'ortodossia è la confessione dominante in Russia"), respinge ogni accusa di proselitismo, replicando a un'osservazione del vescovo Irinarch di Perm' (riportata dal giornalista), secondo cui il centro cattolico attualmente in costruzione in provincia di Perm' sarebbe "creato a scopo di proselitismo". Dichiara infatti: "Non abbiamo alcuno scopo di proselitismo, e in questo oggi non c'è nessun senso". Infatti, i cattolici riconoscono i sacramenti della Chiesa ortodossa, e la grazia in essa presente, e non hanno nulla da ridire ad eventi - considerati interni alla Chiesa ortodossa - quali l'inaugurazione di una grande cattedrale ortodossa a New York o l'appello a formare un'unica circoscrizione metropolitana del patriarcato di Mosca in Europa occidentale. "Un altro conto è la libertà di scelta che dev'essere offerta all'uomo". Fa a questo proposito l'esempio sia del centro di Perm', che "svolge un'attività caritativa. Lavoriamo molto con i minori. Sarebbe forse meglio che questi ragazzi diventassero dei drogati?", e anche di un centro per l'infanzia a Novosibirsk e dei gruppi di "bambini di Cernobyl'" invitati in Italia.
Seguono altre brevi risposte, di tono conciliante, su questioni come l'icona della Madonna di Kazan', l'insegnamento dei fondamenti di cultura ortodossa nelle scuole, i problemi ecumenici in Ucraina occidentale o la creazione della nuova metropoli cattolica in Kazachstan.
Circa i problemi più seri incontrati con le autorità governative russe: "Problemi seri e controversi sono in primo luogo quelli legati alla restituzione delle chiese, dove tutto dipende dalle autorità locali, e quindi bisogna fare i conti proprio con esse. Proprio grazie a tali trattative siamo riusciti recentemente ad ottenere la restituzione della chiesa di Petrozavodsk.
Un altro grosso problema è legato all'ottenimento di visti di ingresso. Questo interessa invece le relazioni con il Ministero degli interni… Oggi generalmente viene rilasciato un visto per tre mesi. Siamo riusciti ad accordarci che agli insegnanti del seminario venga dato per un anno".

Jurij Vasil'ev, Il cristianesimo con due polmoni (intervista al direttore della rivista "Kontinent" Igor' Vinogradov, sul dialogo tra ortodossi e cattolici), "Moskovskie novosti", 14 ottobre

Questi, prestigioso intellettuale e direttore di una delle riviste più importanti all'epoca del dissenso (allora usciva nell'emigrazione), sottolinea di aver incontrato personalmente il papa a metà degli anni '90, e di concordare con lui che, data la gravissima crisi attraversata dal mondo, il futuro "dipende in gran parte della rievangelizzazione dell'Occidente". Alla domanda, "In che modo, attraverso un avvicinamento tra l'ortodossia e il cattolicesimo?", risponde: "Indubbiamente. Sono i rami più possenti e vicini tra loro della nostra fede", richiamandosi alla formula dei "due polmoni" usata da Giovanni Paolo II.
Alla domanda del suo intervistatore, su che cosa significhi il caso dell'archimandrita Zinon, sospeso a divinis nel 1997 per aver permesso a dei cattolici di celebrare nel suo monastero ed aver ricevuto a sua volta la comunione, e successivamente reintegrato dal patriarca, Vinogradov risponde: "Significa che anche il patriarca comprende che oggi bisogna porre in primo piano non le divergenze tra ortodossi e cattolici (ad esempio, il fatto che non accettiamo il dogma dell'infallibilità papale o dell'Immacolata concezione), ma ciò che ci unisce. Il rimanente è questione di volontà… Nel nostro caso è necessaria una ferma volontà dei pastori cristiani a unirsi di fronte alle sfide del mondo contemporaneo". In questo senso, depreca la mancanza di un incontro tra i due primati delle Chiese e ricorda le parole di pentimento del papa per gli errori commessi dai cattolici nei confronti degli ortodossi.
L'intervistatore chiede: "Il papa è disponibile al dialogo, il patriarca non è pronto, oppure non vuole. Perché?". "Non posso leggere nei cuori. Ma ritornando all'esempio di padre Zinon, il fatto che Aleksij abbia abolito i provvedimenti disciplinari nei suoi confronti costituisce, ne convenga, un atto di volontà cristiana. Ho la sensazione che ai vertici della nostra gerarchia esistano delle forze che hanno una concezione sana, che comprendono la necessità del dialogo con il Vaticano. In questa situazione riconosco grande importanza anche al nostro Stato, alle autorità laiche". Sposa la posizione assunta da Putin nelle recenti dichiarazioni circa la possibilità di invitare il papa, aggiungendo: "Io credo comunque che le autorità laiche siano interessate a un avvicinamento tra la Chiesa ortodossa russa e il Vaticano. Se il papa venisse in Russia, lo accoglierebbero folle di gente, tra cui gli xenofobi di taglio religioso che si oppongono sarebbero una minoranza. Questa visita potrebbe rispecchiare l'atteggiamento reale della Russia e dell'umanità intera verso questa figura, e anche l'atteggiamento del mondo verso la Russia. Se i credenti della terra vedranno anche i primi passi verso il dialogo delle Chiese, crescerebbe il prestigio dell'ortodossia fuori dei confini della Russia, l'interesse nei suoi confronti". Ma lei, insomma, è pessimista o ottimista? - chiede da ultimo il giornalista. "Sono realista. E questo vuol dire che non posso non prendere in considerazione il fattore della libertà e della responsabilità umana. Se ragioniamo secondo le coordinate del determinismo, possiamo certamente dire: "Oggi, a giudicare dalla piega presa dagli avvenimenti, è improbabile". Però la vita è sempre un imprevisto, e le circostanze possono e debbono cambiare. Fai quel che devi e sia quel che sia. E vedremo".

V. Malyshev, A. Jashlavskij, Fumata bianca sulla cappella Sistina, il Vaticano celebra il venticinquesimo del pontificato, "Moskovskij komsomolec", 14 ottobre

Si sottolinea l'attività "pacificatrice" di Giovanni Paolo II, meritevole di ricevere il Nobel per la pace, e poi si ricorda il venticinquesimo anniversario del suo pontificato, rievocando il conclave che lo elesse il 16 ottobre 1978.
Il papa polacco, proseguono gli autori, si mise allora energicamente all'opera stringendo un'alleanza con Reagan allo scopo di sostenere Solidarnosc, alla testa della lotta contro il regime comunista. La lotta fu appoggiata anche finanziariamente, mediante la Banca del Vaticano e il Banco Ambrosiano (Marcinkus e Calvi; i 900 milioni di dollari dati da quest'ultimo a Solidarnosc "sono una somma enorme, che diede un contributo decisivo alla caduta dell'impero sovietico", sottolineano gli autori riportando una frase del "Corriere della sera"). Tuttavia la caduta del comunismo si rivelò un'arma a doppio taglio, perché si parla di un influsso del capitalismo a Est, piuttosto che un influsso morale e spirituale dell'Europa orientale sull'Occidente. E per questo il papa ha cominciato a criticare aspramente il capitalismo e le sperequazioni del mondo moderno.
L'articolo accenna poi ai rapporti con la Russia, all'udienza di Gorbacev e al veto posto dalla Chiesa ortodossa alla sua visita a Mosca.
Da ultimo, si parla del peggioramento delle condizioni di salute di Giovanni Paolo II, e delle varie voci che corrono su quest'argomento.

Due giornalisti: come trattare il tema religioso sui mass-media?

Filipp Scipkov, Il metropolita Kirill, Radzinskij, Wulf: ci sono persone che viene voglia di ascoltare (intervista al giornalista televisivo Aleksandr Mostoslavskij), religare.ru, 17 ottobre

Mostoslavskij sostiene che è necessario parlare delle religioni "con distacco, oggettività, senza commenti personali, in modo che sia lo spettatore a trarre le proprie conclusioni". Insiste sulla laicità dello Stato russo, che quindi deve concedere a tutte le religioni uguali diritti e uguale accesso alla televisione. In realtà, nei pochi programmi religiosi attualmente esistenti, è difficile vedere conciliate fede e professionalità, anche perché mancano reali specialisti dell'argomento: sovente si arriva ai limiti del confessionalismo, della provocazione e della speculazione. Esempio di buon programma religioso è "Enciclopedia ortodossa".
Alla domanda sul conflitto tra la Chiesa ortodossa russa e il Vaticano risponde: "Innanzitutto, mi sembra che da parte dei mass-media non ci sia alcun interesse a questo conflitto. D'altro canto, recandomi sul luogo quando si sente parlare di casi di proselitismo, mi accorgo che la situazione reale non sempre corrisponde al clamore suscitato sulla stampa moscovita. Io personalmente non mi sono mai scontrato in nessun caso di proselitismo cattolico in Russia". I giornalisti che scrivono possono abbellire i propri articoli di parole altisonanti, ma quando si è costretti, come in televisione, a documentare i racconti con le immagini, vengono meno i materiali. A questo proposito, Mostoslavskij cita il caso della chiesa cattolica in costruzione "nel centro" di Pskov, additata come esempio di proselitismo: "Arrivato sul posto, mi sono accorto che la chiesa è a dir poco lontanissima dal centro. E casi analoghi sono molto frequenti. La colpa non è forse neppure della Chiesa ortodossa russa, ma di quelli che speculano sul tema religioso, ai propri fini pre-elettorali. Queste due confessioni religiose si scontrano fra loro e inducono in errore i cittadini. A Pskov ho interrogato la gente normale che usciva dalla chiesa ortodossa sui rapporti tra cattolici e ortodossi, e in risposta mi sono sentito chiedere: ma i cattolici sono cristiani? Non credo che a questo punto di possa parlare di proselitismo. I mass-media dovrebbero fare un lavoro di alfabetizzazione religiosa. Molta gente ignora le cose più elementari".
Da ultimo, ammette l'importanza di far parlare alla televisione i protagonisti stessi delle diverse religioni, perché possano predicare e far conoscere la propria esperienza, ammesso che siano interessanti: ad esempio il metropolita Kirill, così come si ascoltano volentieri Edvard Radzinskij e Vitalij Wulf (gli ultimi due sono popolari personaggi televisivi, che non hanno niente a che fare con la religione!).

Filipp Scipkov, La politica religiosa di "Moskovskie Novosti" (intervista al direttore Evgenij Kiselëv), religare.ru, 10 ottobre

La tematica religiosa nel giornale appare soprattutto nella rubrica "Cittadino", cioè viene vista da una prospettiva laica, esaminando che tipo di influsso ha sulla società l'istituzione ecclesiastica. Nell'intervista Kiselëv sottolinea più volte, abbastanza cinicamente, che per lui una religione vale l'altra, e la religione ha la stessa dignità delle altre tematiche di cui scrivono i giornali (politica, sport ecc.). Vale in quanto succede qualcosa di clamoroso in questo campo. Dimostra però una notevole apertura - laica, appunto - verso le confessioni cosiddette "non titolari" in Russia (e confessa a questo proposito che, in quanto laico, non sopporta discorsi sulla "canonicità dei territori" ecc.). È abbastanza antiortodosso. Kiselëv così esemplifica, tra l'altro, la sua posizione: "Com'è, ad esempio, che sotto l'influsso della Chiesa ortodossa russa dei doganieri statali possano togliere il visto dai passaporti, com'è successo al sacerdote cattolico Stefano Caprio, che svolgeva il ministero a Vladimir?…".
Sull'atteggiamento nei confronti del patriarca Aleksij: senza addentrarci nelle questioni ecclesiastiche interne, "possiamo però esaminare la dichiarazione del cittadino Ridiger sul fatto che il cattolicesimo stia facendo una crociata nella Rus', esaminarla dal punto di vista di laici che conoscono il codice penale. E giungere alla conclusione che in questo caso il cittadino Ridiger, volente o nolente, sta cercando di fomentare la zizzania religiosa…".

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