Rassegna stampa, 3 ottobre 2003
- Autore:
- Curatore:
A. Dunaev, L'Europa ha voltato le spalle a Dio, "Ogonek", 15-21 settembre, p. 14-19
A. Nikonov, Dio è con noi!, "Ogonek", 15-21 settembre, p. 20-21
NB. Ampi articoli con foto, su uno dei settimanali più diffusi e noti fin dall'epoca sovietica. Indicativi della mentalità anticristiana sempre più diffusa nel mondo intellettuale.
Ciò che sta veramente a cuore all'autore del primo articolo è quello che dice a conclusione: la nuova Europa domani potrebbe esigere dalle "euro-confessioni una ristrutturazione ancor più radicale, cioè la rinunzia al preteso monopolio della verità, perché proprio questo è l'elemento di principale divisione tra la gente nelle religioni. Ogni confessione si ritiene la più vera, giusta, vicina a Dio. Quindi tutti gli altri sono eretici, gente che ha meno ragione o addirittura ha torto. Loro sono più lontani da Dio, e noi più vicini. Noi siamo migliori, e loro peggiori… Il male fondamentale della religione è la pretesa della propria eccezionalità… In ogni predica, si sente dire dal pulpito: solo la nostra ditta vende la vera salvezza!… Questa gente acconsentirà a dire ai propri fedeli: anche le altre religioni sono buone, anche da loro potete avere la Salvezza, scegliete la Chiesa che volete, sono tutte sulla retta via, perché non esiste né giudeo, né greco… Lo diranno, l'orgoglio glielo consentirà?".
"Un'altra questione, che dal punto di vista dello Stato la religione sia utilissima, perché permette di dominare gli uomini, esattamente come la polizia o i tribunali. Solo che la polizia agisce dall'esterno, e la Chiesa dall'interno, cosa anche più economica rispetto all'arrestare, mettere in galera e tenerci la gente. Per questo io, ateo, se fossi un capo di Stato, comincerei a "impiantare" una religione: con calma, urbanamente, farei in modo che la maggioranza diventasse credente. Però sceglierei una religione un po' migliore dell'ortodossia, che non è stata l'invenzione migliore. Lo Stato ha bisogno di una religione che non sostenga i più poveri e miseri, ma dica che il successo viene da Dio, e quindi se nella vita hai successo, sei gradito a Dio. Cerca di essere forte, ricco, sano, cerca di avere successo. E non invece sporco, malato e senzatetto. Nelle chiese ortodosse, dovunque si entri, sono tutti cupi, tetri. Dai battisti, invece, nelle chiese (che non assomigliano neppure a chiese, certe volte non c'è neppure la croce, sembrano normali stanze), la gente si diverte, canta. Occorre una sorta di club di interessi, per gente solida. Occorre una religione per la vita, e l'ortodossia è una religione per la morte".
Il secondo articolo esamina invece la situazione in Russia, dove "a differenza della rapida rivoluzione bolscevica, l'espansione clericale si è verificata quasi inavvertitamente. Tutto è cominciato dall'innocua restituzione delle chiese. E pian pianino il pretume più oscurantista, più medioevale è penetrato in tutti i pori dell'organismo sociale".
Seguono, in tono incattivito, una serie di accuse di malversazioni economiche, corruzione, immoralità che la gerarchia attua, "esigendo per sé privilegi, e per noi l'introduzione della moralità ortodossa nella Rus'". L'autore si scaglia, in particolare, contro l'insegnamento dei "fondamenti di cultura ortodossa", e cita come contraltare l'associazione atea ATOM (cfr. Rassegna del 2 ottobre) e il suo presidente Krajnev.
A fianco dell'articolo appare un intervento del protoierej Michail Ardo, che denuncia il connubio tra il patriarcato di Mosca e il potere vigente.
In tutta la pubblicazione si mischiano evidenti mistificazioni ideologiche e amare verità, come in questa conclusione di Ardo: "Per quanto i gerarchi ortodossi vadano cianciando che la Russia è un paese ortodosso, che è in atto una rinascita spirituale della nazione, in realtà si scambiano i sogni con la realtà. La realtà è che i fedeli del patriarcato di Mosca non superano il 3% della popolazione. A Mosca e circondario, in questa megalopoli di 12 milioni, la notte di Pasqua non vanno in chiesa più di 200.000 persone. E' una miseria. E invece, chi non va in chiesa la notte di Pasqua non ha diritto di considerarsi cristiano. Non è una rinascita spirituale quello che sta avvenendo da noi, al contrario, la gente prova repulsione per la Chiesa".