Condividi:

Santoro contro il Papa non è una novità

Fonte:
CulturaCattolica.it

Santoro è in una botte di ferro, se gli dicono che è fazioso, lui fa la vittima e si sente censurato, se la sua trasmissione non innalza gli ascolti, si appella al fatto che non sempre la “buona TV” paga e quindi procede per la sua rotta, con puntate faziose, irose contro la Chiesa e i cattolici.
Ora ci riprova annunciando una trasmissione che presenterà un documentario sulla pedofilia trasmesso dalla Bbc lo scorso anno.
Naturalmente su internet il documentario che dura 40 minuti e gira sottotitolato in italiano, sta spopolando.
Il filmato ricostruisce episodi di pedofilia del clero in Stati Uniti, Brasile e Irlanda, avanzando sospetti - peraltro destituiti di fondamento - sull’allora cardinale Ratzinger, accusato di aver coperto sistematicamente i casi segnalati alla Congregazione per la dottrina della fede. Il tema è diventato ormai di dominio pubblico con centinaia di blog che fanno da cassa di risonanza, compreso quello di Beppe Grillo, la Palombelli intervenendo in una trasmissione Rai che parlava dei casi di Rignano ha ritenuto opportuno informare i telespettatori dell’esistenza di questo filmato.
Santoro, ha annunciato l’intenzione di acquistarlo per la sua trasmissione “Annozero”.
Le polemiche si sprecano e Santoro attende che le polemiche facciano pubblicità alla sua iniziativa.

Mario Landolfi, presidente della commissione di vigilanza sulla Rai, invece, ha invitato il direttore generale Cappon a stoppare l’acquisto e soprattutto la messa in onda.

Il documentario, già trasmesso in Inghilterra il 1 ottobre del 2006, aveva dato modo alla conferenza episcopale non solo di prendere le distanze, ma anche di smentire evidenti incongruenze. Al Papa viene attribuita la responsabilità di essere stato garante per 20 anni del testo “Crimen Sollicitationis” che fornisce istruzioni ai vescovi su come trattare i casi di sacerdoti accusati di abusi.
Piccolo particolare, il documento è stato scritto nel 1962, quando Ratzinger era un semplice teologo.
Insinuazioni alimentate anche da un documento successivo della Congregazione per la dottrina della fede del 2001, De Delictis Gravioribus, che definiva le linee guida del motu proprio con cui Giovanni Paolo II rafforzò l’ex Sant’Uffizio nel giudicare i casi di violenze e molestie. Per il documentario, questa decisione rientrava nel progetto di insabbiare e coprire gli scandali, ma i fatti dicono altro, a scriverlo nel 2006 era il giornalista Marco Politi di Repubblica: “Ai vescovi del mondo il cardinale Ratzinger chiedeva «non solo di contribuire a evitare un crimine così grave, ma anche di proteggere con le necessarie sanzioni la santità del sacerdozio e la cura pastorale offerta dai vescovi e dagli altri responsabili ecclesiastici». (...) Al primo sospetto oggettivo il vescovo è tenuto a informare la Congregazione per la Dottrina della fede, che deciderà se far giudicare la questione a livello locale o avocare il procedimento in Vaticano. Lo stesso documento condanna ogni abuso della confessione per ottenere favori sessuali”. E ancora: “Per scongiurare frettolose archiviazioni Ratzinger - d’intesa con papa Wojtyla - prese anche la decisione di modificare i termini di prescrizione dei processi ecclesiastici. I dieci anni necessari per far decadere i procedimenti scattano (dopo la riforma del 2001) soltanto a partire dalla maggiore età della vittima, in modo da garantire a chi è stato abusato nel corso dell’adolescenza la piena facoltà di intervento in giudizio. L’anno successivo il cardinale Ratzinger partecipò al vertice straordinario dell’episcopato americano, convocato a Roma, quando si stabilì «tolleranza zero» per i preti pedofili e l’immediato allontanamento di chiunque fosse coinvolto in indagini da incarichi ecclesiali a contatto con minori”.

Pare chiaro che parlare di complicità è fuori luogo, eppure, la sinistra impantanata in una politica dove ogni mossa scontenta qualche alleato, inebetita, dalla manifestazione dove hanno sfilato passeggini e bimbi con il biberon, sembra incapace di fare una seria riflessione, di riprendere in mano il bandolo della matassa, di fare politica “per” e non politica “contro”, incapace di muoversi senza trovare un nemico da combattere, di dare risposte concrete ai problemi della gente, che non è certo in attesa di sapere se due uomini potranno definirsi famiglia, ma attende piuttosto di sapere, se fare figli è un privilegio o se invece è riconosciuto dallo Stato come un bene per la società.

Vai a "Ultime news"