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Adesso basta. Il manuale per un domani migliore?

Fonte:
CulturaCattolica.it

Voglio vivere così col sole in fronte … e felice canto beatamente.

Cantavano Bocelli e Elisa in un famoso remix di una canzone scritta nel 1941 (per la cronaca da D'Anzi e Manlio) e interpretata da Ferruccio Tagliavini.
Pare che la canzone facesse riferimento al "sabato fascista", il regime aveva decretato il sabato come giorno di riposo, un'usanza che mutò le abitudini degli italiani che sino ad allora non conoscevano la settimana corta.
Detto questo, ai giorni nostri, nemmeno la settimana corta ci ritempra più.
Corriamo, passiamo ore e ore della nostra vita in coda, lavoriamo chiusi in ufficio o in fabbrica, mangiamo panini improbabili e arriviamo a casa stanchi la sera, incapaci di trovare ristoro davanti alla TV e poco lucidi per affrontare i problemi quotidiani degli altri membri della famiglia.

Dev’essere per questo che molti meditano la fuga, nella convinzione che la felicità sia altrove, che per essere felici si debba fuggire dall’oggi.

Pullulano i siti che danno buoni consigli su come mollare tutto, aprire un bar in riva al mare su una lontana isola e vivere in bermuda tutta la vita. Qualcuno ce la fa, qualcuno torna a casa con la coda tra le gambe.

Su Sky le molte trasmissioni raccontano di inglesi innamorati dell’Italia che vendono la loro casa e si trasferiscono, spesso in modo molto avventuroso, nelle campagne toscane.

Le statistiche dicono che nel corso del 2009 almeno 100mila francesi e oltre 260mila inglesi hanno deciso di cambiare vita, di lasciare la routine quotidiana e di fare altro, ma la moda è arrivata anche in Italia.

Un cultore del cambio vita è Simone Perotti autore del libro - ADESSO BASTA - sottotitolo in copertina “Lasciare il lavoro e cambiare vita”.
Ovvero il sogno (più o meno segreto) di moltissimi italiani. Di tutti coloro, cioè, che hanno lavorato per anni, con entusiasmo, con passione, ottenendo buoni risultati sul campo (e magari anche sul conto corrente) ma che ora si guardano intorno e si domandano: “Ma questa è vita?”.

Manager ben pagato (Rcs, Sisal, Boston Consulting) e stressato, a 40 anni ha deciso di cambiare vita, di passare da una vita in coda sulla tangenziale, a una vita più spensierata da navigatore e scrittore. Ha lasciato il suo appartamento in affitto nel centro di Milano per acquistare una casa a La Spezia che ha ristrutturato con le sue mani. Ora si dice finalmente libero. Si mantiene scrivendo e facendo corsi di vela. Il suo libro spopola, è una sorta di manuale dedicato al fenomeno del downshifting, (scalare la marcia) la testimonianza di chi attraverso una scelta ponderata ha deciso fare altro nella sua vita.

Va detto a onor del vero, che la libertà dai consumi e dai riti dell’alta società, lo sposare quella che lui definisce - un’accettazione della filosofia del risparmio da intendersi come fonte di guadagno e mai di privazione - per molti è vita quotidiana.
Perché la grande maggioranza della gente oltre ad essere stressata dalle code in tangenziale, dai ritmi di lavoro, ha anche la rata del mutuo in scadenza, l’assicurazione dell’auto, i figli da mantenere e quindi obbligatoriamente con buona pace di Perotti, vive libera dai riti dell’alta società.

Dichiara Simone Perotti che questa “liberalizzazione” è un processo non adatto a chiunque, ma, precisa in più parti del testo, può permettere ai più tenaci di raggiungere la meta più ambita, quella che è la propria personale libertà.

Insomma più che - poveri e liberi- Perotti è per il - sobri e liberi– ma con una certa sicurezza alle spalle

Quello che mi ha colpito non è la sua scelta, che in fondo è la scelta di chi decide di cambiare lavoro, di far diventare - metodo di sostentamento - quello che prima era un hobby a cui dedicare ritagli di tempo.

Quello che mi ha colpito sono le reazioni dei suoi fan sul blog o su facebook.
Si dividono tra chi lo insulta perché - Io invece? Se mollo il lavoro dove li trovo i soldi per campare?”.
Chi lo osanna e si sente parte di un popolo che desidera la fuga e spera un giorno di avere il coraggio di imitarlo
Chi invece sembra attendere che lui torni sui suoi passi, certi che a un certo punto vorrà tornare al fascino del caos milanese, dando così la prova che chi resta è nel giusto.

E’ come essere circondati da un mare di gente insoddisfatta, che guarda al domani sperando che un colpo di fortuna li renda liberi e felici. Gente che sopporta l’oggi sperando almeno in una vacanza spensierata. Trascurando il particolare che la vita è fatta da tanti oggi.

Mi chiedo, fatto salvo che a tutti piacerebbe avere più tempo liberato dallo stress, dalle code, dai ritmi della vita moderna, ma è proprio la fuga la strada verso la felicità?

E chi non può fuggire? Chi non ha un paracadute economico? Chi non può permettersi di cambiare vita è spacciato? La sua come la definiamo, una vita meschina e inumana? Fatta di spesa al supermercato, di brevi gite fuori porta a passeggiare sul molo a guardare le barche altrui?

Fare un lavoro che ci piace è importante, ma anche fare con piacere il lavoro che siamo chiamati a fare, vivere la solitudine Perottiana attendendo gli amici che vengano a trovarti ha i suoi lati appaganti, ma anche avere la tavola sempre arricchita dai figli dagli amici, dalle morose dei figli ti da la inebriante sensazione di essere parte di una storia familiare, di essere un piccolo costruttore di futuro.
Impegniamo molto del nostro tempo a cercare di essere diversi, più belli, più snelli, più giovani. A sognare una vita diversa, e pare quasi che le relazioni siano un impedimento, una corda al collo, e non una circostanza della vita con cui fare i conti, un’occasione di cambiamento che la vita ci offre.

Quando condividi la vita con un’altra persona, quando hai dei figli, non puoi cambiare vita e lasciarli al palo o condividono il tuo progetto oppure, rischi di mettere a repentaglio il loro futuro e il tuo.

E allora? Tutti spacciati, costretti a vivere sperando di arrivare alla pensione in salute per dedicarci alle cose vere e belle della vita?
No.
Io non credo.
Premesso che amo il mare, che sarei disposta ad aprire una trattoria sulla spiaggia di Las Terrenas, credo che la felicità consista nell’amare il presente, le cose che hai scelto di fare o che la vita ti ha portato a fare.

Amo la mia famiglia, il tempo dedicato ai miei amici, il tempo passato ai fornelli a cucinare, mi piace la poesia della legna che arde nella stufa, è un risparmio certo (come dice Perotti), ma è anche un lavoro riscaldare una casa con un metodo meno moderno del gas metano.
Amo guardare i miei figli diventare uomini e progettare il futuro, ciò non vuol dire che a volte la fatica non abbia il sopravvento.
E’ allora mi arrabbio, che mi sento incompresa, sfruttata, una volta ho gridato: "Adesso basta! Vi mollo tutti e vado in Portogallo"
Chissà poi perché il Portogallo, forse perché avevo di recente visto delle immagini molto belle e avrei voluto andare a vedere quei luoghi.
Qualche giorno dopo mi è arrivato un pacco.
L’ho aperto e dentro c’era una guida al Portogallo con una dedica:
- V"ai pure, basta che mi porti con te."

Che altro volete di più dalla vita? La vita è adesso.

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