Rosy story 2
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Rosy Bindi, ministro della famiglia chiede spazio alla Stampa per “spiegarsi meglio” e “corregge” la sua affermazione: «Amo pensare alla Chiesa che si occupa delle cose di Dio» con la più appropriata «amo la Chiesa che pensa agli uomini con il pensiero di Dio».
Dimostrando definitivamente che non ci siamo, perché se come lei dice, la differenza tra i cristiani e i non cristiani, sta nel “partecipare alle cose degli uomini dalla parte di Dio.” Allora non si capisce come si possa stare dalla parte dei DiCo.
Egregio Direttore,
Le chiedo un po’ di spazio per chiarire il senso delle mie parole «Amo pensare alla Chiesa che si occupa delle cose di Dio», raccolte dalle agenzie a Nuova Delhi e riprese in modo un po’ stringato nel titolo di prima pagina della Stampa.
Davvero il mio non era un imperativo a chicchessia, tanto meno alla mia Chiesa. E non era neppure un consiglio, che non potrei e non voglio dare. Piuttosto, ai cronisti che mi incalzavano con domande sul ruolo politico della Conferenza episcopale italiana, ho replicato con un «figuriamoci!» rafforzato da quella frase che per me suonava come una difesa dalle interpretazioni tutte politiche dell’azione della Chiesa. Un’interpretazione che oggi appare prevalente sulla scena pubblica italiana per responsabilità - opposte e speculari - di una minoranza in armi, divisa tra anticlericali e neoclericali. Ma questa lettura immiserisce e riduce a poca cosa la missione della Chiesa, ed era a questo che pensavo nella notte di Nuova Delhi.
C’è una «differenza cristiana» dello stare nel mondo che ciascun credente sperimenta nel proprio vivere quotidiano e di cui la Chiesa è insieme testimonianza e profezia.
Quella differenza - non indifferenza - che ci fa partecipare alle cose degli uomini dalla parte di Dio. Mi sarei forse spiegata meglio dicendo «amo la Chiesa che pensa agli uomini con il pensiero di Dio», una Chiesa che si fa coinvolgere e si china su tutte le ansie dell’umanità e lo fa con l’amore e la tenerezza di Dio. Ma per me sarebbe stata la stessa cosa.
Giovanni Paolo II ha sconvolto il mondo da mistico, non certo facendosi imprigionare da una parte o dall’altra degli schieramenti geopolitici del suo tempo. Questa Chiesa è viva e presente nella comunione spirituale di milioni di italiani, e non ha alcun bisogno di essere coinvolta in trattative parlamentari sull’iter della legge. Diceva Vittorio Bachelet: «Quando l’aratro scava a fondo è tempo di gettare seme buono».
Quel seme è la parola del Signore, che ogni cristiano porta nel cuore. E la Chiesa, madre e maestra, annuncia la verità di Dio sulla persona umana con il Vangelo, fonte di pace e di speranza.