Cristiani in Turchia: il valore della testimonianza
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Probabilmente molti hanno letto l’intervento di S. E. Mons. Luigi Padovese, Vicario Apostolico in Anatolia in Turchia, ucciso nella Sua abitazione, alla seconda Assemblea Ecclesiale del Patriarcato di Venezia, nella Basilica di San Marco, 11 ottobre 2009, e pubblicato su OASIS in un articolo che ha esattamente questo titolo «Cristiani in Turchia: il valore della testimonianza.»
OASIS è una rivista fondata dal Cardinale Angelo Scola; nel logo del suo sito on line, riproduce un passo di Giovanni Paolo II che ne illustra e chiarisce lo scopo: «Cari Amici Musulmani, di cuore rendo lode a Dio Onnipotente per la grazia di questo incontro. Sia i musulmani sia i cristiani hanno cari i loro luoghi di preghiera, come oasi in cui incontrano il Dio Misericordioso lungo il cammino per la vita eterna, e i loro fratelli e le loro sorelle nel vincolo della religione.» (Incontro con la Comunità Musulmana - Cortile della Grande Moschea Omayyāde, Damasco; 6 maggio 2001)
Il Comitato promotore della rivista è composto, tra gli altri, oltre che dal Card. Angelo Scola, Patriarca di Venezia, da: Card. Philippe Barbarin, Arcivescovo di Lione, Card. Josip Bozanić, Arcivescovo di Zagabria, Card. Péter Erdő, Arcivescovo di Budapest, Card. Christoph Schönborn, Arcivescovo di Vienna, S.B. Mons. Fouad Twal, Patriarca di Gerusalemme dei Latini.
Ricordo che alcuni anni or sono Mons. Twal, quando era Arcivescovo di Tunisi, venne in Italia, e durante una chiacchierata molto cordiale gli chiedemmo quale fosse, secondo Lui, il maggior problema nei rapporti tra islamici e cattolici; senza esitare rispose: «i cattolici.»
Mons. Luigi Padovese è stato assassinato alla vigilia del visita del Santo Padre a Cipro, visita che avrebbe dovuto accompagnare. Benedetto XVI, appena informato, ha espresso “grandissimo sconcerto e dolore”, e si è subito raccolto in preghiera.
È stato ucciso dal Suo autista, almeno così dicono le Autorità, ma, come ha sottolineato lo stesso Mons Padovese parlando dell’assassinio di don Andrea Santoro: «il mio sacerdote ucciso il 5 febbraio 2006 a Trebisonda.» Non si saprà mai «che cosa ha indotto il giovane assassino a questo atto di violenza. Dal processo è emersa la sua colpevolezza, ma delle connessioni, delle influenze, del clima di odio che ha determinato l’assassinio nulla sappiamo e, credo, non lo sapremo mai.»
La lettura dell’intervento di Mons. Luigi Padovese, citato all’inizio, colpisce per la fede, la speranza e la carità di cui è intessuto, ed evidenzia che perdita sia per la Chiesa e per il mondo la Sua scomparsa.
Mentre pregavo per Lui mi è tornato alla mente un passo del Suo intervento: «Attraverso la voce dei diversi Patriarchi è stato toccante sentire quante difficoltà i cristiani d’Egitto, della Palestina, d’Israele, dell’Iran, dell’Iraq, della Turchia stanno ancora sperimentando. Viviamo per buona parte in un clima di discriminazioni che sta determinando la riduzione numerica dei cristiani da questi paesi se non addirittura la loro scomparsa.» E ciò senza citare altre realtà in cui forse la situazione è ancora più grave: il Pakistan, il Sudan, l’Algeria, l’Arabia Saudita, ed altri ancora. Cosa possiamo fare noi come cattolici e come cittadini di uno Stato laico?
Come cattolici è sin troppo evidente: pregare perché il Signore nella Sua grande misericordia e nel Suo imperscrutabile disegno, aiuti questi nostri fratelli ad essere forti e perseveranti, e ad uscire dalle difficoltà in cui si trovano, dalle discriminazioni che li opprimono e che sono di fatto delle persecuzioni.
Come cittadini laici di Stati laici, potremmo chiedere ai mussulmani che sono qui da noi, in Italia ed in Europa, e che a buon diritto chiedono di essere integrati nelle nostre società, di dare prova della loro buona fede e della loro scelta moderata, rivolgendosi, a titolo personale ed attraverso le loro Organizzazioni, agli Stati Islamici perché cessino ogni forma di discriminazione e di violazione dei diritti umani, prima fra tutti la violazione libertà religiosa.
Fare in modo che si senta la rilevanza e la pressione di un medio sentire condiviso che chiede per tutti ciò che si chiede per sé. Questa sarebbe la prova migliore per documentare di non condividere consciamente o inconsciamente, la predizione che ci hanno rivolto alcuni di loro: noi vi conquisteremo grazie alla vostra democrazia, e con la nostra forza e le nostre leggi.
Forse è davvero necessario cominciare a dire queste cose perché, sia pure con il tempo, diventino una richiesta pressante di tutte le realtà democratiche dei nostri Paesi, cartina di tornasole di tutti i discorsi sull’accoglienza, sull’integrazione, e della reale presenza in Italia ed in Europa di un Islam moderato e tollerante. Un segno del tentativo di orientare la situazione ad una vita buona.
Questo sarebbe un modo per far si che il martirio di Mons. Luigi Padovese, divenga realmente un’occasione di conversione di testimonianza della nostra unità, come Lui stesso auspica, e spalanchi una finestra di speranza nella concreta fratellanza tra i popoli, nell’attuale impegnativa era del “meticciato di civiltà e culture”; il Cardinale Scola che ha coniato questo termine, lo spiega così: «Con questa espressione si designa l’attuale processo storico di inedito mescolamento tra popoli e culture. Il meticciato non indica né una teoria sull’integrazione culturale, né una categoria complessiva di comprensione della realtà. Vuole semplicemente registrare una situazione di fatto che, volenti o nolenti, interpella tutti, a livello individuale e sociale, lasciando a ciascuno la responsabilità di orientarla alla vita buona.»