“Houston! abbiamo un problema”
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Caro don Gabriele,
seguo e apprezzo i tuoi articoli su “CulturaCattolica.it” da circa un anno tramite il “reader” di Google.
Oggi ti scrivo perché, per la prima volta, non concordo con la tua analisi.
La tesi del tuo articolo, se non ho male interpretato, è la seguente: “dal sondaggio emerge la differenza tra una visione dell’uomo che presupponga Dio e una visione atea o agnostica”.
La tua tesi però, che nella teoria non potrei che condividere, è smentita dai numeri.
Il dato veramente allarmante, a mio parere, è che oltre 25 per cento dei praticanti sia su quelle posizioni.
In altre parole su cento persone che dichiarano di andare a messa tutte le domeniche e che tutte le domeniche sentono “la predica” ce ne sono ben 25 per le quali il crimine più grave per la morale, l’omicidio di un innocente, tale non è.
Per contro ben 25 persone per le quali Dio non esiste sono sulle stesse posizioni del Papa.
Se così tanti “farisei” sono contrari e così tanti “pubblicani” sono allineati alla morale fondamentale della Chiesa io credo che la cosa più importante sia gridare: “Houston! abbiamo un problema”.
Il fatto che “Dio esista” ha sì una incidenza ma, tutto sommato, relativa.
Secondo me ce n’è d’avanzo per chiedersi se e dove la Chiesa commetta un grave errore di comunicazione.
Ce n’è d’avanzo per chiedersi se la Chiesa sfrutti bene gli spazi e le risorse per comunicare le proprie ragioni.
Ce n’è d’avanzo per chiedersi se non c’è un grave errore nel valutare metodo e priorità.
Anche la statistica sulla “pena di morte” va nella stessa direzione: evidentemente le battaglie “laiche” di enti come Amnesty hanno molto più peso.
E` impressionante come ci siano più praticanti disposti a far uccidere un innocente (aborto) di quanti disposti a uccidere un criminale.
Non è che nella Chiesa si fanno troppe cose non fondamentali?
Con stima,
Paolo.
Caro don Gabriele,
ti ringrazio dell’attenzione. Non ti chiedo comunque una risposta privata. Il mio obiettivo era suggerire un argomento pubblico che mi sta a cuore. Trovo infatti promettente una condivisione di esperienze sulla formazione dei cattolici con un accento particolare sugli aspetti pratici.
A me personalmente piacerebbe sentire da altri credenti come si è formata la loro educazione religiosa, quanto hanno influito i vari enti (parrocchia, insegnanti di religione, catechisti, preti, religiosi, gruppi, associazioni, ...), le varie attività (scuola, catechesi, campiscuola, liturgia, raduni, conferenze, ritiri), i canali (libri, giornali, TV, internet, contatto personale, predicazione). Infine sarebbe importante sentire se qualcosa, secondo loro, non ha funzionato e cosa avrebbero desiderato.
Perché è evidente che qualcosa manca.
Ciao.
Paolo.