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I nullafacenti

Fonte:
CulturaCattolica.it

I miei figli hanno frequentato le scuole media in una piccola scuola libera, poi le superiori in una scuola statale, una delle differenze che sono subito saltate all’occhio è stato il numero di bidelli presenti a scuola.
Nella scuola media la signora Angela puliva le sei classi, i bagni, i corridoi, la segreteria, l’ufficio del preside, i ragazzi collaboravano mettendo le sedie sul tavolo a fine giornata, se qualcuno gettava per terra la carta doveva fare i conti con le ire della signora Angela e se finiva il compito in classe in anticipo, andava in cortile a pulire i campi e il giardino.
Nella scuola pubblica c’erano dai sei agli otto bidelli per piano.
I bagni erano spesso per metà chiusi, così da evitare di doverli pulire tutti, i bidelli avevano spesso il tempo di fare le parole crociate, lavorare a uncinetto, e tra i loro compiti c’era anche la distribuzione delle merende, del giardino se ne occupava un’impresa e se qualcuno faceva notare loro delle carenze nelle pulizie si giustificando dicendo che il loro compito era anche quello della sorveglianza, ragion per cui non riuscivano a fare tutto.

Mi è tornato in mente tutto questo quando ho sentito che tra gli obiettivi delle Brigate Rosse c’era il giuslavorista Pietro Ichino, che tra i libri scritti ne ha uno che si intitola:

I nullafacenti. Perché e come reagire alla più grave ingiustizia della nostra amministrazione pubblica
Autore Ichino Pietro
Prezzo € 12,00
Dati 135 p., rilegato
Anno 2006
Editore Mondadori
Collana Frecce

“Perché, mentre si discute di tagli dolorosi alla spesa pubblica per risanare i conti dello Stato, nessuno propone di cominciare a tagliare l’odiosa rendita parassitaria dei nullafacenti?”

Il 24 agosto 2006, dalle colonne del “Corriere della Sera”, Pietro Ichino lancia una proposta che scuote il mondo politico e sindacale. Chiave di volta del progetto è l’istituzione di organi indipendenti di valutazione OIV) capaci di stimare l’efficienza degli uffici pubblici e dei loro addetti, per consentire il licenziamento nei casi più gravi, ma anche l’aumento delle retribuzioni dei dipendenti che lavorano per due. Intanto, al forum del “Corriere” arrivano in un giorno e mezzo 1500 interventi, tra cui molte istantanee di nullafacenti ritratti dal vivo: dall’impiegata che timbra il cartellino e poi va dal parrucchiere, al funzionario sano come un pesce che usa “prendersi la malattia” tutte le volte che torna al paese, al professore semianalfabeta. In questo libro Pietro Ichino, oltre a spiegare la sua proposta, affinata in collaborazione con altri studiosi, raccoglie una piccola antologia di quegli interventi.

Ci sono dei tabù in Italia di cui non si parla volentieri, uno di questo è il ruolo dei dipendenti pubblici.
In privato tutti a criticare e a raccontare episodi di a cui si assiste quotidianamente, ma in pubblico appena si fa una critica ecco che viene portato ad esempio un dipendente pubblico modello che “salva” tutti gli altri.
Certo che ci sono, certo che non tutti i dipendenti pubblici prolungano le vacanze di Pasqua con la malattia, o si mettono in malattia per fare le pulizie di primavera, o vanno a fare la spesa durante l’orario di lavoro, certo che ci sono dipendenti pubblici integerrimi, ma è proprio per difendere questi, che andrebbero individuati gli altri.

Non vorremmo che a Ichino fosse chiesto di pagare per aver detto a voce altra ciò che tutti sussurrano.

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