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Un papa da ascoltare e seguire

Fonte:
CulturaCattolica.it

Papa Benedetto XVI è un Papa “paterno”, nel senso vero del termine, che richiama, che corregge, che sorregge, che indica la via.
Siamo tutti chiamati a non guardare con superficialità ai suoi richiami, in questo periodo dove si vive una “carenza di paternità”, dove mancano maestri capaci di dare un giudizio e abbondano “giudici” capaci solo di condannare il peccato senza insegnare il perdono e senza indicare la via, un papa come Benedetto XVI è il segno di una grande Grazia per la nostra fede.
Come sempre ci aiuta a rileggere il senso profondo degli avvenimenti, realizzando così il compito magisteriale della Chiesa.
È infatti caratteristica essenziale della Chiesa questa capacità di leggere la storia e gli avvenimenti con l’occhio e il cuore del Signore, e di chiedere agli uomini di misurarsi con questo giudizio.


“Expergiscere, homo: quia pro te Deus factus est homo - Svegliati, uomo, poiché per te Dio si è fatto uomo” (S. Agostino, Discorsi, 185). Con quest’invito di Sant’Agostino a cogliere il senso autentico del Natale di Cristo, apro il mio incontro con voi, cari collaboratori della Curia Romana, in prossimità ormai delle festività natalizie. (…)
Iddio si è fatto uomo per noi: è questo il messaggio che ogni anno dalla silenziosa grotta di Betlemme si diffonde sin nei più sperduti angoli della terra. Il Natale è festa di luce e di pace, è giorno di interiore stupore e di gioia che si espande nell’universo, perché “Dio si è fatto uomo”.

Trovate nel nostro sito il testo integrale dell’incontro tra il Papa e i collaboratori della curia Romana in occasione del Natale.
Un testo che andrebbe ripreso e riletto, personalmente o nelle nostre comunità, perché è un richiamo forte rivolto a ciascuno di noi a riscoprire il vero e unico senso del Natale nella quotidianità di ogni giorno. Il Papa ripercorre le vicende dell’ultimo anno, richiama gli insegnamenti del suo predecessore, perché nulla vada perduto.
Il rischio che tutti corriamo, è che dopo l’enfasi, la commozione per la morte di Giovanni Paolo II, il suo insegnamento e la sua testimonianza siano dimenticati. Quando si affida la vita alle emozioni del cuore, si corre il rischio che terminata l’emozione sia dimenticata la persona che ne era stata iniziatrice.

“Penso innanzitutto alla dipartita del nostro amato Santo Padre Giovanni Paolo II, preceduta da un lungo cammino di sofferenza e di graduale perdita della parola. (…)
Il male è forse invincibile? È la vera ultima potenza della storia? A causa dell’esperienza del male, la questione della redenzione, per Papa Woytiła, era diventata l’essenziale e centrale domanda della sua vita e del suo pensare come cristiano. Esiste un limite contro il quale la potenza del male s’infrange?”

Senza dimenticare le giornate mondiali della gioventù e l’istituzione dell’anno eucaristico:

“L’altra immagine contenuta nel motto della Giornata Mondiale della Gioventù era l’uomo in adorazione: “Siamo venuti per adorarlo”. Prima di ogni attività e di ogni mutamento del mondo deve esserci l’adorazione. Solo essa ci rende veramente liberi; essa soltanto ci dà i criteri per il nostro agire.” (…)”È commovente per me vedere come dappertutto nella Chiesa si stia risvegliando la gioia dell’adorazione eucaristica e si manifestino i suoi frutti. Nel periodo della riforma liturgica spesso la Messa e l’adorazione fuori di essa erano viste come in contrasto tra loro: il Pane eucaristico non ci sarebbe stato dato per essere contemplato, ma per essere mangiato, secondo un’obiezione allora diffusa.”

Poi Benedetto XVI parla del Concilio, in modo chiaro e schietto: “
L’ultimo evento di quest’anno su cui vorrei soffermarmi in questa occasione è la celebrazione della conclusione del Concilio Vaticano II quarant’anni fa. Tale memoria suscita la domanda: Qual è stato il risultato del Concilio? È stato recepito nel modo giusto? Che cosa, nella recezione del Concilio, è stato buono, che cosa insufficiente o sbagliato? (…) Non vogliamo applicare proprio questa descrizione drammatica alla situazione del dopo-Concilio, ma qualcosa tuttavia di quanto avvenuto vi si riflette. Emerge la domanda: Perché la recezione del Concilio, in grandi parti della Chiesa, finora si è svolta in modo così difficile? Ebbene, tutto dipende dalla giusta interpretazione del Concilio o – come diremmo oggi – dalla sua giusta ermeneutica, dalla giusta chiave di lettura e di applicazione. I problemi della recezione sono nati dal fatto che due ermeneutiche contrarie si sono trovate a confronto e hanno litigato tra loro…”

A tutta questa parte dedicata alla comprensione del vero intento del concilio Vaticano II, che troppi hanno liquidato come se si trattasse di un’occasione per “modernizzare” la fede, renderla più vicina alla mentalità comune, promettiamo di dedicare maggiore spazio in prossimi interventi, perché il tema è affascinante e merita un serio approfondimento.

Si auspica il Papa: “Una Chiesa missionaria, che si sa tenuta ad annunciare il suo messaggio a tutti i popoli, deve necessariamente impegnarsi per la libertà della fede. Essa vuole trasmettere il dono della verità che esiste per tutti ed assicura al contempo i popoli e i loro governi di non voler distruggere con ciò la loro identità e le loro culture, ma invece porta loro una risposta che, nel loro intimo, aspettano – una risposta con cui la molteplicità delle culture non si perde, ma cresce invece l’unità tra gli uomini e così anche la pace tra i popoli”.

L’intervento del Papa è terminato con l’augurio di Natale e l’invito ad affidarci a Maria perché ci faccia sperimentare la bontà di Suo figlio:
Il Natale è ormai vicino. Il Signore Dio alle minacce della storia non si è opposto con il potere esteriore, come noi uomini, secondo le prospettive di questo nostro mondo, ci saremmo aspettati. L’arma sua è la bontà. Si è rivelato come bimbo, nato in una stalla. È proprio così che contrappone il suo potere completamente diverso alle potenze distruttive della violenza. Proprio così Egli ci salva. Proprio così ci mostra ciò che salva. Vogliamo, in questi giorni natalizi, andargli incontro pieni di fiducia, come i pastori, come i sapienti dell’Oriente. Chiediamo a Maria di condurci al Signore. Chiediamo a Lui stesso di far brillare il suo volto su di noi. Chiediamogli di vincere Egli stesso la violenza nel mondo e di farci sperimentare il potere della sua bontà. Con questi sentimenti imparto di cuore a tutti Voi la Benedizione Apostolica.”

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