L'eugenetica della Turco mette in crisi i cattolici di sinistra
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Il Ministro della Salute Livia Turco ha dichiarato che le nuove linee guida della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita terranno conto di recenti sentenze giudiziarie: la diagnosi preimpianto degli embrioni - cioè quella tecnica con cui si prelevano una o due delle otto cellule di un embrione prodotto con la fecondazione in vitro per verificarne eventuali malattie genetiche - potrebbe quindi diventare in qualche modo lecita in Italia.
I fatti sono noti: lo scorso settembre il Tribunale di Cagliari ha stabilito che una coppia di sardi, portatori sani di talassemia, potesse effettuare la diagnosi preimpianto di un embrione crioconservato. La sentenza del Tribunale di Firenze di una settimana fa va nella stessa direzione, consentendo la diagnosi preimpianto ad una coppia portatrice di una malattia ereditaria, stabilendo però anche la parziale inapplicabilità ed illegittimità delle linee guida della stessa legge 40, rafforzando quindi il provvedimento.
E' bene ricordare che non sono le linee guida a proibire la diagnosi preimpianto: la legge 40 consente di accedere a tecniche di procreazione assistita solamente a coppie sterili o infertili - e in quanto infertili le due coppie protagoniste delle sentenze sono soggette alla legge 40 - e non a coppie malate o portatrici di malattie ereditarie. La legge 40 dà alle coppie con problemi di sterilità un'opportunità di diventare genitori, ma non vuole consentire la scelta di quali figli essere genitori. La legge 40 non permette di scegliere le caratteristiche dei bambini di cui diventare genitori, non rende possibile scartare i figli "difettati" e scegliere quelli sani, non ammette che si dica "tu si, tu no, tu sei adatto, tu non lo sei". Tanto è vero che nell'art. 13 della stessa legge è esplicito il divieto a "ogni forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni", dei quali viene permessa la manipolazione solamente per tutelarne la salute e lo sviluppo.
E la diagnosi preimpianto per distinguere gli embrioni sani da quelli malati, cosa ha di diverso da una selezione a scopo eugenetico? Non è forse un modo per individuare i sani, e sceglierli, e scartare i malati e i disabili?
I giudici dovrebbero aiutare a rispettare le leggi, non a stravolgerne il senso e le finalità, specie di quelle come la 40, legittimate dal referendum di due anni fa, che ha registrato l'astensione più elevata della storia del nostro paese. Un'astensione con un significato politico ben preciso, e cioè che il 75% degli aventi diritto non ha ritenuto opportuno neppure andare a votare, cioè non ha giudicato degni di nota i quesiti proposti, dopo una campagna in cui tutti i media - con l'eccezione dei quotidiani Avvenire e il Foglio - si erano compattamente schierati per il voto, e per i quattro sì: basti ricordare il numero dell'Espresso con i "cento sì", "ecco l'Italia che dice no alla legge 40", cento personalità del mondo della cultura e dello spettacolo a rappresentare quel venticinque per cento che si è recato alle urne.
Cercare di cambiare la legge forzandone le linee guida è una furbata che, se sarà veramente realizzata come annunciato dal ministro, pagherà un altissimo prezzo politico: come potranno i cattolici presenti nel partito democratico convincere i loro elettori di poter essere rappresentati in quello schieramento? E come risponderanno i cattolici del centro sinistra attualmente in parlamento, quando i loro elettori chiederanno conto del comportamento del governo da loro eletto riguardo la legge 40, difesa così strenuamente e compattamente dal mondo cattolico?
E tutti coloro che si sono astenuti al referendum di due anni fa, credenti e non, come giudicheranno uno schieramento politico che non mostra rispetto per la volontà popolare, e non avendo forza per cambiare una legge né in parlamento né con una consultazione popolare, si nasconde dietro le sentenze dei giudici?
Se veramente si cambiassero le linee guida introducendo la diagnosi preimpianto, avremmo la prima norma eugenetica del post-fascismo introdotta - surrettiziamente - da un governo di centro sinistra. Una beffarda nemesi storica.
Se si legittima il principio della scelta del figlio da parte dei genitori, si verranno inevitabilmente a creare anche situazioni apparentemente paradossali. Ci permettiamo ad esempio di suggerire al Ministro Turco e ai membri della commissione che sta aggiornando le linee guida della legge 40, l'istruttiva lettura di un articolo del Sunday Times dello scorso 23 dicembre: Jackie Ballard, a capo del Royal National Institute for Deaf and Hard of Hearing People (RNID, la più grande associazione inglese che cura gli interessi dei non udenti, con nove milioni di affiliati) ha chiesto al parlamento inglese la possibilità, per i genitori sordi, di scegliere, fra gli embrioni prodotti in fecondazione in vitro, quelli affetti da sordità, e non quelli sani. Ballard ha spiegato di non aver intenzione di incoraggiare la scelta di embrioni malati, ma che "noi vogliamo rispettare, per quanto possibile, la scelta dei genitori, purché fatta insieme ad un medico in modo che si sappia esattamente cosa si sta scegliendo".
Se scelta dev'essere, perché questa no?