A morte Carla Bruni
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“La prostituta italiana merita di morire”. A scatenare la “fatwa” contro Carla Bruni moglie del Presidente francese Nicolas Sarkozy, è stato il suo aperto sostegno a Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna condannata a morte per lapidazione per adulterio.
Sakineh Mohammadi Ashtiani condannata per la prima volta nel 2006, dal tribunale di Tabriz, era stata dichiarata colpevole del reato di "relazione illecita" e condannata a ricevere 99 frustate, la condanna è stata eseguita. In seguito, nel settembre 2006 ricevette una nuova condanna il tribunale l’accusò di adulterio e di coinvolgimento nella morte del marito condannandola a morte per lapidazione.
La Corte Suprema iraniana il 27 maggio 2007 ha confermato la condanna che sino ad oggi è stata rinviata, i figli infatti sono riusciti a portare il caso all’attenzione dei media, ma solo il perdono dell'Ayatollah Ali Khamenei potrebbe impedire l'esecuzione.
La stampa iraniana dopo le accuse dei giorni scorsi è tornata ad attaccare la moglie di Nicolas Sarkozy, spiegando che in base alla sua condotta “immorale” lei stessa “merita la morte”.
Frasi bollate come “inaccettabili” dal ministero degli Esteri francese e dalle quali lo stesso governo di Teheran ha preso le distanze.
In una nota congiunta, i ministri degli Esteri Franco Frattini e delle Pari Opportunità Mara Carfagna hanno dichiarato: "Difendiamo insieme un principio che ha valore universale: non possiamo accettare che una donna, ovunque si trovi nel mondo, venga sottoposta alla pena di morte per lapidazione, una pratica orribile e disumana che condanniamo fermamente in quanto contraria ai diritti umani fondamentali. E per questa ragione, insieme, abbiamo voluto dare un segno di attenzione, anche visibile, alla storia di Sakineh, convinti come siamo che la sua vita possa e debba essere risparmiata. Da oggi, e fino a quando Sakineh non sarà salva e libera, il suo volto ci guarderà dal palazzo del Governo italiano''.
E così il volto di quella donna di 42 anni sventola a ricordare a tutti che la libertà non va mai data per scontata, che ci sono paesi dove le donne non hanno il diritto ad essere considerate “persone”, paesi dove entrare al ristorante non accompagnate da un uomo, guidare un’auto o mangiare un gelato in pubblico sono considerati atti punibili.
Nella regione di Tabriz in Iran all’inizio di quest’anno è stato annullato un concerto perché tra gli orchestrali c’erano due donne.
Asia news riporta i dati dei suicidi in Iran rilevando che il suicidio, in maniera particolare delle donne, è divenuto la seconda causa di morte in Iran.
Ecco perché non è possibile tacere, perché non è umano che vi siano luoghi dove nascere donna sia il primo passo per desiderare di morire.