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Lettera aperta al ministro Fioroni

Autore:
Bruschi, Franco, insegnante ITPA Tradate

Ministro, lei è davvero convinto che la riforma dell’esame di stato con la reintroduzione delle commissioni a maggioranza “esterna” cambierà qualcosa nella scuola superiore?
Cosa può ottenere una presunta maggiore severità, con lo spauracchio dei commissari esterni, della non ammissione, dei debiti non saldati?
Tutte cose già viste, già sperimentate in passato, senza alcun apprezzabile risultato.
La scuola è malata, era malata e tale rimarrà anche dopo la sua riforma.
Lei dovrebbe sapere che una maggiore severità deve essere accompagnata da una proposta, da una offerta educativa e formativa più affascinante, più coinvolgente, se si vuole ottenere un esito positivo.
Ma lei è mai stato per qualche giorno in una scuola, in una classe? Sa qual è il clima normale in molte classi? NOIA MORTALE! Come stava scritto su un muro della strada che conduce alla mia scuola.
Questo perché non c’è abbastanza severità? Gli esami sono troppo facili? Le promozioni vicine al 100%? Non scherziamo! Il problema è un altro.
I desideri, le domande dei giovani faticano molto ad emergere nella esperienza quotidiana a scuola, probabilmente perché a molti insegnanti non interessano neppure.
La possibilità di ottenere un “pezzo di carta” alla fine del corso di studi, non costituisce una ragione, una motivazione adeguata per andare a scuola.
Una mia alunna scriveva: “Rifiuto una scuola dove semplicemente si imparano della cose, voglio una scuola che mi faccia crescere come persona e mi insegni a comprendere e giudicare la realtà”. E un’altra: “ Quel che mi sta a cuore è che esista un rapporto umano vero, profondo fra studenti e insegnanti, in modo che le persone non siano costrette a lasciar fuori la vita dalla scuola”.
E lei vorrebbe far credere che la semplice riforma dell’esame di stato darebbe valore al percorso formativo dei giovani?
La prima risorsa della scuola sono gli educatori e gli studenti, è lì che bisogna investire ogni tipo di risorsa, anche finanziaria, non spendere i soldi dei cittadini per pagare i commissari esterni. L’esame di stato deve costituire la conclusione di un cammino educativo-formativo vissuto. Senza parlare del fatto che non si possono cambiare le regole in corsa, dopo che all’inizio dell’anno ogni insegnante ha presentato a studenti e genitori una propria programmazione, con tagli e approfondimenti, convinto che sarebbe stato lui ad esaminare i propri alunni.
La nostra scuola assomiglia sempre più a una casa che sta crollando, a causa delle fondamenta sempre più fragili. E’ come se lei dicesse: iniziamo aggiustando il tetto!

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