Trento: lo invitano alla cena di Natale, lui, stupra la ragazza
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Diceva Sant’Ambrogio: “E tutti i discorsi sulla carità non mi insegneranno di più del gesto di mia madre che fa posto in casa per un vagabondo affamato…”
E noi vogliamo continuare a credere che questo sia il modo per educare i figli alla carità, che prendersi cura di chi è più sfortunato di noi, non sia solo un dovere, ma un modo per condividere la vita con chi incontriamo.
Però, quando leggiamo notizie terribili, come il fatto accaduto a Trento, allora guardiamo ai nostri figli, e all’educazione che diamo loro e ci viene spontaneo dire che forse va ribadito, che le differenze vanno rispettate, ma conosciute, che la Carità è un dovere, ma bisogna essere guardinghi, perché un buon cuore ingenuo può essere pericoloso. "Siate candidi come colombe e astuti come serpenti" si dice nel Vangelo di Matteo.
Il fatto: Una giovane coppia di Trento, gestisce un bar ed è così che qualche mese fa conosce uno straniero che vive in Italia, è senza lavoro e senza fissa dimora, così decidono di invitarlo a casa loro per la cena per Natale.
Il marocchino cena con la famiglia, genitori e due bambini, poi la donna si offre di riaccompagnarlo al dormitorio di Trento.
Ma lui con una scusa le fa fermare l’auto in una piazzola di sosta e la violenta, poi la minaccia di ritorsioni nel caso parli dell’accaduto. Ma la donna non ce la fa a tacere e dopo un paio di giorni racconta tutto al marito che la porta all’ospedale, denuncia il fatto e il marocchino viene arrestato.
Io non credo sia razzismo, ma realismo, affermare che per quel uomo, una donna giovane, che guida l’auto da sola nella sera, è una donna poco raccomandabile.
Nel suo paese le donne non guidano e non salgono in auto con un uomo che non sia il padre o il fratello.
Non ha importanza se in Italia le cose non vanno in questo modo, se quella donna gli ha aperto la sua casa, offerto un posto alla tavola a cui sedeva con il marito e i figli.
Quell’uomo si è sentito autorizzato a fare il peggiore degli atti, peggiore due volte, perché oltre ad averne violato il corpo, ha violato la fiducia che gli era stata accordata ed ha violentato la fiducia delle nuove generazioni, perchè quei bambini che hanno condiviso il loro Natale con un uomo straniero e solo porteranno con sè il ricordo della fiducia tradita.
Lo hanno arrestato, ma non oso pensare a cosa potrà accadere quando tra non molto ce lo ritroveremo per strada.
E immagino il dolore di quella giovane famiglia che aveva aperto fiduciosa la loro casa, e che ora guarderà con timore ogni straniero che calpesta il suolo del nostro paese, cercando fortuna e lavoro.
Certo, sarebbe un errore fare di tutta l’erba un fascio, ma bisogna che questi fatti ci inducano a riflettere.
Spesso sottovalutiamo le differenze, la convivenza ha bisogno di conoscenza reciproca, non basta la tolleranza, la buona educazione nei confronti di persone costrette dalle circostanze, senza averlo scelto a condividere le strade, i luoghi di lavoro, le scuole, le file agli uffici pubblici.
La tolleranza fa solo covare il fuoco sotto alla cenere, ci vuole reciprocità. Conoscenza reciproca delle differenze, rispetto per le culture, non serve la censura delle proprie tradizioni, ci vuole condivisione e rispetto per le tradizioni di tutti.
Ci vogliono leggi, poche ma chiare, severe e applicate.
Perché dev’essere chiaro a tutti, che nel nostro Paese, una donna di ventiquattro anni, che esce per riaccompagnare un barbone al dormitorio sta facendo un gesto di cortesia e chi non lo ritiene tale e lo calpesta, non è degno di rimanere tra noi, per giustizia e per rispetto nei confronti nostri e dei suoi connazionali che rispettano le leggi del Paese dove stanno vivendo.