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Terrorismo: la "peste" del XXI secolo

Autore:
Cottini, Giampaolo
Fonte:
La Prealpina



La tragedia di Madrid (che qualcuno ha definito l'11 settembre europeo) riapre una domanda di cui anche il Papa si è fatto drammaticamente interprete all'Angelus di domenica scorsa: come è possibile che l'animo umano riesca a concepire delitti così efferati come le stragi di innocenti che sono ormai divenute il modello dell'azione terroristica? Quale abisso di male si nasconde nel cuore dell'uomo, se è possibile studiare in ogni dettaglio simili nefandezze e realizzarle! Ma, un istante dopo essersi meravigliati di questa irrazionale forza del male, si è immediatamente portati a chiedersi: come fare a difendersi dal terrorismo, come prevenire ulteriori attacchi, come rimuovere le cause di quello che è accaduto? Tutti vorremmo risolvere subito l'assurdità del terrorismo con provvedimenti operativi, ma rischiamo di non giudicare la posizione umana devastante da cui ha origine, e così non renderci conto della radice profonda di questa nuova "peste" del XXI secolo.
Il terrorismo da qualunque fazione muova è, nella sua ultima intenzione, figlio del nichilismo, cioè di un atteggiamento che, disprezzando ogni riferimento alla Verità, valuta qualunque azione solo rispetto al risultato pratico. Nulla vale in sé più di qualcos'altro, perciò tutto diventa lecito per il solo fatto che rispecchia la propria ideologia (qualunque essa sia) divenendo funzionale ad essa, indipendentemente dal prezzo da pagare in termini di vite umane. La logica del terrorismo è, come dice la parola, di incutere paura imponendo il potere di qualcosa di ignoto che improvvisamente potrebbe colpire senza ragione, senza preavviso, senza rispetto di nessuno. Il terrorismo è sempre cieco, anche se legato a fanatismi o a scelte politiche, e colpisce indiscriminatamente, senza distinguere e senza riguardo per nessuno; ed in ciò esprime il nichilismo di chi non riconosce né Dio né valore alcuno che possa stabilire la differenza tra Bene e Male. Per questo manifesta quell'atteggiamento di onnipotenza di chi, presuntuosamente quanto in modo menzognero, pensa di poter dominare a piacimento ogni fattore della realtà governandolo con la logica della violenza.
Da qualunque parte provenga, perciò, il terrorismo è la morte dell'uomo perché lo umilia nella sua essenza più vera, che risiede nell'essere libero per uno scopo, nel poter realizzare se stesso secondo una gerarchia di beni, e dunque nel superare l'indifferenza del nichilismo. L'uomo è fatto per una positività, per lottare contro tutto ciò che contrasta il desiderio di vita, per costruire relazioni con i suoi simili e per rendere il mondo un luogo abitabile, non certo per seminare terrore e morte al fine di ottenere risultati politici. Eppure da Caino in poi sembra prevalere la logica della morte e della distruzione, come conseguenza di ciò che la Bibbia chiama peccato originale; e forse oggi il peccato capitale del nostro vivere sta proprio nel lasciar spazio all'assurdo di quel nichilismo che oscura completamente l'energia della ragione, impedendole di riconoscere il Valore supremo di Bene che dà significato al vivere.
La Storia dimostra che l'ideologia come esaltazione di un particolare (razza, fanatismo, potere, denaro, lussuria) sul Tutto conduce solo al nichilismo (che è in sé la più tragica anticipazione della morte e del Nulla) e alle conseguenze di una violenza che pare invincibile, a meno che non si accetti lo scandalo introdotto dal Cristianesimo per cui è Dio stesso ad ingaggiare la lotta contro il Male sconfiggendolo con la Resurrezione. Il Male può essere vinto solo con un di più di Bene: da qui può rinascere la fiducia e la speranza anche nelle tenebrose giornate macchiate dalla follia del terrorismo, poiché l'ultima parola sull'uomo non è nella sua violenza.

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