Legami
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Gaber
Quel che spaventa è il legame. Avere qualcuno. Usiamolo questo verbo aggressivo, avere. Dal vocabolario: verbo che indica un fondamentale rapporto di appartenenza. Prendiamoci la responsabilità di avere, tenere in mano, tenere dentro, occupiamocene. Lasciamo per una volta la metafisica dell’essere, tiriamoci su le maniche e facciamo i conti con l’avere. Avere qualcuno di fronte, occhi cui rendere conto, una vita di ossa e di sudore. Avere un dovere. Smettiamo per una volta di rivendicare diritti, caliamo le pretese, ascoltiamo, facciamo. Sì, facciamo, diamo fatica, teniamo stretto, rispondiamo di noi. Invece di continuare nell’ossessivo lassismo di diritti, liberazioni, permissioni, affrancamenti. Come una massa indiscriminata di bambini capricciosi, di bambini soli. In questo globale carnevale rivendicativo è evidente che la Famiglia diventa un ostacolo da abbattere. Facile trovarci difetti, orrori, malesseri e dolori, essendo l’origine di ciò che siamo, o non siamo. Di ciò che siamo capaci di tenere e di lasciare, la Famiglia è ciò che ci definisce e ci costruisce, nel bene e nel male. Siamo uomini fallaci, feroci, e dove ci raduniamo spesso non siamo capaci di averci. Facile trovare negli uomini, difetti, orrori, malesseri e dolori. Propaganda superficiale ma costante denigrare la Famiglia come luogo di immondo. Eppure basterebbe un pochino, un pochino, di onestà intellettuale per riconoscere che, detto semplicemente, se stiamo bene è perché qualcuno lì dentro ci ha amato, e se stiamo male, è perché qualcuno lì non c’è stato, non ci ha avuto. E allora forse il legame c’entra. La paura del legame, la paura della fatica del legame. Dal vocabolario: rapporto affettivo che comporta reciproca fedeltà oppure limitazione della libertà individuale. Eccolo qui il problema, essere qualche modo, singolarmente, limitati. Qualcuno meglio di me ha cercato il valore della libertà in qualcosa di condiviso, di comune, di aggregante. Avere un legame con qualcuno educa l’uomo all’altro. E la Famiglia è la struttura che lo insegna, che lo insegna proprio a partire dal fatto che non lo si sceglie. Insegna, detto semplicemente, ad amare (e amare non significa campi verdi e violini che suonano, amare è coraggio sudore ambizione). Ad accogliere l’altro, a educarlo, a compierlo. In Famiglia si costruisce la capacità di legarsi, di occuparsi, di avere. Di avere doveri. E quando ci sono carenze in questa costruzione si diventa più deboli, più tristi, più soli, più cattivi. Se si impara il legame a priori, poi si sarà capaci di legarsi con chi si sceglie. Altrimenti non si sceglie, ma si scodinzola per il mondo da una persona all’altra, senza averla mai. Eppure, nella cieca volontà di questa società che vivo, c’è guerra al legame, pensando che svincolati si possa finalmente librarsi. Ma non c’è nessuna oca selvatica che sappia volare senza regole severe di appartenenza allo stormo, e alla sua strada.