Pera: “non vogliamo discriminare, vogliamo proibire. E proibire non è discriminare”
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Pera dice: “vogliamo proibire”, i Vescovi dicono “Non Possumus”, perché queste voci così “forti” dal mondo laico e cattolico, cosa c’è dietro al buonismo che vuole equiparare tutte le convivenze alla famiglia, in una marmellata di diritti con pochi doveri?
Sulle unioni di fatto il governo ha trovato un’intesa e il Consiglio dei Ministri ha varato il disegno legge. Ma il dibattito sui pacs ora trasformati in DI.CO. ha diviso, oltre la maggioranza, anche il centrodestra. Ne è testimonianza la forte opposizione di Marcello Pera alla “libertà di coscienza” lasciata per quel che riguarda le unioni di fatto.
L’ex presidente del Senato ha criticato il suo partito e lo stesso Berlusconi per la decisione di lasciare libertà di conoscenza in merito ai temi etici, in particolare sui Pacs: “Non possiamo votare i Pacs, non possiamo neppure dire che ‘Forza italia lascia libertà di coscienza - ha affermato durante il convegno organizzato dalla Fondazione Magna Carta che si è tenuto il 2 febbraio a Napoli.
“Se siamo per i Pacs, per l’eutanasia, per la soppressione degli embrioni e, ancora, se accettiamo il multiculturalismo, se vogliamo fare i patti con l’Ucoii, cioè con i fratelli musulmani che vogliono distruggere l’Occidente, se consideriamo ‘dialogo’ la costruzione di moschee in casa nostra senza chiedere reciprocità in alcun Paese arabo o islamico, se siamo per la tolleranza che è già diventata acquiescenza, indifferenza, negligenza, se siamo anche noi quelli che dicono ‘è meglio togliere il crocefisso o nascondere il presepe’, allora non siamo né liberali, né conservatori, né socialisti, né cristiano-democratici, siamo già succubi dell’ideologia della sinistra”.
Una sintesi dell’intervento di Pera è stata pubblicata da Libero il giorno successivo, 3 febbraio, con il titolo “Lettera sui Pacs a tutti i laici di Forza Italia”. In particolare sulle coppie omosessuali, in un intervento pubblicato sempre su Libero il 30 gennaio aveva affermato: “No non vogliamo discriminare, vogliamo proibire. E proibire non è discriminare”.
A dimostrazione che le cose non sono semplici come molti vogliono farci credere, che non si tratta di essere “giusti” con le minoranze che non vogliono sposarsi perché allergici agli atti ufficiali o non possono sposarsi, perché non sono una famiglia, ma una coppia di persone dello stesso sesso.
Da più parti si vuol far credere che la questione sia la solita battaglia di laici contro cattolici, così non è, se molti laici doc come Marcello Pera, si interrogano su queste scelte che è chiaro andranno a mutare geneticamente la società di domani.
Ecco perché la voce “forte e chiara” dei vescovi che hanno detto “Non possumus” non è la voce di chi vuole fare politica, ma di chi non può tacere davanti ad una situazione tale da violare la famiglia, che con tutte le sue fragilità è e rimane la cellula su cui è fondata la nostra società.
Una società dove non ci siano più padri e madri, dove tutto sia equiparato è una società che non ha a cuore il futuro dei suoi figli è una società votata alla sterilità, prima di tutto alla sterilità del cuore.