Vignette: vuoi vedere che non tutto il male vien per nuocere?
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Gesto «forte» del ministro delle Riforme che ha testimoniato la sua solidarietà al consolato della Danimarca. Ma Volontè (Udc) invita a non cedere ai ricatti dell’intolleranza.
Pisanu: «Rispettare tutti i simboli religiosi».
Il ministro dell’Interno: «Non potrei tacere di fronte all’offesa della mia fede e quindi non posso farlo dinanzi a quella recata nei confronti dell’islam».
Diciamolo francamente, non è sempre stato così, non sempre i credenti si sono fatti sentire quando la loro fede e le loro tradizioni erano derise o ridicolizzate, si è spesso pensato che, un buon tacere fosse meglio di un’alzata di voce, di una richiesta di rispetto.
Forse, ora gli integralisti stanno dimostrando il contrario.
Tacere, far finta di nulla, girare la testa dall’altra parte, non aiuta né il dialogo né l’integrazione, perché, come spesso abbiamo detto su questo sito, l’integrazione deve essere reciproca, il rispetto richiede rispetto.
Quindi, appare evidente che spesso noi abbiamo sbagliato, tacendo e subendo, non alzando la voce nemmeno di fronte ai nostri morti, alle nostre Chiese bruciate.
Questa vicenda nella sua tragicità, per le conseguenze, potrebbe rivelarsi un’occasione di riflessione e di cambio di atteggiamento, perché chi si dice “islamico e moderato” si faccia vedere, prenda posizione, mostri concretamente la sua solidarietà, e perché i cristiani, capiscano i loro errori e senza estremismi ma con fermezza, prendano coscienza che il silenzio non giova all’integrazione.
Ci attendiamo gesti di concreta solidarietà, dai paesi moderati, che aspirano ad entrare in Europa, a condividere i benefici della democrazia, dai singoli musulmani che si dichiarano estranei agli atti di violenza e che vivono e condividono la vita, la scuola, il lavoro nelle nostre città, ma ci interroghiamo anche sul nostro atteggiamento, su quel “buonismo” che spesso a permeato la nostra vita, un mutamento è doveroso, una presa di coscienza di quale sia la nostra identità e di come difenderla non sia un gesto di razzismo ma d’onesta integrazione.
Ci sono persone che rischiano la vita e molte che la vita l’hanno persa a causa della loro fede.
Come cristiani dovremmo sentire la responsabilità di quei fratelli lontani migliaia di chilometri, ma vicini a noi in quanto figli dello stesso Padre, e che a causa della fede, rischiano la vita.
Dobbiamo prendercene carico, farci sentire e fare in modo che non siano soli a vivere questa circostanza.
Noi che conosciamo una libertà di culto, di pensiero e di stampa, dove si arriva all’eccesso di poter insultare il Papa e Cristo senza che nessuno ci trovi nulla da ridire, in nome della libertà, dobbiamo farci carico di chi non gode nemmeno di un briciolo di libertà. Solo condividendo la loro fatica e sostenendoli potremmo contribuire ad una “VERA LIBERTA’“ di pensiero e di culto e ad una “VERA INTEGRAZIONE”.