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Bertinotti e don Milani: da qualche parte si deve pur partire

Fonte:
CulturaCattolica.it
Bertinotti e don Milani - partiamo da qui?

Partiamo dalle cose che abbiamo in comune, Bertinotti nel suo discorso di insediamento è stato sincero, lo ha detto: “Sono un uomo di parte: un uomo di parte che, perciò, non teme il conflitto; che sa che la politica chiede scelte, confronto tra tesi diverse, anche opposizioni e persino contrapposizioni. Ma una cosa vorrei che fosse bandita dal nostro futuro politico: quella di lasciare scivolare la politica nella coppia amico-nemico, in cui c’è la negazione di quello che pensa diversamente da te. Abbiamo bisogno, insieme alle differenze”, ci saremmo sentiti presi in giro se avesse detto il contrario, “è un uomo di parte” e gli sarà difficile essendo oramai un uomo di Governo, essere su quella poltrona per tutti, pertanto, bisogna si trovino elementi comuni su cui lavorare, su cui convergere.

Partiamo ad esempio sempre dalle sue parole, in molti si sono stupiti che il comunista Bertinotti citasse un prete.

Si sa, spesso preti e comunisti si fanno comodo a vicenda, i primi dimenticando Dio forse nella speranza di farlo passare come clandestino nella vita dei secondi, i secondi si portano appresso un prete nei loro convegni e alle loro sfilate perchè pensano sia come avere l’imprimatur che “anche Dio la pensa come loro”.

Ma Bertinotti non ha citato un prete qualsiasi, ma un prete che in tanti han sempre tirato per la giacca:
“Per questo noi vogliamo contare sulla scuola come una parte fondamentale nella costruzione di una nuova convivenza e vorrei qui ricordare il lavoro prezioso delle insegnanti e degli insegnanti che costituiscono un patrimonio per il futuro del nostro paese. Un patrimonio con cui lavorare e sconfiggere la peggiore delle selezioni di classe, quella che può colpire in giovane età ragazze e ragazzi, spingendoli all’esclusione. Vorrei ricordare da questa tribuna la lezione, in cui vorrei tutti ci riconoscessimo, di una grande coscienza civile e di un riformatore del nostro paese che su queste cose tanto ci ha insegnato: don Lorenzo Milani”

Bene partiamo da qui, il settimanale Tempi di questa settimana riporta la lettera di don Milani: “Che scandalo la scuola di Stato” Lettera di don Lorenzo Milani a Aldo Capitini

Barbiana, 9 marzo 1961

Caro dottore, sono a letto da tre mesi con una colite di origine e cura per ora ignota. Ho poi avuto da mandare avanti egualmente la scuola che è quest’anno molto più complessa per numero di classi e di ragazzi e diverse altre pittoresche attività per cui mi è toccato trascurare gli amici e la corrispondenza. L’ultima questione cui mi sono dedicato vi metterebbe in grande imbarazzo. Mi è toccato opporre in due diverse vertenze la scuola privata a quella di Stato e ha naturalmente ragione la mia. Nella prima vertenza (contro l’Inps) si tratta di riconoscere ai barbianesi il diritto di mandare i ragazzi a scuola qui e riscuotere egualmente gli assegni. Il più accanito laicista, messasi una mano sul petto, dovrebbe battersi in questo caso per la scuola del prete. La seconda vertenza è ora sul punto di maggior incandescenza e attende la prova di forza forse per lunedì prossimo. I miei ragazzi organizzano lo sciopero della scuola elementare di Stato ogni qualvolta la supplente arriva a scuola in ritardo.(...) Non si può esaltare l’idea della scuola di Stato senza descriverne la realtà così come non si può denigrare la realtà della scuola dei preti senza citarne l’idea. A Firenze per esempio non è neanche da mettersi in discussione il dato di fatto che l’unica scuola socialmente e tecnicamente progredita è una scuola di preti: la «Madonnina del Grappa». Il fatto che lo Stato con i soldi dei contribuenti non l’aiuti è semplicemente scandaloso. La «Madonnina del Grappa» ha mille duecento allievi dei quali non uno solo figlio di papà. La scuola di Barbiana ha venti allievi, nessuno figlio di papà, è dei preti, non ha dallo Stato nessuna sovvenzione, ma anzi aperta opposizione ed è senza ombra di dubbio l’unica scuola funzionante di tutto il territorio della Repubblica. Scandalose sono le scuole clericali di lusso di Firenze, ma mai quanto la scuola di Stato che non solo da quando la Dc è al potere, ma fin dal lontano 1860 quando guardava in cagnesco i preti, è stata sempre una fogna di propaganda padronale per nessun rispetto migliore delle equivalenti fogne ecclesiastiche. Non muoverei dunque oggi un dito in favore della scuola di Stato dove non regna nessuna «libertà d’idee», ma solo conformismo e corruzione e se invece della scuola di Stato come è oggi si parla di come dovrebbe essere allora vorrei parlare di più delle scuole dei preti come son oggi (molte) ma come sono alcune (poche) o meglio come dovrebbero essere. E in tal caso non c’è dubbio per me che sarebbero migliori quelle dei preti perché l’amore di Dio è in sé migliore che la coscienza laica o l’idea dello Stato o del bene comune. Ma questi son sogni senza costrutto perché né preti né laici potranno mai fare nulla di perfettamente puro e sarà dunque meglio lasciare che si perfezionino quanto possono gli uni e gli altri possibilmente senza difficoltà economiche in libera e realmente pari concorrenza. Certo che oggi lo scandalo più grosso non è che pochi ebrei o protestanti come contribuenti siano costretti ad aiutare anche qualche scuola di preti, ma piuttosto che milioni di contribuenti cristiani e poveri siano costretti come contribuenti a finanziare una scuola di Stato profondamente anticristiana, profondamente antioperaia e contadina e che non lo è per opera dei governi cattolici (i quali l’hanno, da quei perfetti imbecilli e conservatori che sono, ereditata così com’è e conservata sotto vetrina, dai ricchi borghesi anticlericali dell’Ottocento)...

(Nella lettera indirizzata ad Aldo Capitini, filosofo ed educatore, teorico della non violenza, don Milani dissente da una tesi del “Giornale scuola”, di cui Capitini era punto di riferimento).

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