E meno male che ci sono gli insegnanti di religione!
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Salvo Intravaia – giornalista di Repubblica – nell’analizzare il dossier “La scuola statale - sintesi dei dati, anno scolastico 2009/2010 [1]”, si ferma a riflettere e ad analizzare sui dati relativi agli Insegnanti di Religione Cattolica.
Ed evidenzia che mentre tutti i dati sono con il segno meno, solo questi docenti hanno il segno più.
Per capirci meglio: mentre gli altri docenti diminuiscono, questi sono in aumento.
A questo punto mi verrebbe da dire “meno male che ci sono questi infaticabili docenti”.
Analizzando bene il dossier si nota come anche gli Insegnanti di Religione Cattolica della scuola media e superiore hanno avuto un notevole calo.
E’ matematico che se ci sono classi in meno ci sono ore di religione in meno, se ci sono 4000 classi in meno ci sono necessariamente 4000 ore in meno di religione cattolica
Infatti se le classi sono diminuite rispetto all’anno passato sono diminuite obbligatoriamente anche le ore di religione.
Allora perché sono aumentate le ore di religione cattolica?
Il discorso riguarda solo e solamente la scuola elementare e la scuola dell’infanzia.
Vediamo perché.
La revisione del Concordato del 1984 ha previsto che il maestro non fosse più obbligato a insegnare religione, ma chi volesse impartire detto insegnamento, avrebbe dovuto dichiarare la propria disponibilità all’inizio di ogni anno scolastico.
Quest’anno, ma già dall’anno scorso veramente, con l’entrata in vigore della riforma Gelmini, nelle classi dove il maestro dichiara la propria indisponibilità all’insegnamento della religione cattolica “entra lo specialista di religione cattolica”.
Ma la stessa norma prevede che il maestro che ha dichiarato la non disponibilità a svolgere religione cattolica, faccia altro e possibilmente nella stessa classe.
E’ sotto gli occhi di tutti la ricaduta di tale norma: nelle classi dove la religione cattolica viene impartita da insegnanti di religione specialisti hanno due ore di compresenza, cioè hanno più risorse da spendere nella propria classe e nella propria scuola.
In conclusione mi verrebbe da dire grazie a questi insegnanti.
Grazie.
Nota
[1] ROMA - Per la scuola italiana travolta dai tagli, l’unico segno più è per gli insegnanti di Religione. Il ministero dell’Istruzione ha appena pubblicato l’annuale dossier dal titolo “La scuola statale - sintesi dei dati, anno scolastico 2009/2010”: il corposo volume di 342 pagine che contiene tutti i numeri dell’anno appena trascorso. Una pubblicazione di routine, che quest’anno però riserva una sorpresa: in mezzo a tanti segni meno, rispetto al 2008/2009 una delle poche voci che cresce è quella dei docenti di Religione. E’ lo stesso ministero a certificarlo.
Il confronto con un anno fa consegna un quadro della scuola italiana con sacrifici per tutti, dagli alunni disabili ai precari, tranne che per gli insegnanti di Religione. Un dato che appare in netta controtendenza col taglio delle classi e con il lento ma graduale spopolamento delle aule quando sale in cattedra il docente individuato dal vescovo. Quella dei docenti che impartiscono l’unica ora di lezione facoltativa prevista dall’ordinamento scolastico italiano è questione che ha destato sempre polemiche.
Quando nel 2004 l’allora ministro dell’Istruzione, Letizia Moratti, pensò di stabilizzarli attraverso due distinti concorsi il mondo politico-sindacale si spaccò in due. Anche perché tra i titoli necessari per accedere al concorso, riservato a coloro che avevano prestato servizio per almeno 4 anni negli ultimi dieci (dal 1993/1994 al 2002/2003), occorreva essere in possesso dell’idoneità rilasciata dall’ordinario diocesano. Ma il secondo governo Berlusconi non si curò troppo delle polemiche e bandì ugualmente il concorso, che nel settembre 2005 consentì per la prima volta nella storia dello Stato italiano l’immissione in ruolo dei primi 9167 docenti di Religione. Da allora il loro numero è sempre cresciuto, fino alla cifra record (26.326 unità) dell’anno scolastico appena archiviato. I quasi 14 mila prof di ruolo, in leggera flessione rispetto a 12 mesi fa, sono stati abbondantemente compensati dai colleghi precari: 12.446 in tutto.
Nel frattempo, la scuola italiana è stata oggetto di tagli senza precedenti. Nel triennio 2009/2012 spariranno 133 mila cattedre per un totale di 8 miliardi di euro. Ma non solo: l’incremento degli alunni disabili (da 175.778 a 181.177 unità) è stato fronteggiato con un taglio netto di oltre 300 cattedre di sostegno. Quasi 37 mila alunni in più sono stati stipati in 4 mila classi in meno. E sono diminuiti persino i plessi scolastici: 92 in meno. È toccato al personale della scuola pagare il prezzo più alto al risanamento dei conti pubblici. In un solo anno gli insegnanti di ruolo sono calati del 4%, senza nessun recupero da parte dei precari che hanno dovuto salutare quasi 14 mila incarichi con relativo stipendio. Per non parlare del personale di segreteria, dei bidelli e dei tecnici di laboratorio: meno 6% in 12 mesi.
L’anno appena trascorso ha visto anche il varo della riforma Gelmini per il primo ciclo (scuola elementare e media), col calo delle ore di lezione e del tempo prolungato alla scuola media. Ma è stato anche l’anno delle proteste dei dirigenti scolastici per il taglio ai fondi d’istituto e del congelamento per un triennio (dal 2011 al 2013) degli stipendi degli insegnanti.
di SALVO INTRAVAIA