La stanchezza dell'occidente
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Sull'editoriale de Il Foglio del 16.3.2004, Giuliano Ferrara fa una analisi degli avvenimenti spagnoli, ne riportiamo alcuni stralci che ci sembrano la lucida analisi di come "un modo di vita aperto al vuoto" lasci il campo libero al terrorismo e a qualsiasi forma di totalitarismo che facilmente può andare ad occupare quel vuoto.
"Noi mascheriamo sotto le insegne del diritto internazionale e della pace perpetua, due miti evanescenti, la rinuncia a batterci, la delega della sicurezza agli specialisti degli apparati, non vogliamo subire rischi, pagare tasse, sentire prediche in relazione al problema di difendere la pace come la pace è sempre stata difesa…", dobbiamo avere il coraggio di chiederci se vogliamo la pace o se vogliamo essere lasciati in pace.
(…) Pazienza, non sarà uno Zapatero, per adesso un rispettabile signor nessuno della politica iberica, a cambiare le sorti del mondo, che allo stato delle cose non appaiono d'altra parte né magnifiche né progressive. Un modo di vita aperto sul vuoto C'è un problema più importante e generale da segnalare. Era già successo in Germania nell'autunno del 2002: bastò un "ohne mich", senza di me, pronunciato da Gerhard Schroeder a proposito della guerra contro Saddam Hussein per rovesciare le sorti di un duello elettorale con Edmund Stoiber che era già deciso in favore di quest'ultimo. Ed è noto che l'appeasement è una generosa vena storica dell'Europa, e in particolare del socialismo europeo: anche quando Winston Churchill verso la fine degli anni Trenta denunciava solitario il rischio di negoziare con Adolf Hitler, la sua posizione restò di netta minoranza tra le classi dirigenti e nell'opinione pubblica pacifista. Ma in tutta la recente storia della reazione egoistica, chiusa e spaventata, dell'opinione europea all'11 settembre e alle sue conseguenze, c'è qualcosa di più che non la continuità con l'illusione dell'appeasement o spirito di Monaco. Oltre tutto, potremmo realisticamente trovarci nel prossimo novembre persino davanti alla sorpresa di un rovesciamento di fronte dell'opinione americana, un paese dove il cemento del patriottismo e di una concezione eticizzante e religiosa dei doveri della politica (la lotta tra bene e male) ha fino ad ora sorretto fortemente la strategia antiterrorista dell'amministrazione. Fino ad ora.
Il fenomeno profondo con il quale dobbiamo fare i conti è questo: l'occidente è stanco. E' stanco da molti anni, e non si contano i guru che ne hanno profetizzato il declino o il tramonto anche con argomenti solidi, ma la sua stanchezza non è più premonizione teorica, stilema libresco, genere letterario o ipotesi filosofica per i dotti che s'interrogano sul senso della vita: siamo veramente tutti moralmente esausti, lavoriamo poco, siamo ormai lontani dai manufatti dell'industria e dalla terra perché tutto è tecnologia e servizi, siamo popoli di operatori della cultura e del terziario, siamo tutti un po' scolari un po' insegnanti un po' preti di base e formiche di condominio, siamo tutti pensionati effettivi o potenziali, le parole che per noi contano sono volontariato, ricerca di sempre più nobili idealità, solidarietà, eguaglianza, accoglienza, vacanza, 35 ore, tutela, garanzia, assicurazione, benessere, diritto alla salute, gratuità delle prestazioni, difesa dal mercato e dai suoi rischi.
Ci fanno invece sorridere parole come disciplina, obbedienza, tradizione, catechismo, ortodossia, patriottismo, valore militare, lealtà, onore; ci sembra irritante la sola idea di una civiltà comune, nazionale o regionale, appunto occidentale, con i suoi vincoli di carattere culturale, linguistico e religioso; detestiamo la divisione dei ruoli familiari, rifiutiamo una educazione rigorosa pubblica o privata e le preferiamo la spontaneità delle pedagogie permissive, coltiviamo la suggestione libertaria di abitudini di vita stordite, ispirate al self interest, a un individualismo che si scioglie soltanto nello sciame, nel branco dei tuoi simili che trotterellano con te senza senso sul ciglio di un burrone appeso al vuoto, e temiamo il dolore, la sofferenza, il carattere effimero di quel corto segmento senza importanza che è la vita personale, e intorno al progetto dell'immortalità celebriamo qualsiasi rito a portata di mano, ci rifacciamo il cuore ma anche la faccia o il seno o le labbra, e tutti aspiriamo a una qualche protesi che ci faccia forti dentro l'esistenza che è il nostro confine assoluto, essendo una di queste protesi il diritto a fabbricare bambini, e a fabbricarli sempre più belli e sani, o a rifiutarli se sono un incomodo.
Sapete che questo giornale non è bacchettone, non lo è mai stato. Non facciamo del moralismo, e parliamo di noi, di tutti noi per come siamo, senza nostalgie e ideologie tradizionaliste. Amiamo le nostre caratteristiche, il nostro vuoto pieno di libertà. Ma questo non deve impedirci di valutare la situazione per quel che è, per quel che essa ci dice.
Noi siamo esausti, l'Islam non lo è.
Noi mascheriamo sotto le insegne del diritto internazionale e della pace perpetua, due miti evanescenti, la rinuncia a batterci, la delega della sicurezza agli specialisti degli apparati, non vogliamo subire rischi, pagare tasse, sentire prediche in relazione al problema di difendere la pace come la pace è sempre stata difesa, con le armi e con la guerra. Dal '79 khomeinista, da venticinque anni tondi, l'Islam ha invece fatto della sua miseria, della sua arretratezza civile, e anche dell'infinita e truce bellezza della sua religione e del suo legalismo, uno strumento e un grido di battaglia contro il Grande Satana. Arrivano, in aereo o in treno o sul bus, e ci fanno saltare in aria insieme con i loro martiri. Continuano a dirci la loro verità eroica: amano la morte più di quanto noi amiamo la vita. Noi vogliamo essere lasciati in pace, loro ci fanno la guerra. E la reazione elettorale spaventata di un popolo fiero e straordinario come quello spagnolo, roba di sei-sette punti percentuali, raggiunge soltanto alla luce di questa realtà profonda una sua magnitudo sismica. Può essere che l'autodifesa esistenziale degli ebrei d'Israele e la reazione combattiva degli americani e degli inglesi a difesa del loro e del nostro sistema di vita alla fine travolga tutto e imponga anche all'Europa di uscire dalla consolante convinzione che il potere in occidente è cattivo e bugiardo e guerrafondaio, mentre il mondo sarebbe un giardino delle delizie se solo facessimo la carità ai poveri. Può essere anche di no. Se sarà no, è perché siamo stanchi.