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Un drammatico traffico sull’asse Bucarest-Londra

Fonte:
CulturaCattolica.it
Vendere ovociti e rovinarsi la salute.

Le vite bruciate di Raluca e Alina

La brava Marina Corradi, su Avvenire del 13.07.2005 ci racconta la storia di Raluca e Alina 24 e 19 anni, donne che vendono per poche lire gli ovuli e che poi ci rimettono la vita.
Nel frattempo ci sono donne che prendono tra le braccia il loro bambino, infischiandosene o qualche volta essendo allo scuro di cosa sia costato alla “donatrice” quel bimbo che loro hanno tanto bramato.
Non solo, ma se è così dannosa questa pratica per Alina e Raluca, come mai i promotori del SÌ al referendum sulla legge 40, ci hanno sempre tenuta nascosta la verità?
Leggete e meditate.

A Raluca, 24 anni, una figlia di quattro, operaia rumena, quei 250 dollari servivano per tirare la fine del mese, cosa non facile con una bambina, e uno stipendio di 100 dollari al mese. Ad Alina, 19 anni, operaia anche lei, la stessa somma serviva per il banchetto di nozze: doveva sposarsi questa estate. La dottoressa aveva garantito che il trattamento consisteva solo in qualche iniezione, di quale medicina non aveva precisato, e del resto Alina e Raluca non l’avrebbero capito lo stesso. Nessun dolore, nessuna conseguenza, una firma su una carta, i soldi, e a casa. Le due ragazze, come molte altre rumene senza una lira in tasca, hanno accettato. Raluca, il trattamento l’ha fatto tre volte. Tre volte ha subìto forti stimolazioni ormonali per aumentare la produzione di ovociti. A ogni donazione la clinica di Bucarest pagava. Le donne straniere però, per quell’ovulo poi fecondato col seme del marito, pagavano molto di più: 13mila dollari. Ma soprattutto, ciò che Raluca non immaginava - lei con neanche la terza media, lei e tante altre come lei - era che quelle iniezioni la bombardavano di ormoni, e che un giorno, appena fuori dalla clinica di lusso, senza alcuna assistenza, si sarebbe sentita male. Una violenta emorragia, un lungo ricovero in ospedale, e nemmeno ora, dopo mesi, tutto è tornato normale. Il seno le si è riempito di noduli. I medici dubitano che potrà avere ancora figli. A 24 anni, e per 250 dollari. E Alina, rimanderà le nozze, perché quella medicina di cui non le han detto il nome le ha gonfiato il ventre come al settimo mese, e indotto continue emorragie. Hanno bussato alle porte della clinica di lusso, le due ragazze, ma le guardie le hanno mandate via. Del resto, avevano firmato un contratto: “mi assumo ogni responsabilità dell’intervento” - c’era scritto - “sollevo i medici da ogni conseguenza legale”. L’avvocato che le difende le ha portate in un talk show, e ha scoperto che sono centinaia le ragazze rumene che hanno subìto la stessa rapina: poche centinaia di dollari, in cambio della salute e forse anche della fecondità. (…)
E chissà quanto tempo ci vorrà - viene da chiedersi - perché le donne del “diritto al figlio” incomincino a vedere anche Alina, Raluca e le loro sorelle.

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