Spe Salvi. Gianni Mereghetti risponde a Scalfari

Carissimo Scalfari,
non è vero come lei ha scritto su Repubblica commentando l’Enciclica “Spe Salvi” che Benedetto XVI rifiuti il mondo moderno. Anzi è proprio il contrario, il Papa non rifiuta il mondo moderno, ma le ideologie che hanno tradito l’urgenza di quel mondo, l’urgenza di una piena valorizzazione della ragione e della sua tensione al vero. L’Enciclica “Spe Salvi” è una commovente testimonianza dell’abbraccio di Cristo all’uomo, alle istanze della sua ragione, alla sua esigenza di felicità. Questo il Papa comunica, l’amore di Cristo all’uomo, un amore che srotola davanti ai suoi occhi l’orizzonte affascinante della speranza. Per questa ragione non è un corto circuito il legame tra fede e ragione, che lei, caro Scalfari, molto argutamente identifica come la chiave di volta dell’Enciclica. Nessun corto circuito, nessuna tautologia, ma la semplicità di descrivere l’esperienza dell’uomo. La speranza non è l’immaginazione visionaria di un mondo perfetto, è invece già l’esperienza di quella realizzazione umana verso cui camminiamo. E’ l’incontro con Cristo dentro questo mondo, è il riconoscerLo presente nella vita come compimento del desiderio che sorregge la speranza, che riempie di positività il cammino dell’esistenza, qualsiasi ne siano le condizioni. Per questo nell’Enciclica “Spe Salvi” il Papa assume la modernità e le sue istanze, ma chiamando l’uomo ad una rivoluzione, quella di cambiare il suo approccio a ciò che cerca, ossia a riconoscere che proprio per la tensione infinita da cui ogni suo passo è segnato deve aprirsi al riconoscimento che nel Mistero presente, e non nelle sue energie, sta la realizzazione dell’umano. Questa è la speranza, un Uomo presente che ci abbraccia. Si lasci abbracciare, caro Scalfari, è la posizione più ragionevole che un uomo possa assumere di fronte a Chi lo guarda con simpatia totale.
Gianni Mereghetti
Abbiategrasso