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Russia: Problemi demografici

Fonte:
CulturaCattolica.it

A chi è necessario il popolo russo? Con questo titolo ‘Novaja politica’ ha commentato il convegno svoltosi a Mosca l’8 dicembre scorso organizzato dalla Banca internazionale. “La Russia – affermava uno dei conferenzieri – sta attraversando una devastazione demografica… All’inizio degli anni ‘60 la durata media della vita aveva raggiunto più o meno il livello degli USA, oggi in Russia, rispetto all’Europa, la durata della vita è inferiore di circa 15 anni”. La popolazione della Russia, così hanno spiegato gli stranieri terrorizzati, guarda con menefreghismo alla propria salute: due sono i fondamentali fattori di comportamento, il fumo e l’alcool. Il numero dei russi ogni anno diminuisce di circa 750.000 unità. Se questa tendenza dovesse continuare nell’arco dei prossimi 50 anni, c’è da aspettarsi una riduzione del numero della popolazione superiore al 30%.
Un giornale svizzero, richiamandosi al Convegno dell’8 dicembre scorso, si è scatenato con un articolo da panico: “In Russia il 25% degli uomini muore dai 15 ai 60 anni, mentre in Svizzera ne muore meno del 10%. I russi hanno un comportamento di vita per niente salutare ed è per questo che frequentemente si ammalano e sono meno produttivi”.
Secondo le statistiche la durata media della vita in Russia è di 66 anni, mentre in Svizzera è di 80. Se i russi avessero un sano comportamento di vita come nei 15 paesi dell’Unione europea, il numero della popolazione, sempre secondo i calcoli della Banca internazionale, sarebbe di 160 milioni e non 143 milioni, come sono attualmente.
I commentatori russi confutano in parte questi dati, perché occorre tener conto anche della caduta della natalità. Secondo i dati dell’ultimo censimento, su mille donne di tutte le età, 175 non sono mai state sposate, 180 sono vedove, 110 sono separate. Ciò vuol dire che quasi la metà delle donno vivono da sole. Di queste mille donne nell’età dai 25-30 anni, 219 non si sono ancora sposate, 106 sono separate e 11 sono vedove. Le donne sole non sono quindi una metà, ma un terzo.
E non è tutto purtroppo. Secondo i dati dell’ultimo censimento le donne da noi sono quasi il 15% in più degli uomini. Non possiamo aspettarci l’allineamento del rapporto fra i due sessi. Di conseguenza i nostri scienziati pronosticano: a metà del secolo XXI il numero delle possibili madri sarà drasticamente ridotto. Se ci saranno meno madri, naturalmente anche i figli diminuiranno. E la popolazione della Russia, che dal 1992 è in continua diminuzione, continuerà a diminuire ulteriormente. Queste le prospettive.
Dobbiamo pure notare che una particolare preoccupazione per la crisi demografica è espressa anche dai rappresentanti delle autorità supreme del paese, perfino da Sergej Mironov, speaker del Consiglio della Federazione e leader del partito della vita. Così il 2 giugno su ‘Novaja Politika’ fu pubblicata un’intervista a Mironov dove lui stesso, fra le varie proposte, suggerisce: “Perché non aumentare un contributo al bilancio del mio ministero, come ha consigliato anche il Presidente? Questo aumento di contributi influirà anche sul numero dei figli in famiglia. Per esempio, se una famiglia ha un figlio aumentare lo stipendio del 40%, se due dell’80%, se tre del 120%. Perché non agevolare le famiglie che hanno tre figli assicurando anche l’istruzione gratuita? Così ogni famiglia numerosa sarà costretta a riconoscere che questo diritto loro riconosciuto sarà per il futuro un buon capitale di base”.
Purtroppo, le sue iniziative, come le sue proposte, per far entrare i conti bancari in favore dei nuovi nati, affinché in età adulta possano usufruire di una ragguardevole somma, non trovano alcun sostegno. Si può ricordare che un tempo, nell’Ungheria socialista ai giovani genitori (anche a quelli non del tutto giovani) veniva loro assicurata una somma del tutto rispettabile per i pannolini. E anche nella non meno socialista (a quel tempo) Cecoslovacchia, le famiglie giovani ricevevano un appartamento, il cui costo si abbassava di un terzo alla nascita di ogni figlio (da notare che nelle società ‘socialiste’ gli appartamenti, normalmente squallidi, offerti dalle cooperative socialiste, avevano un affitto molto basso).
Ciononostante i burocrati russi non hanno alcuna fretta di ispirarsi a questi esempi, e gli esperti demografi, e i loro vicini, fan di tutto per tranquillizzare gli uomini al potere, assicurando che la Russia si muove nell’alveo delle tendenze generali. Così Anatolij Vishnevskij, il più noto dei demografi russi attuali, dirigente del ‘Centro di demografia ed ecologia, uomo dell’Istituto di prognosi economico-popolare, membro del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, afferma: “La popolazione attiva comprende non soltanto i pensionati, ma anche i bambini, e non sappiamo di chi sia il lavoro più pesante. Probabilmente il secondo perché i bambini hanno più esigenze. Per questo la bassa natalità ha pure i suoi aspetti positivi: da un punto di vista economico la nostra situazione è molto favorevole: meno di 700 persone a carico di 1000 lavoratori. Questa è la miglior proporzione degli ultimi cinquanta anni”.
Se c’è da credere al Signor Vishnevskij, nella storia mondiale il miglior specialista in problemi demografici fu il re Erode, il quale al suo tempo risolse in modo radicale il problema del peso dei figli nell’economia giudaica.
Per di più fra noi si sta diffondendo l’idea (condivisa da persone altolocate) che esistendo in Russia un’economia fondata sulle materie prime le risorse lavorative sono necessarie soltanto là dove esistono materie naturali sfruttabili. La presenza dell’uomo è ancora necessaria nelle imprese che producono materiale tecnico. Tutti gli altri cittadini (compresi evidentemente anche gli autori di questa teoria) non sono necessari al paese: quanto meno sono gli uomini, tanto meno sono le spese sociali e tanto meno le imposte da esigere dalle compagnie che si occupano di materie prime.
Per le altre necessità del paese si può chiamare la forza lavorativa dagli altri paesi. Oggi dal Tagikistan, dall’Ucraina e dalla Moldavia. Domani, quando questi paesi avranno superato la Russia come livello di vita, dai paesi eccessivamente popolati come l’India, il Ciad, Burundi e Angola, i quali, per il momento, non sono minacciati da una brusca crescita del tenore di vita. C’è da dire che questa idea ispira pure il nostro governo: di recente esso ha preso la risoluzione che la quota dei lavoratori emigranti per il prossimo anno sia aumentata di una volta e mezzo.
Ma il tema sugli emigranti è un tema che riserviamo ad un prossimo articolo. In conclusione possiamo dire soltanto una cosa: lo stato che si comporta in modo così schifoso nei confronti dei suoi cittadini è destinato alla rovina. Recentemente abbiamo visto a sazietà la Francia in fiamme. Nell’incarnare nella vita le idee sopra descritte potremo vedere fra non molto la Russia in fiamme. Solo che ad accendere il fuoco, da noi, non saranno gli immigrati dall’Asia o dall’Africa, ma i figli ed i nipoti, affratellati nella società di immigranti, di coloro che difendono le idee delirati che non sia necessario avere una popolazione a maggioranza indigena.
I fondamenti ai futuri incubi si pongono ora.

Da ‘novopol.ru’ 13 dicembre 2005

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