Insieme contro il nulla
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Ho un ricordo molto nitido del mio viaggio di anni fa ad Istanbul. All'interno del Topkapi, la splendida residenza imperiale del sultano e della sua corte dal XV al XIX secolo, potei assistere al culto continuo di una reliquia particolarmente venerata: la spada del profeta Maometto.
Venerare una spada è, come si dice, tutto un programma. Viene immediatamente da fare dei raffronti con la nostra tradizione cristiana: il nostro simbolo non è una spada, ma uno strumento di supplizio, una croce su cui il Figlio di Dio si è immolato. L'Eucarestia che adoriamo come presenza reale di nostro Signore Gersù Cristo, è al tempo stesso memorale del suo sacrificio per noi. Il Dio che veneriamo non è stato operatore di violenza, ma vittima di violenza. Possiamo sbagliare, possiamo peccare, possiamo sviarci (come di fatto è avvenuto in alcuni momenti della nostra storia), ma la verità è stata rivelata: Dio è amore e noi siamo suoi figli, non sudditi o sottomessi (muslim).
A partire da questa tradizione, si è potuto sviluppare un Occidente che ha maturato valori fondamentali, quali l'uguaglianza, il rispetto della libertà e della dignità dell'uomo e della donna, la solidarietà sociale, la distinzione tra potere spirituale e potere temporale… L'Illuminismo e il socialismo hanno potuto attecchire in una società cristiana. Sotto certi aspetti possono essere condierati come delle eresie cristiane, che non hanno detto niente di nuovo rispetto a ciò che già si trova nelVangelo.
Com'è noto, questo tipo di evoluzione non è stato possibile nell'Oriente islamico, perché la cultura religiosa dominante lo rigetta. Ci si può accapigliare all'infinito sulle Crociate e sulla presunta o acclarata tolleranza delle società islamiche nel Medioevo, ma i fatti sono quelli che sono: giunti nel XXI secolo, la società islamica è rimasta come paralizzata, mentre quella cristiana è andata elaborando sempre di più e meglio il contenuto del proprio DNA.
Ma oggi che di nuovo scoppiano le bombe e che la vile e spregevole guerra del fondamentalismo islamico miete vittime innocenti, a me sembra che quello che come cristiani dobbiamo fare è mantenere un'apertura piena di simpatia nei confronti di un mondo che oggettivamente mette paura. Dobbiamo seguire l'esempio di Papa Giovanni Paolo II, che ha sempre messo l'accento su ciò che accomuna le nostre grandi tradizioni religiose, e che con gesti coraggiosi e profetici ha voluto pervicacemente tendere la mano, ascoltare, dialogare. Perché il terrorismo islamico non è l'Islam. Io non riesco a credere che dietro ogni musulmano si nasconda un potenziale uomo-bomba, né che la Jihad (pur se formulata nelle sure del Corano), intesa come "guerra santa", sia l'ideale di tutti. Mi rifiuto di credere che non ci si possa rivolgere ai musulmani come a fratelli, che non ci si possa ritrovare sul piano della fede.
In Europa circola l'ideologia secondo la quale le religioni sono un pericolo per l'umanità, in quanto portatrici di divisioni, in quanto portatrici di una loro verità. I documenti partoriti dalle commissioni della Comunità Europea sono gravidi di questa ideologia, come bene hanno messo in evidenza Eugenia Roccella, Lucetta Scaraffia e Assuntina Morresi nel loro documentatissimo libro "Contro il Cristianesimo". Le bombe di Londra sembrerebbero rafforzare questa posizione, ma non è così e bisogna dirlo a chiare lettere. Il terrorismo non può essere messo sullo stesso piano della convinzione religiosa. La soluzione non è in una messa al bando delle religioni, ma proprio in un surplus di fede, in un andare sempre più a fondo delle ragioni del proprio credere e in un incontro aperto con quelle di altri credenti.
Questo è l'unico modo per sconfiggere il terrorismo e costruire la civiltà dell'amore.
Un vescovo del Kenya, parlandomi delle difficoltà di rapporto con la comunità musulmana, diceva però che su certe questioni (come l'introduzione forzata del concetto di aborto come "diritto") cristiani e islamici sono alleati nel difendere la dignità e il valore dell'essere umano.
C'è un terreno comune a tutti gli uomini religiosi: è quello che bisogna dissodare e coltivare.
E saranno nostri alleati tutti coloro che - come si legge in un comunicato di Comunione e Liberazione - costruiranno "luoghi di esperienza umana in cui si ami la vita nel suo valore infinito e in tutte le sue espressioni più di quanto i terroristi amino la morte. Anche il più piccolo tentativo, in questo senso, non è inutile, perché afferma l'inesorabile positività della realtà contro cui il nulla non può vincere".