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San Benedetto, padre e maestro

Fonte:
CulturaCattolica.it

L’11 luglio era San Benedetto da Norcia, fondatore del monachesimo occidentale e patrono d’Europa. Ma ormai le feste e le memorie dei Santi si celebrano in sordina, passano quasi inosservate. Solo le sagre nei luoghi di villeggiatura sottraggono alla dimenticanza nomi e storie di santi più o meno illustri. Nelle città la memoria è più difficile, la distrazione incombe su una frenesia borghese, una continua indistinta fretta, senza che il tempo consegni un segno, una traccia simbolica, veicolo di una conoscenza più grande. Leggere oggi la Regola di San Benedetto è come immergersi in un altro mondo, ordinato e affascinante, un mondo che ci appare estremamente lontano, che ha però gettato le fondamenta su cui si è costruito il nostro. Di questa origine ci siamo dimenticati. Benedetto è stato padre per molti uomini, romani e barbari che, nella vita cenobitica, hanno trovato la strada per vivere insieme, nonostante differenze profonde di mentalità, di abitudini e di costumi. Incontrando San Benedetto sono stati generati a una nuova stirpe, quella dei figli di Dio, in cui essere romano o barbaro, conquistatore o conquistato, non contava più; hanno cominciato ad avere un destino che li ha sottratti al fatalismo tragico degli eventi contemporanei e si è manifestato come un bene cui tendere. In questo incontro rinnovatore hanno messo in gioco tutta la responsabilità per il mondo rinato dalla distruzione dell’impero attorno alle abazie disseminate per tutta l’Europa. Gli scriptoria, ove i monaci copiavano i manoscritti, hanno conservato la cultura antica e l’hanno trasmessa alle generazioni future. Attraverso la pratica dell’agricoltura hanno dissodato terre, dato vita a una vera e propria innovazione tecnologica su cui si è basato il futuro progresso. San Benedetto ha mostrato come la presenza di Dio, riconosciuta e amata nella vita, sia l’origine di una cultura nuova, feconda di opere. Sapiente esempio di educatore, conoscitore del cuore dell’uomo proprio perché familiare al rapporto con Dio, la sua Regola è preziosa anche per noi. Oggi si parla di una nuova barbarie, ovunque si avvertono i segni della necessità di ricostruire il vivere sociale inquinato dalla corruzione del denaro e del potere. Il ‘900 è stato il secolo in cui si è condotta la lotta contro il Padre, sia esso Dio o il padre naturale, e la ferita è aperta, l’assenza pesante. In un mondo in cui è sempre più difficile incontrare veri padri e maestri, Benedetto è un esempio cui guardare, non principi astratti, ma un padre e un maestro anche per le nostre generazioni. Un padre e un maestro sono indispensabili per la conoscenza di sé, per lo sviluppo della persona nella sua integralità. La diffusa fragilità dei giovani soffre di questa mancanza, di una profonda solitudine di fronte a se stessi. “Non avere maestro è come non avere a chi domandare e, ancor più profondamente, non avere colui davanti al quale domandare a se stessi, il che significherebbe restare chiusi all’interno del labirinto primario che in origine è la mente di ogni uomo; restare chiuso come il Minotauro, traboccante d’impeto senza via d’uscita” (M. Zambrano, Per l’amore e per la libertà). L’uomo non si capisce da solo, ha bisogno di un altro di fronte a cui riconoscersi. Allora, per non soffocare la vita che è in noi è opportuna anche la memoria dei Santi, per strapparci dalla solitudine e trovarci compagni con chi ci ha preceduto nella buona battaglia della vita.

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