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La buona memoria e la preghiera

Fonte:
CulturaCattolica.it

Il discorso del Papa ai giovani raccolti nella cattedrale di Sulmona è un esempio interessante di metodo educativo. Una delle più ricorrenti lamentele, rassegnate o arrabbiate che siano, concerne proprio il rapporto sempre più complesso fra le generazioni, la difficoltà - fino alla dichiarata impossibilità- di dialogo, di un rapporto sereno che comprenda le differenze e permetta di volgersi al futuro con simpatia, con fiducia. Benedetto XVI si è dichiarato lieto di essere in mezzo a loro come un “padre di famiglia”, ha apprezzato “la franchezza” con cui gli hanno rivolto domande e l’aver dimostrato di avere “punti fermi”. Con altrettanta franchezza, il Papa li ha guidati a giudicare le loro stesse parole. È entrato nel loro vissuto, ne ha mostrato in primo luogo l’aspetto positivo nella “visione cristiana della vita”, ricevuta evidentemente dai genitori e dagli educatori, quindi quello negativo “nelle ombre” che oscurano l’orizzonte: “sono problemi concreti, che rendono difficile guardare al futuro con serenità e ottimismo; ma sono anche falsi valori e modelli illusori, che vi vengono proposti e che promettono di riempire la vita, mentre invece la svuotano”. La lealtà e il realismo pagano sempre nel dialogo con i giovani. Non aver paura di indicare la verità perché la loro libertà non sia lasciata in balia dei sentimenti. È molto più facile che un giovane trovi qualcuno disposto a giustificarlo piuttosto che a valorizzarlo indicandogli contemporaneamente una direzione. E poi la sorpresa. Ai ragazzi che gli hanno parlato di San Pietro Celestino V, dice: “mi avete dimostrato di avere una memoria storica legata alla vostra terra. Sì, la memoria storica è veramente una “marcia in più” nella vita, perché senza memoria non c’è futuro. Una volta si diceva che la storia è maestra di vita! La cultura consumistica attuale tende invece ad appiattire l’uomo sul presente, a fargli perdere il senso del passato, della storia; ma così facendo lo priva anche della capacità di comprendere se stesso, di percepire i problemi, e di costruire il domani. Quindi, cari giovani e care giovani, voglio dirvi: il cristiano è uno che ha buona memoria, che ama la storia e cerca di conoscerla”. Chi insegna sa che la storia è una delle materie che i ragazzi trovano più ostica e che apprezzano di meno. Sarà per questo denunciato “appiattimento sul presente” che compromette anche il concetto di durata, di permanenza nel tempo di un rapporto affettivo? È una perdita nella conoscenza che presenta anche un risvolto esistenziale. Se tutto è legato al presente, anche la coerenza perde valore e la reazione finisce per determinare scelte importanti. Amare la storia e valorizzare le esperienze di chi ci ha preceduto al di là della diversità ovvia di epoche e contesti sociali, significa “riscoprire alcune cose che valgono sempre, che sono perenni, ad esempio la capacità di ascoltare Dio nel silenzio esteriore e soprattutto interiore”. Vincendo un banale sentire comune, Benedetto XVI ricorda che “la vera preghiera non è affatto estranea alla realtà. Se pregare vi alienasse, vi togliesse dalla vostra vita reale, state in guardia: non sarebbe vera preghiera! Al contrario, il dialogo con Dio è garanzia di verità, con se stessi e con gli altri, e così di libertà. Stare con Dio, difende dagli abbagli dell’orgoglio e della presunzione, dalle mode e dai conformismi, e dà la forza di essere veramente liberi, anche da certe tentazioni mascherate da cose buone”. Buona memoria e preghiera: un aiuto per vivere nella realtà quotidiana non sospesi nel vuoto e nell’incertezza, ma legati a un positivo che ci precede e ci è compagno.

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