Russia: Rassegna stampa, 17 marzo 2006
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Intervista a Mons. Joseph Werth, «portal-credo.ru», 16 marzo
L’intervista è stata rilasciata dal vescovo in occasione della sue recente visita a Leopoli, per discutere con il cardinal Husar alcuni problemi della vita dei Greco-cattolici in Russia. Mons. Werth rileva che «in Russia probabilmente solo l’1% della popolazione è veramente religioso. I cattolici in Russia hanno la possibilità di praticare normalmente la propria fede. Nella Federazione Russa abbiamo 4 diocesi, un seminario, si costruiscono chiese a cappelle. Chi in passato ha sofferto persecuzioni e mancanza di libertà, ora si sente pienamente a suo agio».
Sottolinea che in Russia esistono forti minoranze etniche cattoliche (600.000 tedeschi, decine di migliaia di polacchi, circa 3 milioni di ucraini e altre nazionalità ancora), che però in epoca sovietica sono state fortemente russificate. Per questo la liturgia e la predicazione si svolgono al 95% in russo.
Gli ucraini greco-cattolici in Russia potrebbero essere (se si ripete la statistica dell’Ucraina), circa 300.000, cioè il 10% della minoranza etnica. Quanti hanno conservato fede e tradizioni greco-cattoliche? Difficile dirlo, probabilmente meno ancora dei latini, per mancanza di sacerdoti. Cita il caso della parrocchia siberiana di Prokop’evsk, dove padre Vasilij Pudka aveva cominciato a celebrare fin dal 1959, e dove quindi si è mantenuta sempre una comunità viva. Negli ultimi 15 anni nella diocesi di Novosibirsk sono state registrate 4 parrocchie greco-cattoliche (due in provincia di Kemerovo, a Prokop’evsk e Novokuzneck, e due in provincia di Omsk, a Omsk e Sargatskoe), mentre nel rimanente territorio russo sono stati registrati gruppi di rito orientale. Attualmente in Russia operano 16 sacerdoti greco-cattolici.
Rispetto ai greco-cattolici russi, dice che si tratta soprattutto di «fedeli virtuali», che esistono soprattutto in internet più che nella realtà, e polemizza sui sacerdoti che passano dall’ortodossia al cattolicesimo più per interessi economici che per convinzione. Proprio costoro sarebbero stati i promotori del cosiddetto «Sinodo di Sargatskoe» dell’agosto 2004.
Parlando dell’esarcato russo di rito bizantino, dice che “è prematuro farlo rinascere, perché i fedeli si contano sulle dita. C’è stato un gran numero di martiri in questo esarcato, verrà il tempo in cui sarà ripristinato”.
Lettera di ringraziamento del patriarca Aleksij al Sindaco di Mosca Luzhkov, che ha proibito lo svolgimento di una «gay-parade» nella capitale, «sedmica.ru», 16 marzo
La manifestazione, definita dal presule russo come una «azione pubblica di propaganda di immoralità e di peccato», era stata programmata per la primavera prossima.
Continuano le polemiche dei musulmani
Su «Izvestija», 16 marzo, si annuncia che alla fine di marzo diventerà operativo nella Duma di Mosca un consiglio di esperti sulle relazioni fra le nazionalità, cui parteciperanno rappresentanti delle quattro confessioni «tradizionali».
Tra le prime questioni sul tappeto, la richiesta presentata alla Duma cittadina dai musulmani, di osservare all’interno di stazioni ferroviarie e aeroporti di Mosca il principio della parità tra le religioni. Ultimamente – dice la giornalista Natalja Granina – è diventato di moda aprire chiese ortodosse nelle stazioni, mentre è stata chiusa la moschea esistente all’interno dell’areoporto di Domodedovo, mentre continua a funzionare la cappella ortodossa.
Il presidente della Commissione della Duma di Mosca per le relazioni tra le nazionalità Igor’ Eleferenko ha ammesso che i diverbi interetnici nella capitale non sono pochi. I musulmani, in particolare, lamentano che le autorità cittadine non concedono terreni per la costruzione di nuove moschee; i Tatari di Crimea lamentano che in città non sono praticamente rimaste scuole nazionali dove i loro figli possano appresndere la lingua e cultura nazionali.
Comunciato dei Consiglio dei Mufti della Russia sul problema dell’insegnamento dei «Fondamenti della cultura ortodossa» nella scuola pubblica, «blagovest-info.ru», 13 marzo
Dichiariamo ancora una volta che questa prassi viola la Costituzione e la legislazione della Federazione Russa riguardante la parità delle religioni davanti allo Stato.
I musulmani sono altrettanto preoccupati degli esponenti delle altre religioni, per la situazione morale della nostra società. Sappiamo benissimo che l’educazione spirituale e la formazione delle future generazioni di russi è impossibile senza impartire un insegnamento religioso ai bambini e ai giovani, ma l’insegnamento religioso dev’essere impartito dalle stesse organizzazioni religiose nell’ambito di scuole religiose e chiese per volontà dei genitori, e non per disposizione del sistema statale di istruzione.
Tanto più, l’insegnamento di una sola tradizione religiosa all’interno della scuola statale può condurre alla propaganda della superiorità di una religione sull’altra, alla discriminazione per appartenenza religiosa e a rotture all’interno della società.
Introdurre il corso di elementi di cultura ortodossa» nei programmi scolastici è il primo passo verso l’instaurarsi di un’«ortodossia di Stato».
Il Consiglio dei Mufti della Russia ritiene che nella scuola statale sia necessario fornire elementi di storia di tutte le religioni tradizionali della Russia nell’ambito del corso «Storia delle religioni tradizionali della Russia», che non deve avere caratteristiche di predicazione religiosa nè propagandare la superiorità di una sola religione. Il corrispettivo manuale deve avere il logo del Ministero dell’istruzione ed essere approvato dai capi di tutte le religioni tradizionali della Russia.
La dichiarazione è stata stesa e firmata dai membri del consiglio in data 11 marzo.
NB. In questo modo, i musulmani estromettono dalla questione i cattolici!!
Particolare rilievo assume la polemica sui cappellani militari.
Posizione del Consiglio del Mufti della Russia sul progetto di legge federale «Sui cappellani militari», «blagovest-info.ru», 13 marzo
Il Consiglio condivide pienamente la politica dello Stato, volta a consolidare i principi morali e spirituali e l’atmosfera morale e psicologica nelle Forze Armate, ad incrementare la disciplina militare e sradicare violenze atteggiamenti di crudeltà e ksenofobia.
Il Consiglio si esprime a favore di una regolamentazione legislativa della partecipazione di rappresentanti di tutte le organizzazioni religiose ufficialmente registrate della Russia all’educazione morale e spirituale dei militari. A questa finalità non corrisponde l’attuale progetto-legge. Il rozzo tentativo di introdurre i sacerdoti nell’esercito è gravido di pericolosissime conseguenze per le sorti dell’esercito russo, pluriconfessionale, e per l’intera società. Questo passo può condurre alla contrapposizione fra fedeli delle diverse tradizioni religiose, alla discriminazione dei militari per appartenenza nazionale o religiosa. Le nostre preoccupazioni sono condivise da tutti i rappresentanti delle correnti religiose, comprese quelle cristiane, ad eccezione della Chiesa ortodossa russa. Anche loro, come noi, si pronunciano contro un’affrettata introduzione nell’esercito dell’istituto dei cappellani militari.
Il Consiglio dei Mufti della Russia si dichiara a favore di una Legge federale che regoli i contatti tra militari e rappresentanti religiosi, e della creazione di una Direzione generale per il lavoro educativo nelle Forze Armate russe, che includa rappresentanti delle religioni a cui appartengono i militari. In questo caso, gli ufficiali educatori possono farsi intermediari tra militari ed associazioni religiose, assicurando il necessario accesso ai ministri delle diverse confessioni.
Dichiarazione dell’OVCS sull’istituto dei cappellani militari, «mospat.ru», 16 marzo
Purtroppo, finora non è stato elaborato alcun reale meccanismo giuridico che garantisca la libertà religiosa a quanti prestano servizio nell’esercito. La necessità di apposite delibere legislative nasce dal fatto che nei reparti militari esiste un particolare regime, che limita i militari nella cura pastorale e spirituale.
L’esperienza dei paesi all’estero dimostra che l’istituto della cappellania militare sostenuta dallo Stato contribuisce alla soluzione di molti problemi. Infatti l’accesso ai sacerdoti può essere effettivamente assicurato solo quando essi fanno parte dell’organico a tutti gli effetti. L’esempio positivo che ci viene dall’estero non deve però farci dimenticare che i cappellani militari non sono chiamati a sostituire gli organismi già esistenti di lavoro educativo nell’esercito, al contrario, devono collaborare insieme.
Inoltre, l’esercito non è campo di missione: quindi, nei reparti devono operare solo le associazioni religiose i cui membri stanno svolgendo il servizio militare.
La Chiesa ortodossa russa, valutando positivamente l’idea di conferire un assetto legislativo all’istituto della cappellania militare, ritiene che ciò possa consolidare e sviluppare forme più produttive di collaborazione tra organizzazioni religiose ed esercito.
A sua volta, il Rabbino capo della Russia Berl Lazar in un’intervista («Novosti», 16 marzo) ha proposto un incontro interconfessionale su questo problema, sottolineando che tutti i soldati hanno diritto a ricevere tutto ciò di cui hanno bisogno sul piano spirituale. Secondo dati del servizio-stampa della Federazione delle comunità ebraiche in Russia, dalla fine del 2004 si sta pensando all’istituzione di un rabbinato militare. Attualmente si sta studiando per stabilire il numero dei soldati ebrei nell’esercito e le loro necessità spirituali.
Per la prima volta all’Accademia teologica di Sergiev Posad è stato ordinato un diacono della Chiesa ortodossa russa all’estero, «mospat.ru», 13 marzo
La cerimonia, svoltasi il 12 marzo nella Festa del Trionfo dell’ortodossia per imposizione delle mani del Rettore dell’Accademia, mons. Evgenij, inviato a studare dall’arcivescovo Mark di Berlino, è un segno dell’avanzamento del dialogo tra le due Chiese.