Cannabis
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Sul blog Italians del Corriere della sera, Carlo Meroni 33 anni - racconta i suoi 15 anni di cannabis, dal 1990 al 2005, e lo racconta meglio di tanti Ministri e di tanti tuttologi che affollano le trasmissioni televisive.
Vedo tutto quello che avrei potuto
fare (o evitare di fare), le scelte e le amicizie dettate solo
dall’euforia cannabinoidea, l’università
lasciata interrotta, i rischi con la giustizia, i soldi buttati al
vento, i dispiaceri ed i danni causati alla mia famiglia e a chi mi era
vicino. Questo è il nocciolo del problema. Abbiamo davanti
ai nostri occhi una generazione di giovani iperprotetti dai genitori,
benestanti, ai quali non manca nulla. Nella grande maggioranza dei
giovani fra quindici e venticinque anni, non esiste una pianificazione
del proprio futuro nemmeno più a breve termine, non
c’è un progetto di studio finalizzato ad una
precisa vita lavorativa, non ci sono più ideali, non ci sono
più nemmeno i Santi, non c’è
più una identità personale basata sulle proprie
radici, né sulla propria nazione, né sulla
propria cultura. Ci si muove dove ci suggerisce mamma tv o qualche moda
del momento, e laddove va il resto della massa. In una situazione
simile, non c’è droga più pericolosa
della cannabis. Apparentemente innocua, ma che annulla le aspirazioni
ed azzera la volontà.
La sua testimonianza sincera
fa a pugni con chi sostiene che una canna non ha mai ammazzato nessuno,
che anche il Brunello fa male, che anche le sigarette ti procurano il
cancro ai polmoni, che molti di quelli che si sono fumati le canne in
compagnia, ora sono al parlamento e dimenticano tutti gli altri, quelli
che invece non ci sono più o che hanno pregiudicato il loro
futuro.
Racconta Meroni:
Non si cerca più
una realizzazione o un miglioramento in campo lavorativo
accontentandosi di quel che si ha, fosse anche poco; si scelgono i
percorsi di studio più agevoli e meno complicati
anziché quelli più utili alle nostre inclinazioni
ed aspirazioni; ci si circonda di persone sulle quali non ci si pongono
domande in merito alle reali affinità che hanno con
noi… l’importante è che si fumi tutti
assieme… due amici, la chitarra e uno spinello, cantava
Stefano Rosso. Lasciate stare, ragazzi, c’è solo
da perderci. Tenetevi lontano da questa innocua ed attraente pianta,
dietro la quale si cela una droga bella e buona i cui danni si vedono a
lungo e non a breve termine. E poi vedo me: rilassato, felice,
pacifico, sorridente…ma non è il sorriso di uno
che ama la vita, ma solo il sorriso artificiale di un ebete
rincoglionito.
Il quadro fatto da Meroni è chiaro,
chiarissimo.
Dalla Cannabis traggono vantaggi solo quelli che
hanno interesse ad avere a disposizione un popolo ebete, manipolabile,
un popolo che si accontenta di guardare il grande fratello, di
acquistare prodotti che promettono di cambiarti la vita, che promettono
una libertà che non possono darti.
Un popolo che
non ha a cuore il proprio domani, che non crede nella fatica di
educare, che non si fa domande su dove sta la vera felicità,
su quale sia il compito di chi diventa adulto.
Chi parteggia
per le canne ci vuole, come dice Meroni “rilassato, felice,
pacifico, sorridente…” ma vuoti, di un vuoto che
sfiora la morte.