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Ripensando al 19 aprile scorso

Fonte:
CulturaCattolica.it
... Il primo anno di pontificato di Benedetto XVI non ha fatto che confermare questa prima intuizione. Papa Ratzinger è un uomo libero e offre al mondo l'immagine di una Chiesa che agisce in libertà e dialogo. E la libertà di questo papa si è subito notata quel giorno, in piazza san Pietro, mentre raccoglieva la grande, ma nel contempo pesante, eredità di Giovanni Paolo II...


Il 17 ottobre del 1978 non ero gran ché praticante, sapevo del conclave in corso ma, a differenza di mia Madre, che continuava a consultare radio e tv per conoscerne l'esito, io rimanevo indifferente. Ero, anzi, per la verità quasi infastidita da questa apprensione per un papa che tardava ad essere scelto. A dispetto di ciò toccò proprio a me, non a mia madre, di vedere in anteprima il saluto del nuovo Pontefice. Il 17 ottobre, verso sera, mi ricordai di avere urgente bisogno di alcune batterie, mi recai perciò nel più vicino negozio di elettrodomestici per acquistarle. Erano circa le 19 e 25 e vi entrai trafelata nel timore che il negoziante avesse già iniziato le manovre di chiusura. Lo spettacolo che mi si presentò mi lasciò senza fiato. Una donna, dietro il banco, in minigonna e attillatissima camicia, era in lacrime. Il viso rigato di rimmel tradiva la pesante truccatura. Non mi chiese neppure cosa volessi e mi disse: «Hanno eletto il papa. È uno straniero!». Nel tono della voce c'erano stupore, commozione e riverenza, emozioni strane in una persona il cui look non lasciava trasparire una pratica religiosa convinta. Così quello che non aveva potuto la fede radicata di mia madre lo poté lo stupore di questa "lontana" e sostai anch'io davanti al monitor ad ascoltare le prime battute di un papa venuto "di" molto lontano. Non sapevo ancora a quel tempo quanto avrebbe significato per me quel papa e quel pontificato, seppi solo - in un attimo - che come stavano cambiando le cose per la Chiesa così sarebbero cambiate per me.


Pensavo a questo evento il 19 aprile dello scorso anno, quando in macchina con don Gabriele, mi stavo recando a Roma. Lasciando il Monastero di Monza, mi rammaricavo di potermi recare nella capitale solo a funerali di Giovanni Paolo II avvenuti e con un conclave appena incominciato. Immaginavo che sarebbe durato a lungo e che ciò avrebbe forse compromesso la presentazione del mio libro, Nell'arte lo stupore di una Presenza, prevista al Cenacolo di vicolo Valdina, per il successivo 21 aprile. Il viaggio piuttosto rocambolesco per una serie di contrattempi e di ingorghi aumentò la sensazione di disagio. Mi colse perciò come un fulmine - presagio però di bellezza e non di tempesta - la notizia dell'avvenuta elezione del nuovo pontefice.
Stentavo a credere. Erano le 17 ero diretta in piazza san Pietro per incontrare un seminarista con il quale dovevamo prendere accordi e il conclave era finito, dopo solo tre giorni.
L'emozione fu intensissima, nel giro di un attimo Roma piombò nel caos. Il cielo era colmo del suono di mille campane che vicine e lontane annunciavano l'evento. La gente cominciò progressivamente a riempire i marciapiedi e il trafficò agonizzò per il riversarsi di migliaia di auto in direzione del Vaticano. Risolvemmo di parcheggiare fortunosamente in una via laterale. Perdemmo per un attimo l'orientamento ma non ci fu bisogno di chiedere informazioni: un fiume di gente in corsa, per lo più giovani, si dirigeva verso la piazza del colonnato.
Mentre correvo il mio scapolare rosso svolazzava come una bandiera sotto lo sguardo incuriosito di romani e non. Una monaca di clausura in piazza san Pietro, alle 17 e 30 di un normale martedì, in corsa con migliaia di fedeli incontro al nuovo successore di Pietro. Mi apparve chiaro: ventisette anni or sono vidi il papa in tv, oggi mi toccava di vederlo dal vivo. Quel papato cambiò la mia vita, questo papato la radicherà nella fede della Chiesa che da millenni annunzia una salvezza che fa libero l'uomo.
Questa idea si rafforzò nell'attimo in cui sentii serpeggiare, tra le file dei pellegrini radunati come me sotto il colonnato, il nome del neo eletto: Joseph Ratzinger. Non mi sbagliavo, fin dalle prime battute questo Papa ha saputo conquistarsi gli animi e la folla, presentandosi come umile servo della vigna del Signore capace di bontà e di fermezza, di apertura e di radicalità.
Il primo anno di pontificato di Benedetto XVI non ha fatto che confermare questa prima intuizione. Papa Ratzinger è un uomo libero e offre al mondo l'immagine di una Chiesa che agisce in libertà e dialogo. E la libertà di questo papa si è subito notata quel giorno, in piazza san Pietro, mentre raccoglieva la grande, ma nel contempo pesante, eredità di Giovanni Paolo II. L'umile servo della vigna del Signore non ha avuto bisogno né di scimmiottare, né di distanziarsi dal suo grande e amato predecessore, semplicemente ha raccolto in modo personalissimo il timone della Chiesa, lasciandosi guidare da quello stesso Spirito che ha fatto di Wojtyla il 264° successore di Pietro e che, certo, farà di Ratzinger il grande primo papa del Terzo millennio.
Questa è la Chiesa, un virgulto sempre vivo e sempre nuovo che si sviluppa dentro a un terreno millenario. Lungo tutto questo anno Benedetto XVI ci ha dimostrato come sia veramente capace di guardare al futuro solo colui che prende su di sé il carico del passato. Solo chi si radica nella fede degli antichi padri riesce a individuare nelle trame confuse del presente, vie profetiche che aprono il futuro alla speranza.
Papa Benedetto ha indicato fin da subito il nodo che lega passato a futuro, la radice del virgulto della Chiesa, la forza della sua giovinezza: l'Eucaristia. Questo dono, di cui il Papa ha mirabilmente parlato nella sua Deus caritas est, racchiude in sé l'intera storia della salvezza, il dispiegarsi della rivelazione, la forza della tradizione, la fede di tutti di credenti, il sangue di tutti i martiri e in ultimo, ma non da ultimo, la Presenza. Giustamente allora, Papa Benedetto ribadisce la dimensione sociale e politica dell'Eucaristia che è ancora tutta da scoprire e da evidenziare. La lotta contro la frammentazione provocata dal relativismo incomincia qui nell'umile segno di un Pane che ha la straordinaria potenza di rinnovare il mondo e la Chiesa.

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