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Rassegna stampa, 26 marzo 2004

Autore:
Scalfi, Romano

Aleksandr Archangel'skij, Alla mercé del vincitore, "Izvestija", 23 marzo, p. 2
La rubrica quotidiana "osservatorio" ospita un'interessante riflessione all'indomani dell'assassinio di Yassin, letta in parallelo ai recenti atti terroristici spagnoli.
Con la scelta elettorale gli spagnoli si sono posti in posizione perdente, sottoscrivendo una sorta di resa ai terroristi, mentre gli israeliani hanno in qualche modo dichiarato di essere pronti a tutto, nella loro lotta.
Nell'arrendevolezza odierna dell'Europa non ci sono convinzioni umanitarie e cristiane sul valore della vita umana e sulla necessità di essere umili, ma la perdita della volontà di vivere e della statura spirituale.
Detto che il terrorismo e il fondamentalismo sono orribili, non si può negare che l'islamismo esistente oggi anche in Europa si fonda sulla fede e sulla certezza dei motivi (sia pure falsi) per cui vale la pena di vivere e di morire. A fronte della terribile determinazione con cui marciano i fondamentalismi, l'Europa fa passi da gigante verso la sua Costituzione in cui non c'è traccia delle radici ebraiche e cristiane della civiltà europea. Solo una descrizione delle procedure burocratiche attuali e parole generiche sulla libertà, uguaglianza e diritti umani. Su quale base costruire la filosofica contemporanea della libertà, della persona, dei diritti umani? In nome di che cosa gli europei sono pronti a dare la vita? Non c'è risposta. Non certo in nome delle commissioni di Bruxelles. E se non c'è risposta, non c'è forza.
Perché allora proibire il chador, se la croce non ha più valore da un pezzo, né come simbolo storico né come ricordo della grandezza della storia europea?
Gli spagnoli in un certo senso hanno ragione: se non c'è niente per cui valga la pena di rischiare, se è perso il contenuto sostanziale dell'unità europea, se alla forza islamica si oppone l'impotenza postcristiana, perché resistere? L'Europa si prepara a vivere in un regime islamico in cui le sarà gentilmente concesso di vivere all'interno di qualche riserva.

Michail Pozdneev, La diocesi di Mosca diventerà il luogo ideale per riciclare i soldi sporchi, "Novye Izvestija", 22 marzo
I deputati della duma della provincia di Mosca hanno approvato una legge che concede alle organizzazioni religiose illimitati privilegi economici. Non v'è dubbio che la legge si estenderà presto anche alle altre province. La Chiesa ortodossa russa, a favore della quale sono state abrogate le tasse sulla proprietà e le imprese non legate al culto, diventa di fatto "zona franca".
Oggi in provincia di Mosca esistono 1254 organizzazioni, appartenenti a 19 confessioni, ma i privilegi riguardano solo gli ortodossi (1000 parrocchie, 20 monasteri e 13 rappresentanze di monasteri), che stanno rapidamente estendendo i propri possessi.
L'emendamento alla legislazione fiscale è stato introdotto in tempi-lampo, in seguito a una lettera "lacrimosa" del patriarca e di Juvenalij al governatore Gromov. Quindi possono continuare indisturbate tutte le attività commerciali più o meno illegali di cui il patriarcato è stato più volte accusato, e al centro delle quali sarebbe il metropolita Kiment, ex collaboratore di Kirill e attuale cancelliere della diocesi di Mosca, oltre ad Evgenij Parchaev, attuale direttore della ditta Sofrino, dal passato poco pulito (era stato arrestato per furto), ma che adesso si è rifatto una reputazione e si è addirittura presentato candidato alle elezioni della Duma.
La mancanza di ogni controllo fa della Chiesa ortodossa oggi il luogo ideale di riciclaggio dei soldi sporchi.

Intervista del metropolita Kirill, "Servizio-stampa del Patriarcato", 22 marzo
Intervista radiofonica del 18 marzo, in cui Kirill ha risposto alle domande degli ascoltatori di radio "Voce della Russia" (diffusa in 160 paesi e 32 lingue).
Si pone l'accento sulla rinascita della Chiesa ortodossa a tutti i livelli, a differenza del degrado religioso che si osserva in Occidente.
Tra le telefonate giunte da tutto il mondo, ce n'è stata una dalla parrocchia dell'Immacolata Concezione di Mosca sui rapporti con il Vaticano e le prospettive di un incontro tra il Patriarca e il Papa, a cui Kirill ha risposto ricordando che in epoca sovietica i rapporti erano ottimi, di collaborazione soprattutto a livello teologico e culturale, e poi sono peggiorati a causa delle mire di espansione della Chiesa cattolica. Ha ribadito che "siamo a favore del fatto che i cattolici si occupino qui dei propri fedeli, li curino e abbiano tutto ciò che serve loro per questo. Loro però, almeno fino a poco fa, erano orientati alla missione, cioè a un lavoro missionario tra il nostro popolo", che è ortodosso o di tradizioni ortodossi. Kirill sottolinea che questo ha portato a "tristissimi casi di conversione e passaggio alla fede cattolica di persone che per nascita, educazione e addirittura per battesimo erano ortodosse. Un esempio lampante sono i progetti di creazione di un monastero cattolico a Nizhinij Novgorod. Ma ditemi voi, per favore, che cos'hanno a che fare con Nizhnij Novgorod capuccini (!) lituani o polacchi?".
A una domanda dalla Palestina, sui rapporti tra ortodossia e islam in Russia, il metropolita risponde dicendo che in passato i rapporti erano buoni, sono un po' cambiati dopo il crollo dell'URSS a causa di influenze islamiche esterne, anche se al recente Forum interreligioso svoltosi a Mosca si è visto un esempio vivente di tolleranza e collaborazione.
A un'altra domanda, sulle ripercussioni avute dal crollo dell'URSS sulla Chiesa ortodossa, Kirill risponde che "la disgregazione del nostro paese è stata indubbiamente una catastrofe geopolitica, storica, bisogna chiamare le cose con i loro nomi". "Anche la Chiesa ortodossa ha sofferto e accusato danni da questi avvenimenti. È ben noto che in molte ex repubbliche dell'Unione Sovietica hanno preso il potere forze molto nazionaliste. Facciamo almeno l'esempio dell'Ucraina, dove i "nazionalisti-radicali si sono fatti una propria chiesa su misura, che educasse il popolo in uno spirito di odio per la Russia. Chi è entrato a far parte di questa chiesa? Russofobi, gente che va in bestia al solo sentir nominare Mosca...". Anche se, aggiunge, la Chiesa canonica ha oggi indubbiamente riguadagnato le posizioni che aveva perso nei primi anni della divisione.

Klara Gudzik, Intervista all'ex Nunzio Eterowicz, "Den'", 25 marzo
Ricordando che il Nunzio sta per lasciare l'Ucraina (dove aveva riscosso grande stima e simpatia nei più diversi ambienti culturali e confessionali), per il nuovo incarico di segretario del Sinodo dei vescovi, l'autrice gli chiede un consuntivo dei 5 anni di esperienza ucraina. Questi cita l'incremento economico, che tuttavia non giunge ancora ad assicurare benessere alla popolazione, e quello religioso delle diverse confessioni, sia a livello di clero che di laicato.
In Ucraina - dice - la Chiesa cattolica è riconosciuta come una delle confessioni tradizionali, anche se la maggioranza dei cittadini (almeno dal punto di vista sociologico) si dichiara ortodossa. La Chiesa cattolica comunque è ben radicata, sia attraverso i 5 milioni di fedeli greco-cattolici, sia attraverso i latini (1 milione), che dal XIV secolo avevano una sede metropolitana in questi territori. Esiste poi una piccola comunità di cattolici armeni, che sta rinascendo pur tra le difficoltà.
La presenza della Chiesa cattolica, una ma composta delle due grandi tradizioni orientale e occidentale è una riprova della policonfessionalità dell'Ucraina, tradizionale storicamente ma impedita nell'epoca sovietica.

Mons. Eterowicz riporta poi alcuni dati sulla Chiesa cattolica in Ucraina: i greco-cattolici in Ucraina hanno 12 diocesi ed esarcati, con 2230 sacerdoti; 5 seminari con 800 studenti, 13 comunità monastiche femminili e 6 maschili. A L'vov esiste un'Università cattolica. I latini hanno 7 diocesi e 742 sacerdoti, 3 seminari con 174 seminaristi, molte comunità monastiche che imprimono un notevole dinamismo all'attività pastorale. A Kiev esiste l'Istituto di scienze sociali San Tommaso d'Aquino, a Gorodok un istituto di catechesi.
Rallegra inoltre che la Chiesa cattolica sia viva, attiva, presente nella società, anche se naturalmente ha i suoi problemi di crescita.

Alla domanda sui mutamenti nell'identità nazionale, Eterowicz risponde che, grata per l'aiuto offerto in passato dall'Occidente, la Chiesa in Ucraina sta diventando sempre più radicata nel paese. Oggi circa la metà del clero è ucraino, ma è molto importante mantenere un'apertura ai contributi e agli scambi di doni tra le diverse nazionalità.

Sull'evolversi dei rapporti tra latini e greco-cattolici, dice che esiste una sostanziale unità, che può contribuire a far risolvere i problemi esistenti. Attualmente a questo scopo è stata costituita una commissione mista di vescovi latini e greco-cattolici.
Giudizio sulla visita a Mosca del card. Kasper: l'incontro tra rappresentanti delle Chiese cattolica e ortodossa è un fenomeno normalissimo, e in questa luce va vista anche la visita in questione. Il cardinale ha potuto prendere atto delle reazioni negative della Chiesa ortodossa russa alla costituzione del patriarcato, che sottoporrà al Santo Padre. Va osservato che esistono anche altri punti di vista, che si basano in particolare sul Concilio Vaticano II che prevede l'istituzione di nuovi patriarcati "là dove fosse necessario". Tale istituzione è di competenza del Concilio Ecumenico o del Papa.
La soluzione del problema è quindi nelle mani del Papa, che prenderà la decisione necessaria a tempo opportuno. Egli ben conosce la situazione della Chiesa cattolica in Ucraina, e tiene anche conto della situazione della Chiesa cattolica in altri paesi, e delle sue relazioni con le Chiese ortodosse.
Mons. Eterowicz parla poi con grande stima della Chiesa greco-cattolica che ha avuto modo di conoscere da vicino in questi anni: "È una Chiesa che custodisce interamente la grande tradizione dell'Oriente cristiano, comune con le Chiese ortodosse".

O. Kravec, V. Gromak, S. Anisimov, Smantelleremo mattone su mattone, "Novye Izvestija", 25 marzo
Corrispondenti di Kaliningrad e Nizhnij Novgorod riprendono il tema dell'intolleranza ortodossa, attraverso le manifestazioni di domenica 21 marzo a Mosca contro i krishnaiti, quelle di Kaliningrad contro la costruzione di una moschea e di Nizhnij Novgorod circa il famoso carmelo. La posizione degli autori è interamente a favore delle "minoranze oppresse", pur partendo da posizioni fondamentalmente laiche.

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