Rassegna stampa, 30 aprile 2004
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Aleksandr Zhuravskij e Boris Zhukov, Commenti alla dichiarazione di Putin, "Ezehndel'nyj zhurnal", 26 aprile
È a tema la recente dichiarazione di Putin sulla possibilità di un sostegno dello Stato alle religioni tradizionali (cfr. Rassegna 22 aprile). Zhuravskij sottolinea che in realtà esiste una politica confessionale in tutti gli stati europei e negli USA, sebbene qui non esistano delle religioni di Stato come tali. Ignorare questa tradizione (o tradizioni) può essere pericoloso, come sta avvenendo per l'Europa scristianizzata nell'incontro-scontro con l'islam.
Per la Russia - continua Zhuravskij - conservare una tradizione è una questione di sopravvivenza per lo Stato. Se è necessaria la tolleranza per le minoranze, non significa che le religioni maggioritarie debbano ricusare i privilegi che spettano loro.
Alla domanda se debbano esserci delle preferenze per le religioni tradizionali (ovvero dominanti), lo Stato risponde in termini pragmatici, preferendo le tradizioni che lo rafforzano. Comunque, l'autore è convinto che non sia all'ordine del giorno una revisione della legislazione sulle confessioni dominanti. Non è un caso che in seguito alle riforme amministrative i problemi delle relazioni tra Stato e confessioni siano diventate di competenza del nuovo Ministero della cultura e delle comunicazioni di massa, come ha confermato dopo l'incontro con il patriarca il ministro Sokolov: cioè lo Stato considera nella sua politica la religione innanzitutto come un fenomeno della cultura nazionale.
Zhukov sottolinea che da tempo - nonostante quello che si legge nella Costituzione - esistono religioni di diverse categorie: un posto particolare spetta all'ortodossia, al patriarcato di Mosca, i cui privilegi sono già corrispondenti a una religione di Stato. Le altre cosiddette religioni tradizionali (islam, ebraismo e buddismo) possono contare solo su una protezione simbolica da parte dello Stato, e solo all'interno dei propri territori o gruppi nazionali.
Se si aggiunge il veto fatto agli ortodossi di passare ad altre confessioni, il diritto esclusivo dell'ortodossia alla missionarietà ecc., si torna a un modello di relazioni Stato-Chiesa simili alla fine del XIX secolo con Pobedonoscev.Non si dimentichi che i risultati di un secolo fa furono disastrosi: una Chiesa che si difende con il braccio statale, perde di autorità morale.
Nuova alleanza trasversale alla Duma, "Russia e mondo islamico: dialogo strategico", "portal-credo.ru", 28 aprile
L'associazione è stata creata per iniziativa di "Rodina", e sono entrati a farne parte 60 deputati, appartenenti a gruppi diversi, di "Edinaja Rossija", del partito comunista e di quello di Zhirinovskij. Il compito della nuova associazione sarebbe quello di preparare progetti legge su questioni inerenti "ai problemi dello sviluppo di relazioni tra Russia e mondo islamico, organizzazioni islamiche internazionali".
L'FSB di Niznij Novgorod dichiara guerra alle sette, "portal-credo.ru", 27 aprile
L'FSB locale ha infatti denunciato il tentativo di associazioni religiose socialmente pericolose di infiltrare propri membri negli organi del potere statale, dell'istruzione e della sanità allo scopo di estendere il proprio influsso, citando il caso di Dianetica, shentology e così via.
A Pietroburgo istituito un Consiglio sociale sulla pubblicità nei mass media e per le strade della città su iniziativa degli ortodossi, "portal-credo.ru", 28 aprile
Si è svolto in questi giorni il primo incontro del Consiglio, nei locali della Lavra di Aleksandr Nevskij. Oltre ad associazioni ortodosse, vi partecipano i giovani di Putin, L'Unione degli scrittori di Pietroburgo. L'idea guida è un'affermazione della dottrina sociale ortodossa secondo cui "il cristiano deve intervenire apertamente in modo legale contro la violazione dei precetti divini effettuata dalla società e dallo Stato".
All'incontro sono state presentate foto e pubblicità particolarmente indecenti visibili in città, sottoposte al parere di esperti e sociologi; la loro conclusione sarà poi notificata agli organi del potere, ai media e alla procura.
Sergej Popov, La situazione delle confessioni in Russia, "Religija i SMI.ru", 28 aprile
È qui intervistato un noto politico, attualmente presidente del Comitato della Duma per le questioni delle organizzazioni pubbliche e religiose.
L'intervistatore gli fa presente che nel maggio 2004 ci saranno udienze parlamentari sul problema della legislazione vigente sulla libertà di coscienza. Che prospettive ci sono in questo senso? Popov risponde che bisogna innanzitutto analizzare la situazione formatasi, secondo uno spettro che comprenda la vita delle confessioni religiose anche sotto l'aspetto economico, sociale, educativo. Oggi le confessioni vivono in uno spazio civico di tipo giuridico, economico e politico; nel Comitato da lui diretto non rientrano però i problemi specifici delle esenzioni fiscali, delle proprietà immobiliari e delle restituzioni, e quindi lavorerà in collaborazione con organismi e comitati ad essi deputati.
L'intervistatore lo interroga poi sul problema dell'insegnamento della religione nella scuola. Popov dice che per ora non si parla di educazione religiosa come materia appositamente inserita nella scuola, perché la Russia è uno Stato laico, pluriconfessionale, in cui vanno tenute presenti tutte le componenti storiche, culturali e nazionali. È ammissibile una materia facoltativa come "Fondamenti di cultura ortodossa", introdotta in più rispetto ai programmi e se i genitori lo desiderano, anzi in molte province è già stata introdotta. Critica inoltre l'atteggiamento di disprezzo della religione e tradizione ortodossa assunto da alcuni "centri e fondazioni che si dichiarano in difesa dei diritti umani" e che hanno fatto vere e proprie campagne denigratorie contro la Chiesa ortodossa.
Quanto alla recente contestata legge su riunioni e dimostrazioni pubbliche, Popov dice che la Duma ci sta lavorando attivamente per introdurvi emendamenti e correzioni (oltre 350 già proposti, e proponibili fino al 30 aprile).
A. Sagan, A. Kolodnyj, Il Nunzio in Ucraina diventerà nunzio?, "RISU - servizio di informazione religiosa in Ucraina", 26 aprile
Monsignor Jurkovic riuscirà veramente a diventare "nunzio" nel senso più ampio del termine? Certo, ha dalla sua una vasta esperienza di vita e di lavoro nel paese dell'"ateismo ortodosso". Ma l'Ucraina ha una specificità molto particolare, perché oltre alla più grande Chiesa greco-cattolica che oggi avanza pretese a diventare un patriarcato, vi esiste anche una delle sottosezioni più aggressive del patriarcato di Mosca, e per di più un potere che non ha ancora deciso che cosa vuole costruire in questo paese ex-socialista...
Prima che arrivasse mons. Jurkovic abbiamo visto continui tentativi della Nunziatura di agire con tatto nei confronti del patriarcato di Mosca, soprattutto dopo gli aperti attacchi contro la Chiesa Cattolica nella Federazione Russa: si è visto soprattutto nel suo ignorare completamente le iniziative del patriarcato ucraino e della Chiesa autocefale.
La spiegazione di questo atteggiamento è stato dettato dal Vaticano (o da Mosca), in quanto sono "Chiese non canoniche". Tuttavia, sulle labra di un ambasciatore straniero questi giudizi sono già un'ingerenza nelle questioni interne dell'Ucraina, che innesca conflitti interconfessionali…
I nunzi finora hanno privilegiato nei greco-cattolici gli aspetti cattolici più che quelli orientali; sembrano più ambasciatori della Chiesa cattolica che dello Stato vaticano. Con il rispetto dovuto a monsignor Eterowicz, gli ucraini non hanno mai visto instaurarsi degli scambi culturali e scientifici tra Vaticano e Ucraina, a livello di libri, mostre ecc. Così pure, non si è mai posto il problema di un concordato, nonostante il rilevante numero di fedeli di ben due Chiese cattoliche.
L'attività di monsignor Franco e poi Eterowicz dava l'impressione che fossero loro, e non il cardinal Javorskij, i primati, dato che erano loro a prendere molte importanti decisioni. È merito loro se si è passati dalle 452 comunità latine registrate nel 1992, alle oltre 1000 dell'inizio del 2004.
Dal punto di vista istituzionale particolarmente attivo è stato monsignor Eterowicz, molto interessato alla cultura ucraina, che ha risollevato l'autorità morale della Chiesa cattolica e ha portato a far registrare circa 200 nuove comunità latine (nel frattempo i greco-cattolici sono aumentati solo di 100 comunità), dando vita anche a monastero, associazioni di beneficenza ecc. Va citato inoltre il grande successo della visita del papa.
D'altro canto, l'arcivescovo non ha aiutato i greco-cattolici a risolvere i propri problemi. Anche se l'ultima parola spetta al Vaticano, lui ha fatto tutto il possibile? Il giudizio degli autori è quantomeno scettico. Si auspica che il nuovo Nunzio continui sulla buona strada del precedente, aprendo però maggiormente ai greco-cattolici.