Natale, la speranza si è fatta carne
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I pastori giunsero a Betlemme dai campi intorno alla grotta. A differenza dei Magi non percorsero un lungo cammino, ma seppero anch’essi guardare il cielo, accorgersi di una luce nel buio della notte. Dopo che tanti ebbero rifiutato l’ospitalità a Maria e a Giuseppe, i pastori li ospitarono nel loro cuore e nel loro sguardo insieme a quel Bambino che giaceva nella mangiatoia. Questo fatto, che li ha visti protagonisti vigili e silenziosi, ha reso eterna la loro memoria. Oggi Gesù Bambino viene a mendicare il nostro cuore, ci attende, umili come i pastori. Ma perché Gesù nasce? Perché ci attende e spera qualcosa da noi? Perché ci ama. La storia della salvezza ha come unica giustificazione l’amore di Dio per l’uomo. Oggi il Figlio di Dio ci attende con amore, così come ha atteso i pastori. Le strade che percorriamo per arrivare a Lui non sono brulli sentieri di campagna, ma vie solitarie, spesso dolorose, rese dure dall’indifferenza che nutriamo nei confronti di noi stessi, prima ancora che degli altri. Sono le strade luccicanti del consumismo che abbaglia e impoverisce mentre si crede di avere tutto, di un pensiero debole che fatica ad aprirsi alla trascendenza. Il Natale del Signore è un invito carico d’amore ad allargare la ragione per far spazio ad un Avvenimento: Dio entra nel mondo non più solo con la sua Parola, come aveva fatto con il popolo di Israele ma prendendo carne umana, assumendo la carne di chi lo tradisce ogni giorno, di chi vive come se Lui non ci fosse. L’assume per salvarla, per ristabilire l’amicizia tra l’uomo e Dio. Quando venne nel mondo, Gesù non perse tempo a giudicare, fece il cristianesimo. Introdusse, cioè, un nuovo modo di vivere, di amare e di pensare in cui l’uomo si scopre libero, con un destino di bene per sé. La ragione che si allarga incontra, al culmine di un percorso sincero di domanda, una Presenza, un Tu, cui rivolgere tutta la ricerca e tutto il desiderio. Qui si gioca il dramma della libertà. Di fronte all’avvertimento del Mistero l’affezione è chiamata a legarsi alla ragione perché l’io, reso libero e sicuro, possa esprimere la sua adesione all’Essere. Guardare all’ avvenimento della nascita di Gesù, accoglierlo, domandare dando voce al nostro bisogno di felicità, è l’inizio della speranza. Umili erano i pastori perché hanno prestato ascolto all’angelo. La nostra umiltà è riconoscere che la vita non dipende da noi, non è nelle nostre mani, ci è data.
Affrettiamoci a Betlemme!