Bella cosa la tecnologia, ma nulla batte il cuore.
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E’ tardi, nel lavandino stanno come in sala d’attesa i piatti che non sono riuscita a far entrare in lavastoviglie, attendono le mie attenzioni. Li guardo seduta al tavolo della cucina mentre accendo il computer. Mio marito per lavoro vive in un ridente paesino Svizzero e ogni tanto anziché telefonarci ci colleghiamo via Skype.
Bella cosa la tecnologia, non vale quanto un abbraccio, ma sapendosi accontentare ti permette di parlare guardando l’espressione di una persona che magari sta all’altro capo del mondo. Parli e guardi quel volto caro e familiare e lui sbircia quei tuoi malumori che lo sguardo non sa celare.
Bella cosa la tecnologia. Una volta dovevi scrivere lettere dove meditare le parole e attendere risposte.
- Hai letto l’articolo su Andrea Bocelli, hai visto il video? - Mi chiede.
Ho letto l’articolo, rispondo, ma non ho ancora avuto modo di guardare il video.
- Allora so già cosa farai appena terminiamo la conversazione - dice lui che mi conosce bene.
E così faccio.
Bella cosa la tecnologia, che ti permette di rivedere immagini che ti erano sfuggite, di ascoltare e riascoltare piccole storie, frammenti di vita che un cantante concede al suo pubblico.
Ascolto e riascolto Bocelli che seduto al pianoforte, racconta con dolcezza e pudore una piccola storia.
La storia di una giovane sposa a cui i medici avevano consigliato di abortire perché quel figlio sarebbe nato imperfetto. Lo sapevano, i medici lo sapevano, anche se non c’era tutta la tecnologia di oggi, nel 1958 già sapevano che sarebbe nato un figlio non sano, e avevano dato un consiglio. Eliminarlo e con lui ogni rischio, ogni fatica. In fondo quel figlio non l’aveva ancora visto in faccia. Ma siccome ci sono donne che hanno coraggio e amore tali da saper amare anche nell’incertezza, la donna non diede retta ai medici.
E Andrea Bocelli così conclude il suo racconto: "Quella signora era mia madre, e il bambino ero io (...) sarò di parte, ma posso dirvi che è stata la scelta giusta e spero che questo possa incoraggiare altre madri che magari si trovano in momenti di vita complicati ma vogliono salvare la vita dei loro bambini".
Non deve essere stato facile per un bambino crescere senza la vista, ma crescere non è mai facile, magari ci vedi ma sei timido e la vita ti pare una montagna da scalare, in fondo è sempre una questione di amore. Non conta essere senza difetti, ma essere amati.
E mi viene in mente un opuscolo che qualche tempo fa ho letto cogliendolo tra altri nella sala d’aspetto di un poliambulatorio.
Consigliava alle donne in gravidanza una serie di test precoci da effettuare nei primi tre mesi di gravidanza per individuare possibili malformazioni del feto.ù
Uno di questi opuscoli diceva: - Il TRI-TEST è uno dei primi e più importanti test di screening. Introdotto negli anni Ottanta si esegue tra la 15^ settimana compiuta di amenorrea e non dopo il compimento della 17^; si basa sull'analisi computerizzata di 4 elementi: l'età materna e tre proteine di origine feto-placentare Individua il 70% dei bambini affetti da Trisomia 21 ed ha un 5% circa di falsi positivi, cioè di risposte allarmanti ma non veritiere. Consente di individuare feti affetti da Sindrome di Down ma anche da Sindrome di Edwards e Spina Bifida. Viene definito positivo quando il rischio stimato è superiore a una probabilità su 300. Le pazienti positive al test (si stima circa il 10%) devono eseguire l'amniocentesi per una diagnosi definitiva. Attenzione: questo test è scarsamente attendibile in caso di gravidanza gemellare e diabete materno -
Bella cosa la tecnologia, ma anche grande figlia di androcchia, che si affida alla percentuale, che ti lascia sola ad aspettare, immaginavi di vivere la gravidanza tra sogni e progetti e invece ti infili tra l’incertezza della statistica, ad attendere che un altro esame, un’amniocentesi, ti dica se quel bambino sin qui cullato, che hai sentito muovere, è down, ha la spina bifida oppure, è sano, in fondo c’è sempre quella percentuale di risposte allarmanti ma non veritiere, dice l’opuscolo.
Chè è come dire: - se è nuvolo pioverà, ma anche no.
Nel frattempo voi e chi vi sta vicino avete vissuto mesi d’inferno e di timore in attesa del verdetto, e anche lui, il feto non deve essere stato meglio, perchè se sente la musica e i rumori vuoi non senta i pianti della madre e la tensione che lo circonda?
E poi?
Se sei quel caso, 1 su 300 che fai, elimini il concepito e ricominci d’accapo? Come un lavoro a maglia venuto male?
Bella cosa la tecnologia, ma indispensabile resta l’amore di una madre, la scelta di una donna che sappia cos’è il bene e cos’è il male, l’amore di un uomo che sia capace di essere roccia su cui posarsi nella fatica.
Una donna che senta che un figlio è un figlio, e che non gli è dovuto che sia come lo ha immaginato, magari non avrà la vista, ma la sua voce, la sua sensibilità, la sua musica faranno il giro del mondo, magari sarà down, ma capace di carezze e di sorrisi che nessun altro sa fare e magari sarà senza problemi di salute, perché la tecnologia è una bella cosa, ma non è infallibile e chissà nell’incertezza quanti Bocelli o quanti Pavarotti abbiamo eliminato, per ricominciare d’accapo il nostro lavoro a maglia.