I DI.CO. sono un terreno edificabile
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Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il disegno di legge Bindi-Pollastrini che regola le unioni di fatto. Il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, non ha preso parte alla seduta e ha ribadito la sua assoluta contrarietà.
Paola Binetti, Emanuela Baio Dossi e Luigi Bobba, che avevano nei giorni scorsi ipotizzato una rottura nella Margherita sulle coppie di fatto: “Aspettiamo di vedere il testo”.
A sinistra qualcuno fa lo scontento, ma in realtà sanno tutti benissimo che i DI.CO. (Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi) hanno aperto la porta, anzi il portone, a quello che è il loro progetto, equiparare tutte le unioni di fatto comprese quelle omosessuali alla famiglia, fare in modo che la società non sia più costruita sulla famiglia formata da una donna e un uomo che si assumono reciproci diritti e doveri e che si assumono la responsabilità di assistere ed educare la prole.
Non più la famiglia da sostenere e valorizzare in quanto “bene comune”, ma una serie di rapporti tra persone, anche dello stesso sesso, che vengono per legge regolamentati e tutelati.
Questo disegno di legge Bindi-Pollastrini è il risultato di una mentalità comunista e catto-comunista che regolamenta i desideri individuali, chiudendo gli occhi sul futuro e sui cambiamenti che queste scelte opereranno sulla nostra società.
Da una parte si dice che bisogna ripartire dall’educazione, dall’altra si è totalmente incapaci di un riconoscimento del ruolo educativo della famiglia che è sempre la cenerentola delle finanziarie di tutti i Governi.
In ogni caso i DI.CO. piacciono più di quanto si dichiari, il perché, lo spiega molto bene sull’Unità Vladimir Guadagno, al secolo Luxuria (Prc)
«Siamo insoddisfatti del testo, che va migliorato radicalmente in parlamento. Tuttavia è una base di partenza su cui lavorare: meglio avere il terreno senza una casa di un terreno non edificabile».
Ma le avete viste ieri sera le ministre Pollastrini Bindi, da Bruno Vespa a Porta a Porta fiere di presentare il loro recente parto?
Oggi La Repubblica le elogia, “due uomini avrebbero fallito” e invece loro no, hanno fatto entrare dalla finestra quello che dalla porta non passava.
Ma vediamoli questi DICO, per capire se davvero ce n’era il bisogno o se invece non siano il classico cavallo di Troia.
Chi sono i conviventi che possono accedere ai DICO?
Due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono e si prestano assistenza e solidarietà materiale e morale, non legate da vincoli di matrimonio, parentela in linea diretta, adozione affiliazione, tutela, curatela o amministrazione di sostegno.
Come vengono riconosciuti?
Basta che i partner lo dichiarino all’anagrafe, insieme, o da soli, ma in due diversi atti “contestuali”
La legge è retroattiva e i conviventi avranno 9 mesi per mettersi in regola.
Diritti:
Assistenza per malattia decisioni in materia di salute e in caso di morte.
Le regioni dovranno tener conto dei DICO nelle graduatorie.
Trasferimenti e assegnazioni di sede saranno agevolati per chi convive da almeno tre anni.
Subentro nell’affitto per chi convive da almeno tre anni.
Diritto di successione dopo nove anni di convivenza, un terzo dell’eredità in presenza di un figlio, un quarto in caso di più figli.
Pensione di reversibilità decisione rinviata a quando si effettuerà la riforma delle pensioni.
Doveri
Obbligo agli alimenti: Se la convivenza dura da almeno tre anni, per un periodo determinato in proporzione alla durata della convivenza.
Appare chiaro che i diritti sono molti e i doveri pochi, ma anche per questi diritti non c’era bisogno di partorire un “similmatrimonio” perché di fatto alcuni diritti erano già garantiti (tutela dei figli, subentro nei contratti, successione garantita dal testamento) bastava rivedere la legislazione, la verità è che, non preme garantire dei diritti, ma stabilire un principio su cui, per dirlo alla Luxuria “edificare”.