Rassegna stampa, 25 gennaio 2005
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Instabilità politica della Russia?
È un tema che ritorna abbastanza frequentemente sulle pagine della stampa, in seguito ai fatti in Ucraina e alle proteste seguite ai provvedimenti di monetizzazione delle agevolazioni concesse a diverse categorie di popolazione.
- Su «Itogi», 25 gennaio pp. 10-13, l’articolo di Oleg Odnokolenko (intitolato «La rivoluzione ha un inizio»), pur escludendo la possibilità di un «Majdan russo» (per quanto un sondaggio di ROMIR Monitoring parli di un 40% di cittadini russi che non lo escluderebbero), sottolinea che le autorità hanno motivo di preoccuparsi. Tanto più che le riforme attuali sarebbero solo il primo anello di una lunga catena di riforme necessarie quanto impopolari, che toccano gli interessi di vaste categorie di popolazione. Sul settimanale segue poi un’intervista all’economista Andrej Sharonov, vice del Ministero dello sviluppo economico e del commercio, che si esprime criticamente sulla situazione, affermando che «ci siamo mangiati le risorse della crescita, senza cambiare il carattere dell’economia e senza creare delle fonti di sviluppo economico a lunga scadenza, che devono basarsi su un sistema finanziario civile, su un sistema di legalità che tuteli il diritto alla proprietà e più in generale i diritti dell’uomo. Non siamo riusciti a portare a termine la riforma della sfera sociale, dell’istruzione e della sanità, non siamo arrivati alle riforma in campo edilizio e nel settore del gas», e così via.
- Mentre «Rodina» continua lo sciopero della fame alla Duma per fermare la legge e chiedere le dimissioni del ministro Zurabov, i quotidiani danno notizia dell’ondata di proteste in tutto il paese (una manifestazione di 2000 persone a Krasnodarsk, estendersi delle proteste contro le piaghe della corruzione, la mancanza di servizi pubblici ecc. a Stavropol’, sciopero dei mezzi pubblici a Juzhno-Sachalinsk), come comunica «Izvestija», 25 gennaio, p. 4.
- Sulla fermezza politica di Juscenko nei confronti di Putin, visibile in particolare nella nomina a primo ministro di Julija Timoscenko, insistono tutti i quotidiani (ad esempio, «Nezavisimaja gazeta», titola in prima pagina «Non ha avuto paura: Juscenko scende al compromesso con la Russia, ma intanto dimostra la propria indipendenza. Julija Timoscenko, ricercata in Russia, è diventata primo ministro dell’Ucraina»). Più duro «Kommersant», che in prima pagina dichiara: «Hanno usato Vladimir Putin per gli interessi nazionali della nuova Ucraina». Il corrispondente Kolesnikov afferma che Putin ha dovuto inghiottire anche la nomina della Timoscenko, e in più ha quasi dovuto giustificarsi davanti a Juscenko, dichiarando che la Russia non ha mai lavorato dietro le quinte nello spazio postsovietico.
Juscenko e il Patriarca
«Kommersant», 25 gennaio aggiunge poi, a p. 9, che Juscenko ha incontrato il patriarca Aleksij per ricevere i suoi auguri. Il patriarca ha menzionato lo scisma esistente in Ucraina, «in seguito al quale oggi la gente non sempre sa dove sia la Chiesa caonica, e dove invece la chiesa che professa la tradizione dello scisma, ma questo divide il popolo». Korobov, autore dell’articolo, ricorda la recente udienza dei cosacchi, nel corso della quale il patriarca aveva detto che Juscenko era sostenuto da «scismatici e uniati», manifestando le sue paure per il futuro della Chiesa ortodossa «canonica» nel paese. Il 24 gennaio il patriarca ha assunto un tono più positivo, dicendo di contare sull’aiuto del nuovo presidente per «risolvere i problemi ecclesiastici». La risposta di Juscenko: «Capiamo la situazione in cui si trova la Chiesa ortodossa ucraina, quando esistono più confessioni che hanno una propria storia di relazioni, spesso molto complicata. Io sono un credente e non dirò mai ai miei sostenitori in quale Chiesa debbano andare». Ha inoltre aggiunto che in Ucraina c’è la tradizione che il Presidente la notte di Natale vada a visitare tutte le confessioni. «Così dimostriamo la nostra tolleranza alla vita della Chiesa. Questa sarà la base della mia politica». Il quotidiano riporta un duro commento del vescovo Mark (OVCS), secondo cui i timori del patriarca sono giustificati, perché nell’entourage di Juscenko ci sono sostenitori degli scismatici.
- Il tema dei rapporti fra Juscenko e la politica religiosa è ricorrente sui siti internet specializzati in problematiche religiose: l’11 gennaio un commento di Fedor Konev su «Portal-credo.ru» sottolinea la «benedizione» impartita dal Papa al nuovo presidente tramite i parlamentari, legandola alla tradizionale politica vaticana di sostegno ai greco-cattolici, nonostante il desiderio espresso dalla Santa Sede di migliorare le relazioni con gli ortodossi. Lo stesso tema viene ripreso il 14 gennaio, sempre su «portal-credo.ru», da Evgenij Magerovskij, che sottolinea i legami che continuano a incatenare la Russia al passato sovietico, e che si rivelano esiziali per la Chiesa ortodossa russa in Ucraina. Il futuro è per i greco-cattolici, che hanno una lunga tradizione (almeno dal Concilio di Firenze del XV secolo), e non sono stati nati dal colloquio notturno con Stalin del 3 settembre 1943, che aveva ridato il via al Patriarcato di Mosca.
Dichiarazioni di Mons. Werth su «Nemeckaja volna», «portal-credo.ru», 17 gennaio
Viene riportato nelle linee generali un intervento del vescovo, un’intervista rilasciata all’agenzia tedesca KNA, in cui (commenta il sito russo), si mostra che la tensione fra cattolici e ortodossi sta attenuandosi, anche se si sentono ancora echi della vecchia inimicizia. Buona parte del merito nel miglioramento dei rapporti spetta secondo Werth al presidente Putin, che spesso difende i cattolici dagli attacchi ortodossi. Werth poi fornisce le cifre di frequenza alle chiese degli ortodossi (1%, «a ben 15 anni dalla conquista della libertà di confessione religiosa!»). Sempre secondo Werth i cattolici in Siberia sono attualmente 100.000 credenti, distribuiti su spazi sconfinati e con 50 sacerdoti al loro servizio.
Ucciso sacerdote cattolico
Il 20 gennaio è stato ucciso padre Jan Germanovskij, parroco cattolico di Brjansk, a scopo di rapina in parrocchia.
Padre Jan era nato il 6 giugno 1935 in un villaggio della Slovacchia, in una famiglia di contadini. A 31 anni il giovane, che al termine delle scuole medie aveva cominciato a lavorare, decise di farsi sacerdote e si trasferì a Bratislava per continuare gli studi. Due anni dopo Jan Germanovskij si recava a Roma, dove completò gli studi del seminario.
Venne ordinato sacerdote dal cardinal Ugo Poletti il 17 marzo 1974, e per 4 anni lavorò nella parrocchia di San Lino a Roma, per poi passare alla diocesi di Firenze dove lavorò in diverse parrocchie, prima come coadiutore e poi come parroco.
Nel 1994 padre Jan era tornato in Slovacchia, e di lì passò in Russia. Il 22 giugno 1999 l’arcivescovo Kondrusiewicz l’aveva nominato cappellano della cappella dell’Adorazione Perpetua nella casa d’accoglienza «Casa di Maria» a Mosca.
Padre Jan ha poi lavorato in diverse parrocchie, a Rjazan’, Orël e Brjansk, dov’era stato nominato parroco il 10 gennaio 2002.