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Rassegna stampa, 9 aprile 2004

Autore:
Scalfi, Romano



Intervista del metropolita Kirill sul viaggio in Polonia a "Radio Golos Rossii", "Servizio-stampa del patriarcato", 6 aprile
Il metropolita fa rilevare che durante l'incontro con il cardinal Glemp si è detto che l'energia spirituale che potrebbe influire sulla salvaguardia dei valori spirituali in Europa è la Chiesa cattolica in Occidente e quella ortodossa in oriente, e che dobbiamo collaborare a questo scopo.
Sottolinea inoltre la grande importanza avuta dell'ultima visita a Mosca del cardinal Kasper. "Forse per la prima volta negli ultimi 12 anni il nostro dialogo è stato costruttivo: l'alto esponente della Chiesa cattolica, che ha la responsabilità delle relazioni con il mondo ortodosso, ha riconosciuto l'esistenza di problemi al loro interno. Così, il vaticano ha finalmente reagito alla posizione della Chiesa ortodossa russa, che già da anni asserisce che la politica missionaria della chiesa cattolica, l'attività del clero cattolico nel territorio della Russia e dei paesi della CSI costituisce un ostacolo alle normali relazioni tra ortodossi e cattolici.
Purtroppo, fino a poco tempo fa le nostre dichiarazioni che esprimevano la preoccupazione per i reali problemi esistenti nelle relazioni cattolico-ortodosse, non venivano prese in considerazione dal vaticano. Ci dicevano che questi problemi non esistevano, o erano virtuali, o l'esito di un'errata interpretazione dei fatti. Le incomprensioni nelle più disparate sfere e il reciproco sospetto sono insorti solo perché nel corso di questi 12 anni la parte cattolica ha respinto il fatto stesso dell'esistenza di tali problemi. Oggi la parte cattolica ha riconosciuto la necessità di lavorare alla loro soluzione, è stata creata una Commissione mista. Speriamo molto che il dialogo cattolico-ortodosso acquisti una nuova dimensione, perché il dialogo nasce solo quando c'è un reale oggetto di discussione. Oggetto di discussione può diventare la pratica pastorale della Chiesa cattolica nel contesto delle relazioni cattolico-ortodosse in Russia e nei paesi della CSI".

Nadezhda Kevorkova, Fissata la data per la riconciliazione tra le Chiese, "Gazeta", 7 aprile
Le trattative ufficiali tra il patriarca Aleksij II e il metropolita Lavr, capo della Chiesa ortodossa russa all'estero avranno luogo a Mosca il 18 maggio. Si auspica che conducano alla ricomposizione di uno scisma che si protrae ormai da 80 anni.

In Ucraina aumenta il numero delle organizzazioni religiose e dei credenti, "religare.ru", 7 aprile
Ogni anno si osserva un incremento del 3-5%; la percentuale dei credenti all'inizio del 2004 era del 45-50%: questa la dichiarazione del Ministro della Giustizia ucraino Aleksandr Lavrinovic relazionando sull'attività svolta l'anno scorso dal Comitato statale per gli affari religiosi, nella giurisdizione del suo ministero.
Il numero delle organizzazioni religiose registrate, nel 2003 in Ucraina è aumentato di 1.200 unità. Al 1° gennaio 2004 nel paese erano rappresentate 55 confessioni, nel cui ambito operano 29.785 organizzazioni religiose.
Secondo le parole di Lavrinovic, la confessione dominante continua a essere quella ortodossa, che attraverso le tre Chiese esistenti (il Patriarcato di Mosca, il Patriarcato ucraino e la Chiesa autocefala) costituisce il 52,2% del numero complessivo delle organizzazioni religiose. Si osserva tuttavia la tendenza a una diminuzione della loro percentuale rispetto al totale. L'anno scorso l'incremento della Chiesa autocefala è stato del 4%, il Patriarcato di Kiev si è incrementato del 2,1%, il Patriarcato di Mosca del 3,3%, con indici inferiori a quelli degli anni precedenti.
Indici stabili di incremento, sempre secondo i dati del Ministero della Giustizia, hanno invece presentato le comunità dei testimoni di Geova, della Chiesa neoapostolica e dei mormoni, mentre i krishnaiti si sono mantenuti sui livelli del 2002 (le loro comunità sono concentrate nell'area sud-orientale del paese).
Nel corso del 2003 è salito fino a 900 il numero delle comunità religiose di minoranze nazionali: quasi la metà (467) sono musulmane, 240 quelle ebree, 112 quelle della Chiesa transcarpatica (ungherese) riformata, 40 quelle della Chiesa luterana tedesca, 24 quelle della Chiesa armena apostolica e cattolica. La maggior parte delle comunità su basi etnoconfessionali è registrata in Crimea.

La religione è importante per il 44% dei russi, "religare.ru", 7 aprile
Un sondaggio di ROMIR Monitoring (11-15 marzo, su un campione di 1.600 persone in 107 insediamenti urbani e rurali della federazione Russa), conferma che la religione in qualche misura è importante per i russi: importante per il 44%, molto importante per il 13%; il 29% ha detto che non è molto importante, mentre non ha nessuna importanza per l'11%. Il 3% si è astenuto dal rispondere.
Il 53% della gente non frequenta le funzioni religiose, il 16% ci va solo in occasione delle grandi solennità; l'11% ci va qualche volta all'anno, il 10% meno di una volta all'anno.
L'89% degli interpellati non osserva il digiuno quaresimale, l'11% lo osserva, mentre un analogo sondaggio del ROMIR prima della Quaresima aveva mostrato un 22% di gente intenzionata a praticarlo.
Le più religiose si sono dimostrate le donne e le persone anziane, mentre tra gli uomini e i giovani compresi tra i 18 e i 24 anni hanno dato prevalentemente risposte negative.

Sergej Lukashevskij, La nuova politica religiosa, "Russkij zhurnal", 7 aprile
La sfera delle relazioni con le organizzazioni religiose è tra quelle in cui la posizione dello Stato è rimasta per ora indeterminata, e non esiste ancora una concezione definita.
Gli ultimi discorsi del 26 marzo al Forum dei popoli del Caucaso, e durante le feste di Natale fanno pensare a un avvicinamento dello Stato alle religioni tradizionali. Si osserva anche una tendenza a conferire privilegi alla Chiesa ortodossa, sebbene i suoi credenti attivi non superino il 10 %, e la Chiesa non costituisca un'autorità morale per la società, fuori del perimetro degli edifici di culto. Proprio per questo, forse, il patriarcato di Mosca ricorre alla protezione dello Stato, non trovando altri metodi di lavoro con la popolazione al di fuori di quelli amministrativi.

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