Sarà mai possibile dialogare?
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1. Si chiama ragione
A partire da quanto ho scritto sul CulturaCattolica.it, e dalla navigazione in alcuni siti di coloro che si dichiarano atei, mi sono fatto alcune domande e voglio esprimere alcune considerazioni. Nella speranza – reale – che sia possibile un dialogo.
Leggendo i testi dei tanti “non credenti” si rimane sorpresi soprattutto da una domanda: «Ma di chi stanno parlando?» Che strana concezione della fede e della ragione testimoniano, quando parlano dei cristiani!
Ringrazio, nella mia esperienza, di avere incontrato don Giussani: bisognerebbe imparare di nuovo la sua lezione sulla ragione, riprendendo le pagine straordinarie che si trovano ne “Il senso religioso” [Nota 1].
2. Dia-logo: ponte o guerra?
C’è poi un’altra considerazione: la parola dialogo implica che si cerchi insieme la verità. Che il “logos” attraversi “dia” i nostri rapporti. Ma per questo è necessaria una stima profonda di sé e dell’interlocutore. Nelle parole di tanti interlocutori a me pare che questo manchi: non sono umili di fronte alla verità e non stimano coloro che hanno davanti quando esprimono posizioni diverse dalle loro.
Sembra di stare con quei bambini che, quando stanno per perdere in un gioco, buttano a monte la partita. Perché, se si trovano stretti alle corde, dopo avere tentato un confronto serio con chi la pensa diversamente, tirano fuori, come da un cappello magico, argomenti triti e ritriti sulla storia, sul passato, sui pregiudizi. Ripropongono in questo modo quel pensiero di Juan Ramón Jiménez, citato in questo modo da don Giussani: «Quando uno intuisce il Fatto cristiano come vero, gli occorre ancora il coraggio di risentirlo possibile, nonostante le immagini negative alimentate dai modi angusti in cui esso è stato tradotto nella vita propria e della società: Ora è vero. / Ma è stato così falso / Che continua ad essere impossibile». Certo, anche per dialogare bisogna avere il coraggio della verità, che è più grande che la nostra posizione, soprattutto quando è affermata come “bandiera”.
3. Una nuova Inquisizione
Un’altra considerazione. Ho ripensato alla vicenda del Prof. Roberto de Mattei e a quanto affermato da lui a proposito dell’evoluzionismo [Nota 2]. Capisco che non tutti possano essere d’accordo con le sue posizioni, ma quello che mi sconcerta francamente è la richiesta fatta dai cosiddetti laici, tolleranti, ecc. ecc. che lui se ne debba andare dalla carica di Vice Presidente del CNR, perché la sua posizione sarebbe incompatibile con la scientificità.
Si è accusato per secoli l’inquisizione cattolica ed ora la si vuole semplicemente ricreare nei confronti di chi, cattolico, esprime posizioni culturali non in sintonia con la vulgata imperante.
4. Verità o pubblicità?
In questi ultimi tempi noto che la preoccupazione maggiore da parte di chi si vuole libero pensatore sia quella di farsi pubblicità, con ogni mezzo, occupando gli spazi della comunicazione radio televisiva e giornalistica, da un lato accusando la Chiesa di continue ingerenze in ogni campo (culturale, politico, sociale…) e di soffrire manie di persecuzione e dall’altro dichiarandosi continuamente perseguitati e discriminati: cosa che a me francamente non risulta.
Non saranno loro ad avere manie di persecuzione? E questo per il “vezzo” freudiano delle proiezioni…
in questo caso certamente ben remunerate!
5. Un po’ di buon gusto non guasta!
Un’ultima considerazione: un po’ più di buon gusto e una sana presa di distanza da certe goliardate non farebbe poi male (e penso qui alle immagini – tante, troppe – irriverenti che si trovano sia in internet che su giornali che dovrebbero essere esempio di rigore razionale e di rispetto dell’altro, contro l’intolleranza clericale). Certo è che tutta questa facile ironia (di poco buon gusto) non avrebbe l’ardire di contrastare o colpire altre religioni, in particolare l’Islam [Nota 3].
Tale buon gusto e rispetto avrebbe il vantaggio di testimoniare, in particolare ai giovani, che si costruisce non demonizzando l’avversario, e che il confronto serio rifugge dai toni da stadio e da osteria (anche se i vari mezzi di comunicazione, televisione e internet, ne fanno un uso abbondante).
Note
1. Alla radice, comunque, il problema sta nel concetto di ragione. Vorrei ricordare un episodio occorsomi parecchi anni orsono dal quale ho imparato molto. Affrontavo per la prima volta un’ora di lezione di religione come insegnante in un liceo classico. Appena montato in cattedra, prima ancora di aver cominciato a parlare, mi accorgo che dall’ultimo banco s’alza una mano. Domando allo studente che cosa voglia. La risposta è stata circa questa: «Scusi, professore, è inutile che lei venga qui a parlarci della fede, a ragionare sulla fede, perché ragione e fede rappresentano due mondi totalmente diversi.
Ciò che si potrebbe dire sulla fede non ha nulla a che fare con l’esercizio della ragione e viceversa, e perciò ragionare sulla fede coincide con una mistificazione». Ho chiesto allora allo studente che cosa fosse per lui la fede, e non ricevendo risposta ho rivolto la domanda a tutta la classe con lo stesso risultato. A quel punto ho chiesto allo studente dell’ultimo banco che cosa fosse la ragione, e di fronte al suo silenzio ho nuovamente girato l’interrogativo a tutti ottenendo però ancora silenzio. «Come potete - dissi allora - giudicare della fede e della ragione senza prima aver cercato di rendervi conto di che cosa esse siano? Usate parole del cui significato non avete preso possesso.» Ovviamente le mie affermazioni hanno avuto l’effetto di scatenare una discussione e io mi rendevo conto sempre di più che il professore di filosofia aveva avuto un certo influsso sulla classe. Uscendo dall’aula alla fine dell’ora mi sono trovato di fronte proprio a quell’insegnante; e di getto gli dico che ero stupito del fatto che in quella classe si considerasse ovvio che la fede non avesse nulla a che fare con la ragione. La sua reazione fu di dire che anche la Chiesa lo aveva affermato nel Concilio Arausicanum II. [Cfr. H. Denzinger, «Il Sinodo di Orange», can. 5-7, in Enchiridion Symbolorum, EDB, Bologna 1996, nn. 375-378. Il II Sinodo di Orange, anche noto come Arausicanum II, ebbe inizio il 3 luglio 529 sotto papa Felice IV. Questo Concilio aveva per scopo di chiudere la controversia semipelagiaria, portando il colpo di grazia alle idee di Fausto di Riez e fare prevalere la dottrina di sant’Agostino.] Lo richiamai al fatto che ogni affermazione va interpretata all’interno del contesto storico in cui è nata e di cui esprime concezioni e preoccupazioni. Stralciare una frase dal suo contesto culturale e letterario e leggerla esattamente come fosse stata stilata l’altro ieri è certo antistorico e ne impedisce la corretta comprensione. A quel punto la lite si era estesa, il capannello di studenti attorno a noi era sempre più folto. Allora, benché fosse già il momento di entrare in un’altra classe, ho voluto far capire agli studenti dove stesse la questione tra me e il professore di filosofia. Gli ho chiesto: «Professore, io non sono mai stato in America, ma le posso con certezza assicurare che l’America c’è. Lo affermo con la stessa certezza con cui dico che lei si trova davanti a me in questo momento. Trova questa mia certezza ragionevole? ».
Dopo alcuni istanti di silenzio e di evidente impaccio la risposta è stata: «No!». Ecco ciò che ho voluto risultasse chiaro a quegli studenti, e che anche in questa sede voglio affermare: io ho un concetto di ragione per cui ammettere che l’America c’è senza averla mai vista può essere ragionevolissimo, al contrario di quel professore il cui concetto di ragione gli fa dire che non è ragionevole.
Per me la ragione è apertura alla realtà, capacità di afferrarla e affermarla nella totalità dei suoi fattori. Per quel professore ragione è «misura» delle cose, fenomeno che si avvera quando c’è una diretta dimostrabilità. [L. Giussani, Il senso religioso, pp. 21-22]
2. Precisazioni del Presidente del CNR sulla polemica tra evoluzionisti e anti-evoluzionisti a proposito del volume a cura del Vicepresidente, Prof. Roberto de Mattei
In occasione del bicentenario della nascita di Charles Darwin, lo scorso 23 febbraio il Prof. Roberto de Mattei, Vice Presidente del CNR, ha organizzato un incontro informale a porte chiuse in un’aula della sede centrale dell’Ente.
La riunione non ha gravato finanziariamente sul CNR. Le spese di viaggio e soggiorno sono state sostenute dagli stessi partecipanti e il Vice Presidente ha provveduto privatamente al pranzo per i convenuti.
Gli interventi svolti nel corso della riunione sono stati pubblicati in un volume a cura del Vice Presidente de Mattei dal titolo “Evoluzionismo: il tramonto di una ipotesi”, edito dalle Edizioni Cantagalli.
L’Editore ha fatto richiesta di un contributo finanziario, a parziale copertura della stampa, all’Ufficio Pubblicazioni e Informazioni scientifiche del CNR. In assoluta autonomia decisionale, come previsto, e agendo secondo le procedure ordinarie dell’Ente, l’Ufficio ha deciso di concedere parte del contributo richiesto, nella misura di 9.840 euro, Iva inclusa.
Inoltre, contrariamente a quanto accade di norma nel caso di contributi concessi dall’Ufficio del CNR per la pubblicazione di volumi, al libro non è stato apposto il logo dell’Ente. Ciò è avvenuto su espressa richiesta del Vice Presidente che in questo modo ha voluto rimarcare come i contenuti non impegnino in alcun modo la posizione ufficiale dell’Ente.
A seguito delle polemiche sollevate dai media nel mese di novembre, il giorno 30 il Presidente Maiani ha ricostruito la vicenda così come sopra illustrato, e aggiunto la seguente dichiarazione:
“Desidero sottolineare il carattere aperto della ricerca intellettuale e la mia personale contrarietà a ogni forma di censura delle idee. La libertà di espressione è un bene garantito dall’articolo 21 della nostra Costituzione.”
Successivamente, a seguito di un articolo che esprimeva valutazioni infondate circa un presunto dissidio tra la Presidenza e la Vice Presidenza, il prof. Maiani e il prof. de Mattei hanno rilasciato le seguenti dichiarazioni:
“In merito all’articolo “Darwin mette in imbarazzo il Cnr - Lite tra studiosi sul creazionismo” (1.12.2009), voglio precisare che “il carattere aperto della ricerca intellettuale” e la “personale contrarietà a ogni forma di censura delle idee” per me e per il Consiglio Nazionale delle Ricerche non sono un “contentino”, come afferma l’articolo, ma valori fondanti, coerenti con la civiltà del nostro Paese. Con l’occasione intendo ribadire con forza - al di là delle diverse posizioni culturali - i rapporti di stima, amicizia e proficua collaborazione che mi legano al Vice Presidente, prof. Roberto de Mattei”.
Luciano Maiani, Presidente Cnr
“Relativamente all’articolo “Darwin mette in imbarazzo il Cnr, Lite tra studiosi sul creazionismo” (1/12/09), desidero precisare che le possibili differenze di pensiero sull’evoluzionismo o su altri temi di carattere culturale non fanno velo alla stima e alla piena sintonia che esiste tra il Presidente del CNR, prof. Luciano Maiani, e me circa la governance dell’Ente e il futuro della ricerca in Italia”.
Roberto de Mattei, Vice Presidente CNR
Il protrarsi delle polemiche rischia di oscurare i buoni risultati ottenuti nell’anno dal CNR, che ne testimoniano l’assoluta competitività scientifica e il prestigio. A titolo d’esempio, si possono citare la 22esima posizione nella classifica 2009 di Scimago Institutions Rankings (SIR), la quinta posizione in Europa tra gli enti percettori di contratti di ricerca nel VI Programma quadro, e la stessa organizzazione del G8-HORCs che ha riscosso unanime e convinto apprezzamento.
Purtroppo, la polemica su evoluzionismo e anti-evoluzionismo rischia di esaurire l’attenzione dei media su una questione che in nulla ha inciso o inciderà sui programmi scientifici dell’Ente, né in termini di impostazione né di finanziamento alla ricerca, che proseguirà secondo i criteri di rigore scientifico propri della comunità internazionale.
In conclusione, il Presidente Maiani dichiara: “Il volume a cura del Vice Presidente non esprime in alcun modo la voce ufficiale del CNR. La mia posizione rispetto alle teorie evoluzioniste, è diametralmente opposta a quella del prof. de Mattei, ma ciò non fa velo a una proficua e leale collaborazione nel miglior interesse dell’Ente, e a rapporti personali di stima e amicizia”.
3. Ecco cosa scrivevamo sul sito CulturaCattolica.it del regista Emmerich, a proposito del suo recente film sulla catastrofe preannunciata del 2012: «Il nostro coraggioso regista però, mentre dipinge con realismo la distruzione di san Pietro e del Cristo di Rio, ammette di aver “risparmiato” i simboli dell’Islamismo. In realtà aveva pensato di mostrare la rovina della Kaaba, il “Cubo” sacro nel cuore della Mecca, ma poi… “Era quello che volevo fare. Ma il mio co-sceneggiatore mi ha detto: “non avrò delle “fatwa” sulla mia testa a causa di questo film”. Aveva ragione. Nel mondo occidentale dobbiamo tutti riflettere su questo. Possiamo distruggere i simboli cristiani, ma se proviamo a farlo su un simbolo islamico o arabo rischiamo una fatwa, e questo dovrebbe farci riflettere sulla situazione nel nostro mondo. Ad ogni modo, non credo fosse un elemento importante nel film, quindi ho lasciato perdere” (Intervista a Sci-Fi Wire).
E poi rincara la dose: “Se prendi di mira Gesù e il cristianesimo va bene, ma se fai qualcosa sull’islam e su Maometto che è considerato poco rispettoso sei nei guai”.»