Rapito Padre Bossi
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Un sacerdote italiano, Giancarlo Bossi, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) è stato sequestrato da un gruppo di armati nel villaggio costiero di Bulawan, nella zona di Zamboanga (Mindanao) delle Filippine meridionali.
Padre Bossi 57 anni, è nato ad Abbiategrasso, in provincia di Milano, ed è missionario nelle Filippine dal 1980. Il Superiore generale del Pime - Giambattista Zanchi - ha riferito che «padre Bossi è stato portato via da dieci uomini armati che lo hanno fatto salire su un’imbarcazione. Si sospetta che possa essere stato sequestrato da un gruppo separatista islamico». La notizia, inizialmente annunciata da fonti della polizia locale, è stata confermata all’agenzia AsiaNews da padre Gianni Sandalo, superiore della missione del Pime nelle Filippine. All’Angelus Benedetto XVI ha lanciato un appello per la liberazione di tutti i rapiti, tra i quali anche sacerdoti cattolici, che «per diversi motivi e in varie parti del mondo» vengono «tenuti sotto sequestro».
La notizia ci è stata data domenica, mentre il nostro amico padre Stefano Ferrari celebrava la sua prima Messa.
Solo il giorno prima era diventato sacerdote.
Sacerdote per sempre, missionario del PIME, come il sacerdote rapito.
Commentando ha detto: “Anche questa è la missione.” Punto. Uno davanti ad una vocazione mette in conto anche le fatiche, le sofferenze.
Mette in conto le incomprensioni, lo sconforto, ma anche la serenità e la gioia che solo lavorare per l’opera di un Altro sanno dare.
Mentre ascoltavo padre Stefano ringraziare la sua famiglia, la nostra comunità, le persone che a vario titolo e in vario modo gli sono state vicine e lo hanno sostenuto durante il cammino che lo ha portato a diventare sacerdote, pensavo che è così, è proprio così che deve andare.
Ogni vocazione ha bisogno di un comunità, di un popolo ‘scalcinato’, pieno di difetti e di peccati, ma capace di essere a vario titolo sostegno e conforto, testimonianza che la felicità è possibile.
Ne hanno bisogno le tutte le vocazioni, anche quelle al matrimonio.
Com’è difficile oggi essere famiglia, bersagliati da mille modelli differenti.
Soli, nelle nostre case, con il nostro televisore e il tempo assorbito dai mille impegni che ci riempiono persino il “tempo libero”.
Mentre una famiglia per crescere, ha bisogno di altre famiglie, di luoghi dove mangiare insieme, ridere insieme, confrontarsi, discutere.
Ha bisogno di sapere che non si è soli, di luoghi dove sia chiaro a tutti che il matrimonio non è una scelta solitaria e personale, ma una vocazione preziosa per tutti.
Solo così davanti alle difficoltà, ai periodi di “stanca” di fatica, in cui ci si sente inadeguati, si potrà tornare a far memoria dell’inizio, di quel momento in cui innamorati si è detto “Sì” ed era un sì per sempre.