Condividi:

Russia: Rassegna stampa, 25 luglio 2007

Fonte:
CulturaCattolica.it

Nuova campagna antireligiosa in Russia?

Ne parlano tutti i giornali, il 24 luglio. Un gruppo di 10 accademici, tra cui i due premi Nobel Žorev Alferov e Vitalij Ginzburg, hanno scritto una lettera aperta a Putin chiedendogli di arrestare la «clericalizzazione della società». Praticamente in contemporanea con questo documento, un membro della Camera del Pubblico, Vjaceslav Glazyčev, ha invitato i colleghi a condannare la «violenta ingerenza della Chiesa nelle questioni statali», in sede di preparazione dell'annuale relazione che la Camera stila «Sulla condizione della società civile nella Federazione Russa».
Gli scienziati chiedono al capo di Stato di non riconoscere la teologia come disciplina scientifica e di non ammettere l'insegnamento di «Fondamenti di cultura ortodossa» nelle scuole. Glazyčev è anche scandalizzato dall'«incalzante introduzione della Parola di Dio nelle scuole». Il copresidente del Consiglio dei Mufti Nafigullah Aširov gli ha fatto eco dichiarando ai giornalisti che a lui non piacciono il cristianesimo nelle scuole e i preti nell'esercito.
Boris Klin, su «Izvestija», commenta che la polemica sull'insegnamento della religione nelle scuole è trita e ritrita, ma le parti restano sorde alle reciproche argomentazioni. Quanto al rifiuto della «scienza» teologica, agli accademici che lo rivendicano in nome del fatto che la teologia non «si basa su fatti, su logica e dimostrazioni», ma solo sulla fede, il pubblicista obietta che la stessa cosa allora varrebbe per tutte le discipline umanistiche. Aggiunge inoltre che il principio della laicità dello Stato significa che le organizzazioni religiose non svolgono funzioni di Stato, e che la separazione della Chiesa dallo Stato non significa che essa sia separata dalla società. Le organizzazioni religiose – continua – hanno «il dovere, l'obbligo di esprimersi su tutte le principali questioni della vita del paese. Ed è un fatto molto positivo che il clero partecipi al dibattito sui problemi educativi, sui diritti dell'uomo, che la loro voce risuoni all'atto di approvare delle leggi, proprio perché si basano sulla fede. Nessuna scienza è in grado di dimostrare che non si deve rubare o uccidere», mentre Dio lo vieta.
Klin asserisce inoltre che la Russia è sufficientemente tutelata dal clericalismo. Non esiste neppure un partito democratico cristiano e la Chiesa vieta ai sacerdoti di occuparsi direttamente di politica.
«Gazeta» sottolinea che il gruppo dei dieci accademici e scienziati è particolarmente preoccupato dal fatto che «la Chiesa ortodossa russa vuole ritornare alla situazione in atto prima della rivoluzione d'ottobre, e insegnare ovunque il Catechismo, cosa evidentemente contraria alla Costituzione».
Quanto all'intervento di Glazyčev alla Camera del Pubblico, mentre rappresentanti delle religione cristiana ed ebraica non sono d'accordo con le sue accuse, le hanno accolte come giuste i difensori dei diritti umani e i musulmani. Discutendo sulla bozza di relazione annuale proposta, i membri della camera l'hanno respinta perché troppo simile all'«ennesimo studio sociologico sulla quantità e qualità delle organizzazioni non profit». All'interno di questa discussione Glazyčev ha promosso la sua difesa del principio laico contro il clericalismo montante.
Bisogna osservare – commenta a questo proposito «Kommersant» – che i membri della Camera del Pubblico hanno accolto con interesse il suo intervento, ritenendolo degno di approfondito esame e dibattito. Non è escluso che le proposizioni «anticlericali» possano entrare anche nella variante definitiva della relazione della Camera del Pubblico.
Tanto più che non c'è unità neppure tra gli esponenti delle diverse religioni, rappresentate alla Camera del Pubblico. Ad esempio padre Vladimir Vigilianskij, segretario della sala stampa del patriarcato si è scagliato contro queste accuse «di stile sovietico». Così pure gli ebrei sono contrari, mentre la proposta di Glazyčev ha incontrato il favore di difensori dei diritti umani e musulmani.

In risposta a questi fatti, come comunica «Blagovest-info», il Concilio popolare russo ha fatto una richiesta alla Procura di Mosca per incriminare Ginzburg di voler «attizzare l'odio religioso», con la sua dichiarazione: «Insegnando la religione nelle scuole… si vuol adescare le anime dei ragazzi».
Sempre «Blagovest-info», comunica un commento di padre Vsevolod Chaplin, che esprime la sua sorpresa per l'invito fatto alla Chiesa di occuparsi solo di «questioni parrocchiali», e ricorda che nel mondo libero è diritto di ogni associazione di cittadini occuparsi di tutti i problemi che interessano le persone. Neppure il regime sovietico era riuscito a far sì che la Chiesa restasse in ambito puramente «parrocchiale», «non ci riusciranno neppure questi pseudodemocratici che evidentemente intendono la democrazia come avere in mano tutte le possibilità per sé, e lasciano al popolo il ruolo di pecoroni obbedienti».
Il nuovo documento vaticano non afferma la superiorità del cattolicesimo sulle altre confessioni
Afferma l'Arcivescovo Antonio Mennini, rappresentante della Santa Sede in Russia

ROMA, martedì, 24 luglio 2007 (ZENIT.org).- Il nuovo documento della Congregazione per la Dottrina della Fede non afferma la superiorità del cattolicesimo sulle altre confessioni. E' quanto sostiene l'Arcivescovo Antonio Mennini, rappresentante della Santa Sede in Russia.
In un'intervista all'agenzia Interfax, il presule ha commentato i due documenti recenti della Chiesa cattolica "Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina della Chiesa", del dicastero citato, e "Summorum Pontificum", lettera apostolica di Benedetto XVI sulla Messa in latino.
Secondo l'Arcivescovo, il nuovo documento della Congregazione per la Dottrina della Fede "è stato promosso dal desiderio di chiarire alcune espressioni dell'insegnamento della Chiesa sull'ecclesiologia cattolica", e quindi "in sostanza non ha apportato niente di nuovo e corrisponde pienamente all'insegnamento della Chiesa cattolica".
Mennini sostiene che il documento non afferma alcuna superiorità del cattolicesimo sulle altre confessioni cristiane; piuttosto, "espone in modo obiettivo le caratteristiche che rendono possibile considerare una 'comunità ecclesiale' come Chiesa".
In primo luogo, commenta, figura "la successione apostolica trasmessa nel sacramento dell'ordinazione e presente" "nella Chiesa ortodossa, ma assente in comunità ecclesiali derivate dalla Riforma".
Il documento vaticano osserva infatti che anche le Chiese "separate" sono "strumenti di salvezza, il cui valore deriva dalla stessa pienezza della grazia e della verità, che è stata affidata alla Chiesa cattolica".
Dall'altro lato, il testo sottolinea la necessità di cercare vie che portino all'unità, delle quali la stessa Chiesa cattolica ha bisogno per essere veramente se stessa, visto che "l'universalità propria della Chiesa, governata dal Successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui, a causa della divisione dei cristiani, trova un ostacolo per la sua piena realizzazione nella storia".

Quanto alla lettera apostolica "Summorum Pontificum", l'Arcivescovo Mennini ha spiegato che il punto centrale non è tanto la Messa tridentina, quanto la liturgia in base al Messale pubblicato da Papa Giovanni XXIII nel 1962, "che non è mai stato canonicamente abrogato".
"Questa liturgia può essere celebrata come forma straordinaria, mentre il Messale pubblicato da Papa Paolo VI e poi ripubblicato due volte da Papa Giovanni Paolo II rimane la forma ordinaria della celebrazione eucaristica", ha commentato.
"Non dovremmo dimenticare – ha aggiunto – che l'utilizzo della versione precedente del Messale presuppone un certo grado di educazione liturgica, così come un'adeguata conoscenza del latino. Sono elementi rari oggi. E' sbagliato parlare di 'due riti' perché ci sono due versioni dello stesso rito canonico".
"Personalmente ho sempre notato la grande considerazione data in Russia alla bellezza e alla riverenza della liturgia, anche grazie all'influenza dominante della cultura ortodossa", ha proseguito.
L'appello del Papa a riflettere sulla dimensione liturgica, ha concluso, "si adatta perfettamente a questo contesto. Ciò potrebbe essere realizzato con l'uso del Messale del 1962 in alcune occasioni e soprattutto attraverso una nuova scoperta degli elementi tradizionali della liturgia nell'uso del Messale ordinario".

Vai a "Russia: passato e presente"